Volontariato

Carla Garlatti: «Non promesse ma risposte»

«Ogni inizio è accompagnato da speranze. Quando però si tratta di assumere un compito che consiste nella tutela e nella promozione dei diritti di bambini e ragazzi, le speranze si trasformano immediatamente in responsabilità. I ragazzi stanno vivendo una compressione dei diritti senza precedenti»: prima intervista alla Garante Infanzia

di Sara De Carli

«Ogni inizio è accompagnato da speranze. Quando però si tratta di assumere un compito che consiste nella tutela e nella promozione dei diritti di bambini e ragazzi, le speranze si trasformano immediatamente in responsabilità. Perché ai più piccoli, specie se vulnerabili, servono risposte. Risposte vere e concrete. Penso a tutti i ragazzi che, a causa del coronavirus, stanno vivendo una compressione dei diritti senza precedenti, ai figli dei genitori separati, a coloro che sono vittime di violenza domestica, ai minori stranieri non accompagnati. E ne sto citando solo una piccolissima parte». Inizia così il primo editoriale firmato da Carla Garlatti, che giovedì 14 gennaio ha assunto l’incarico di Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.

Nata a Udine nel 1957, Carla Garlatti è magistrato dal 1986 ed è stata fino a pochi giorni fa presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste. In precedenza è stata giudice nei Tribunali di Udine, Milano, Venezia e Padova, consigliere presso la Corte d'appello di Venezia e ha lavorato all'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia.

Dottoressa, talvolta c’è un procedimento, una sentenza, una tematica… che segna un po’ la storia professionale di un magistrato. La sua qual è?
Ho ricoperto tante funzioni, sono stata giudice per la famiglia, ho lavorato nel tribunale ordinario e in quello per i minori e per un certo periodo sono stata all’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia: lì ho lavorato con la commissione Bianca sul superamento di ogni discriminazione tra figli, quella che ha fatto nascere il decreto legislativo che ha abolito differenza tra i figli nati nel matrimonio e no. Se ripenso alla mia strada professionale quella è stata un’esperienza particolarmente intensa. E poi gli ultimi anni, quelli recenti, molto ricchi perché mi hanno posto di fronte a casistiche che non pensavo potessero esistere. Situazioni molto complesse, di complessità sotto il profilo umano di cui la complessità tecnica era solo una conseguenza. Decidere nell’interesse del minore – come deve fare un magistrato e chiunque si occupi di minori – non è facile: concretamente quel “contenitore” così bello va in realtà riempito di contenuto di volta in volta. Io l’ho sempre inteso come interesse allo sviluppo psicofisico del minore. Talvolta per realizzarlo si deve scegliere anche di comprimere alcuni diritti del minore: basti pensare alla bigenitorialità, che ovviamente è un diritto ma talvolta proprio la convivenza con uno dei genitori è pregiudizievole. Oppure il diritto ad essere ascoltato: ci sono casi in cui ascoltare il minore potrebbe non corrispondere al suo interesse, potrebbe essere pregiudizievole, almeno in quel momento.

Gli ultimi anni sono stati molto ricchi perché mi hanno posto di fronte a casistiche che non pensavo potessero esistere. Situazioni molto complesse, di una complessità principalmente sotto il profilo umano, di cui la complessità tecnica era solo una conseguenza. Decidere nell’interesse del minore – come deve fare un magistrato e chiunque si occupi di minori – non è facile: concretamente quel “contenitore” così bello va in realtà riempito di contenuto di volta in volta. Io l’ho sempre inteso come interesse allo sviluppo psicofisico del minore. Talvolta per realizzarlo si deve scegliere anche di comprimere alcuni diritti del minore

