Volontariato
Alunni disabili e figli di key workers: in presenza anche in arancione scuro
Il Ministero ha emanato oggi una nota per specificare che anche in zona arancione scuro deve essere garantita la didattica in presenza per alunni disabili o figli di personale sanitario, di RSA, delle forze dell’ordine e del personale scolastico. La misura riguarda tutti gli ordini scolastici, a patto che le famiglie ne facciano esplicita richiesta
Anche in zona arancione scuro, alcune categorie di alunni hanno il diritto alla didattica in presenza. Si tratta di alcuni alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali e di alunni figli di lavoratori ritenuti essenziali (key worker). Rientrano in quest’ultima definizione i figli del personale sanitario (medici, infermieri, OSS, OSA…) direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati, del personale sanitario delle RSA, del personale appartenente alle forze dell’ordine, del personale scolastico impegnato in attività didattica in presenza. Lo chiarisce una nota emanata oggi 4 marzo dal Ministero dell’istruzione, che possiamo anticiparvi (allegata in fondo all'articolo). La misura riguarda gli alunni frequentanti le scuole materne, elementari, medie e superiori.
Tocca alle famiglie farne richiesta
Come avevamo approfondito in questo precedente articolo, spetta ai genitori rientranti in questa categoria fare le «specifiche, espresse e motivate richieste» al dirigente scolastico. I presidi a loro volta, come aveva spiegato a Vita.it la professoressa Sandra Scicolone, dirigente dell’Associazione Nazionale Presidi, devono necessariamente accogliere la richiesta avanzata dalla famiglia a meno che ci siano condizioni che lo impediscono, come la necessità di porre la classe in quarantena a seguito di un contagio da Covid-19».
Molte le scuole che si stanno attivando
Mentre fino a qualche settimana fa erano pochissime le scuole che si erano attivate per garantire questo diritto, oggi rileviamo che parecchi dirigenti scolastici hanno cominciato ad invitare le famiglie a segnalare l’interesse a portare in presenza i propri figli (quelli rientranti in queste specifiche categorie).
Per quante ore?
La norma del Miur non specifica in numero minimo di ore in presenza che dovrebbero essere garantite. Ogni Dirigente Scolastico, perciò, predisporrà la didattica in autonomia, e in relazione al numero di insegnanti (anche di sostegno) a disposizione e alle possibilità del proprio istituto.
In passato era capitato che alcune famiglie, pur avendone diritto, avessero rinunciato alla didattica in presenza perché le ore offerte erano troppo poche oppure non continuative. «A mio figlio, che ha una disabilità motoria, era stato proposto di andare in classe due ore al giorno. Abbiamo rinunciato: l’organizzazione della famiglia era troppo complicata», racconta Luigi Marchi, un papà di Napoli.
Per quanti alunni
La nota del Ministero non specifica quanti alunni possano rimanere in presenza. «In teoria, potrebbe essere anche l'intera classe», aveva detto Sandra Scicolone, dirigente dell’ANP: «Come sempre, però, occorre siano rispettate le norme sul distanziamento».
Al fine di garantire una reale inclusione e non ghettizzare gli alunni che dovessero tornare in presenza, i dirigenti scolastici, insieme ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, potrebbero favorire la frequenza dell’alunno con disabilità, in coerenza col PEI, coinvolgendo anche, ove possibile e su base volontaria, un gruppo di allievi della classe di riferimento. L’alunno non si troverebbe perciò in classe da solo.
Lavoratori essenziali: la grande incognita
Individuare chi rientra nella categoria di “lavoratore essenziale” non è semplice, perché occorre rifarsi alle categorie ATECO individuate in occasione nel primo DPCM, cioè quelle considerate attività produttive essenziali anche durante il lockdown di marzo 2020: a titolo esemplificativo si ricorda che oltre ai sanitari, tra questi c’era anche il personale impiegato nella grande distribuzione (supermercati) e nei trasporti.
Inoltre, l’anno scorso non rientravano nella categoria le maestre di asilo nido o di scuola dell’infanzia e primaria, ma oggi anche queste potrebbero essere considerate figure essenziali se la struttura presso la quale lavorano resta aperta. E quindi la didattica in presenza dovrebbe essere garantita anche per i loro figli, qualora la scuola fosse in DAD.
Restano buchi interpretativi
Non è ancora chiaro se il diritto alla didattica in presenza per i figli dei key worker cessi qualora uno dei genitori lavori in smart working . Su questo si attendono indicazioni più precise nelle prossime ore.
L’aggiornamento del Ministero
È stata necessaria una tempestiva nota del Ministero dell’istruzione, datata 4 marzo, affinché fosse ancora garantita la possibilità di svolgere didattica in presenza per alcune categorie di alunni. La nota precedente, infatti, quella del 5 novembre 2020, che per prima ha esplicitato questa possibilità, faceva riferimento al DPCM di novembre del governo Conte, che però nel frattempo non è più in vigore, e che tra l’altro prevedeva che le elementari e le materne rimanessero in presenza anche in zona rossa, come alcune classi delle medie. Il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi l’altro ieri, il 2 marzo, invece è più restrittivo nei confronti del mondo scolastico e prevede la chiusura di tutte le strutture (ad eccezione dei nidi) anche in zona arancione scuro.
Photo by Belinda Fewings on Unsplash
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