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Chain, il progetto per prevenire le violenze “invisibili” su ragazze e bambine

In occasione del 6 febbraio, Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, ActionAid lancia in cinque comunità a Milano il progetto CHAIN, avviato lo scorso settembre con l’obiettivo di rafforzare in cinque paesi europei, fra cui l’Italia, la prevenzione, la protezione e il sostegno a donne e ragazze esposte a questi rischi

di Redazione

Le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati sono gravi forme di violenza di genere perché controllano e limitano la sessualità femminile violando i diritti sessuali e riproduttivi di ragazze e donne. In Italia, i dati più recenti, raccolti nel 2019 dall’Università Milano Bicocca, evidenziano la presenza sul nostro territorio di oltre 87.000 donne – di cui 7.600 minorenni – che hanno subito mutilazioni genitali femminili nei paesi di origine. Le bambine a rischio sarebbero invece circa 5.000. Mancano dati ufficiali sui matrimoni precoci e forzati che coinvolgono le ragazze minori che risiedono nel nostro Paese.

In occasione del 6 febbraio, Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, ActionAid lancia il progetto CHAIN, avviato lo scorso settembre con l’obiettivo di rafforzare in cinque paesi europei, fra cui l’Italia, la prevenzione, la protezione e il sostegno a donne e ragazze esposte a questi rischi. Attraverso incontri di formazione e percorsi di consapevolezza sui propri diritti, si restituisce un ruolo centrale alle comunità maggiormente a rischio violazioni per contrastare tali pratiche, dando voce a livello politico alle istanze e ai bisogni delle donne e delle ragazze colpite da queste due forme di violenza.

«Così come le altre forme di violenza di genere, anche le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati negano il diritto delle bambine, delle ragazze e delle donne all’uguaglianza, alla libertà e, soprattutto, all’autodeterminazione. ActionAid insieme a rappresentanti delle comunità, delle istituzioni e di attori chiave a livello locale e nazionale lavora per sensibilizzare e realizzare strumenti operativi efficaci nel contrasto di queste pratiche dannose e per produrre il cambiamento culturale necessario alla loro eliminazione»​, dichiara Rossana Scaricabarozzi, Responsabile dell'unità politiche di genere e giustizia economica di ActionAid.

A ricoprire un ruolo chiave sono le figure dei community trainer, sette donne e un uomo, selezionate tra cinque comunità (Somalia, Nigeria, Egitto, Pakistan e Senegal) particolarmente interessate da questi fenomeni sul territorio di Milano. In quanto figure esperte e riconosciute della propria comunità sono lo snodo fondamentale nelle attività di sensibilizzazione di ActionAid: in collaborazione con gli attori locali e i partner europei aiuteranno lo sviluppo di interventi, procedure e azioni volte alla protezione e al supporto di donne e bambine. Complessivamente, attraverso le attività di sensibilizzazione verranno raggiunte 1.000 persone delle diverse comunità insieme a 24 leader, inoltre, 192 figure professionali saranno formate su questi temi e sulla necessaria catena di intervento.

«Le mutilazioni genitali femminili sono un’imposizione molto forte, una violenza atroce contro una bambina che viene fatta quando non è in grado ancora di capire. Quando si è nel proprio paese d’origine, all’interno di una famiglia, è difficile andare contro le credenze popolari mentre se siamo qui, si è più liberi. Ecco perché è importante parlarne, l’informazione è ancora poca. Bisogna far capire che quando una donna subisce questa pratica ci possono essere delle conseguenze gravi, se non nell’immediato, in futuro. Bisogna coinvolgere i genitori e spiegare che anche se loro hanno subito questa pratica, non devono permettere che accada alle loro figlie. Bisogna dirlo chiaramente che toccare il corpo di una donna è una violenza»​​, afferma Stella Okungbowa, community trainer per la comunità nigeriana.

Le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati sono pratiche profondamente radicate nelle culture e tradizioni locali di molte società, in particolare nell’Africa Sub-Sahariana, in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico. Nonostante la condanna a livello globale da parte di organizzazioni e convenzioni internazionali, circa 200 milioni di ragazze e donne ad oggi hanno subito una forma di mutilazione genitale femminile, con 4,1 milioni di ragazze e donne a rischio solo nel 2020. Ogni anno, sono 12 milioni le ragazze che si sposano prima dei 18 anni. Nel 2018, erano 650 milioni le bambine e le ragazze sposate precocemente. In alcuni paesi sono pratiche spesso interconnesse, sebbene considerate separatamente, perché in molte comunità sottoporre una ragazza alle mutilazioni genitali femminili è il presupposto per trovare un marito, spesso quando la ragazza è ancora minorenne. Entrambe possono portare a gravi conseguenze sanitarie e psicologiche, nonché a conseguenze di tipo socio-educativo come l’interruzione del percorso scolastico.

Grazie al progetto CHAIN viene creata una rete europea di community trainer e realizzata una campagna di sensibilizzazione a livello europeo per promuovere norme sociali contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati che terminerà con una conferenza internazionale a Bruxelles nel 2022.

CHAIN è co-finanziato dal programma REC (Rights, Equality, Citizenship) – Diritti, Uguaglianza, Cittadinanza – dell'Unione europea ed è implementato in cinque paesi europei da ActionAid (Italia), End FGM EU (Belgio), Equilibres et Populations (Francia), Terre des Femmes (Germania) e Save a Girl, Save a Generation (Spagna).

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