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Se 48 giorni in aula vi sembrano giusti

I bambini delle scuole primarie a Bari hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 107 giorni. Di territorio in territorio, l'andamento della pandemia ma anche le scelte amministrative hanno avuto effetti diversi sulla possibilità di andare a scuola in presenza: i divari territoriali sono enormi. Save the Children mette a confronto i dati

di Redazione

Nell’anno scolastico 2020/21, a Milano un bambino della primaria è andato a scuola in presenza 107 giorni. A Bari, lo stesso bambino, è andato a scuola 48 giorni. A Napoli 53,6. A Reggio Calabria 79. A Palermo 99. A Firenze 106, a Roma 108, a Torino 104. Stessa storia per la scuola dell’infanzia: i giorni in presenza sono stati 112 a Milano e 48 a Bari. La secondaria di primo grado, che qualche stop lo ha avuto nelle zone arancioni, va dai 108 giorni di Milano ai 42 di Napoli e per le superiori, pressoché sempre e ovunque in Dad fino a dopo Natale, i giorni in presenza sono stati 80,6 a Roma e 27 a Napoli.

Numeri impressionanti, riferiti oggi da Save the Children che ad un anno dal primo lockdown generale ha analizzato i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Senza voler essere esaustiva, l’analisi ha preso in considerazione 8 capoluoghi di provincia, non con l’obiettivo di fare una classifica di merito, ma per fotografare la situazione anche in vista di nuovi possibili provvedimenti di chiusura delle scuole. Occhio ai numeri assoluti, quindi, ma anche alla proporzione rispetto ai giorni previsti e ai diversi ordini di scuola: la DaD, diciamocelo, è una cosa alle superiori e un'altra alla primaria. Nè possiamo glissare sulla scuola dell'infanzia, a meno di dire che fino ad ora abbiamo scherzando dicendo che lì si gioca molto del futuro dei bambini, che si tratta di istruzione e non di una ludoteca o di un servizio di conciliazione.


Emerge così che da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.

I dati evidenziano forti differenze fra le città, legate all’andamento del rischio di contagio ma anche alle differenti scelte amministrative. «Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini e dei ragazzi a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici…», sottolinea Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. «Ora anche il numero di giorni in cui le scuole hanno garantito l’apertura nel corso della seconda ondata Covid mostra una fotografia dell’Italia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative».

Questi dati non possono lasciare indifferenti. «Occorre mettere la scuola concretamente al primo posto, facendo ogni possibile sforzo per assicurare la prevenzione e la tutela della salute per gli studenti ed il personale scolastico e mantenere le scuole aperte in sicurezza, ricorrendo alla didattica a distanza solo nei casi di acclarata impossibilità di proseguire le lezioni in aula. Allo stesso tempo, è necessario predisporre programmi e risorse che sin da subito e nel medio e lungo periodo, compreso quello estivo, consentano ai bambini e ai ragazzi dei contesti più deprivati che hanno subìto più a lungo periodo la lontananza dalla scuola e le maggiori difficoltà nella didattica a distanza di poter superare questo gap di apprendimento e di socialità. La scuola non può essere lasciata da sola di fronte a questa sfida, ed è essenziale il coinvolgimento di tutte le risorse civiche e associative dei territori, con lo sviluppo dei patti educativi di comunità».

A livello mondiale, a un anno dall'inizio della pandemia, bambini e adolescenti di tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell’anno scolastico medio globale di 190 giorni. Complessivamente, si stima che 112 miliardi di giorni di istruzione siano stati persi e che siano stati i bambini più poveri del mondo a essere colpiti in modo sproporzionato: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell'Africa subsahariana 69, nell'Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell'Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38.

Photo by Sigmund on Unsplash

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