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Trieste, la solidarietà è diventata un reato?
Questa mattina all’alba la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, nonché sede dell’associazione Linea d’Ombra ODV. Sono stati sequestrati i telefoni personali, oltre ai libri contabili dell’associazione e diversi altri materiali, alla rierca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma linea d'ombra regala cibo, scarpe e vestiti ai ragazzi che riescono a passare il Game. Lorena cura le ferite dei loro piedi
di Anna Spena
«Questa mattina all’alba la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, nonché sede dell’associazione Linea d’Ombra ODV», si legge nella nota stampa, pubblicata sul sito di ODV.
Lorena, 68 anni, psicoterapeuta che vive a Trieste e suo marito Gian Andrea, 84 anni, professore di filosofia in pensione sono due attivisti che dal 2015 hanno messo in piedi un piccolo presidio medico all’esterno della Stazione di Trieste per offrire prima assistenza ai ragazzi che miracolosamente passavano il confine con la Croazia ma che sul corpo portavano i segni delle torture (qui la loro storia). Lorena e Gian Andrea sono due essere umani speciali. Sono stati 20 volte in Bosnia (l'ultima poche settimane fa). Caricano la macchina di medicine, sacchi a pelo e scarpe. All’inizio agivano come singoli, poi si sono costituiti a come associazione di volontariato: Linea d’Ombra odv. Insieme ad altri volontari, ogni pomerggio, offrono prima assistenza ai ragazzi che miracolosamente passano il confine con la Croazia ma che sul corpo portano i segni delle torture, gli medicano i piedi.
«Sono stati sequestrati», continua la nota, «i telefoni personali, oltre ai libri contabili dell’associazione e diversi altri materiali, alla rierca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che noi contestiamo, perché utilizzata in modo strumentale per colpire la solidarietà. Siamo indignati e sconcertati nel constatare che la solidarietà sia vista come un reato dalle forze dell’ordine.
Oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un’azione perseguitata più che l’apologia al fascismo, come abbiamo potuto vedere il 24 ottobre scorso sempre in Piazza Libertà. Condanniamo le azioni repressive nei confronti di chi è solidale, chiediamo giustizia e rispetto di quei valori di libertà, dignità ed uguaglianza, scritti nella costituzione, che invece lo Stato tende a dimenticare.
Chiediamo la solidarietà di tutta la società civile, per tutte le persone attaccate perché solidali. Sarà nostra premura comunicare informazioni più precise appena ne entreremo in possesso».
Foto di Francesco Cibati, Lorena e Gian Andrea durante il loro ultimo viaggio in Bosnia
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