Carla Garlatti


Da un anno stiamo vivendo un’emergenza dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Lei stessa ha parlato nella sua prima comunicazione di “compressione dei diritti senza precedenti”. Eppure chi dice che a loro abbiamo chiesto più sacrifici di tutti, senza immaginare per loro nè un “ristoro” né un orizzonte di speranza…. viene sistematicamente sbeffeggiato come uno che non capisce il momento in cui siamo. Qual è davvero il punto sui diritti dei bambini e degli adolescenti?
Questo è un momento difficilissimo per i diritti dei bambini e degli adolescenti. Occorre trovare un giusto equilibrio tra diritto all'istruzione e diritto alla salute, con ferma la sicurezza. Diritto all’istruzione non è solo apprendere nozioni ma riguarda tutto un mondo che ruota attorno al minore, la socialità, l’imparare a rapportarsi fra i pari e con gli adulti, imparare a litigare, a fare pace, ad avere una vita reale e non solo virtuale… C’è poi il tema che la DAD sottolinea le differenze sociali, perché non tutti vivono in una casa con un computer e con uno spazio da dedicare allo studio. Ci sono i ragazzi che hanno la tendenza al ritiro sociale e quelli con disabilità che sono fortemente penalizzati… Un aspetto positivo è che finalmente si parla di ragazzi e adolescenti, nei primi mesi non se ne parlava affatto, in questo ci sono dei passi in avanti. E non dimentichiamo che i ragazzi si stanno facendo sentire, con forme di manifestazione, chiedendo di andare a scuola in sicurezza: è un fenomeno interessante.

Significa che ci sarà un intervento della Garante sulla riapertura delle scuole?
È presto per dirlo, mi sono insediata giovedì e sto ancora cercando di mettere in ordine le idee. Certamente questo è un tema che mi sta a cuore.

Lei ha parlato subito dell’importanza dell’ascolto del minore. È uno stile che abbiamo spesso invocato in questi mesi, ma spesso è rimasto un auspicio.
L’ascolto è importante ed è difficilissimo… E qui apro una parentesi a proposito dei tribunali, perché il minore va ascoltato in presenza anche in questo tempo di pandemia: c’è un linguaggio del corpo, un modo di rapportarsi col giudice che deve creare feeling in pochi minuti, per instaurare un rapporto di fiducia. Al di là di questo, l’ascolto del minore è fondamentale in ogni processo, anche in quello della ripresa. Ascoltarli non significa dare loro quello che chiedono, che non sempre è realizzabile o corrisponde al loro interesse. Però ascoltarli ci dà la dimensione di quelle che sono le loro esigenze.

Ha già indicato come «necessaria una forte sinergia tra tutti coloro che si occupano di infanzia e adolescenza, a livello istituzionale e non, per attuare i diritti di bambini e ragazzi».
Nessuno si può muovere da solo se vuole raggiungere dei risultati, soprattutto nel settore minorile. Bisogna lavorare tutti per lo stesso obiettivo, quello della realizzazione concreta dei diritti dei minori. Credo che operiamo tutti per la stessa finalità, la sinergia non dovrebbe essere così difficile.

L'ascolto del minore è fondamentale in ogni processo, anche in quello della ripresa. Ascoltare non significa dare loro quello che chiedono, che non sempre è realizzabile o corrisponde al loro interesse. Però ascoltarli ci dà la dimensione di quelle che sono le loro esigenze: sta poi a noi adulti dare concretezza.

In questo momento, fra tutte, quali sono le situazioni che vede come più delicate?
Io vengo dal Friuli Venezia Giulia, dove il tema dei minori non accompagnati è fortissimo. È una regione piccola ma per numero di MNA siamo secondi solo alla Sicilia. Sono ragazzi che arrivano con storie tristissime alle spalle, spesso vivono forme di depressione che se non sono patologiche vi vanno vicine e insieme hanno l’ansia di non poter mandare soldi a casa alla famiglia. Sono ragazzi che hanno particolarmente sofferto l’isolamento, forse anche perché non l’hanno capito. Due temi importanti, che il Covid ha amplificato, sono la salute mentale dei minori e la violenza, anche assistita, che è ancora un fenomeno largamente sommerso.

A proposito di MNA , che sviluppi ci saranno per il tutore volontario?
È una figura bellissima, che l’Italia con la legge Zampa ha fortemente voluto. La mia non è ancora una scaletta di lavoro ma vorrei che la figura del tutore volontario venga opportunamente valorizzato, deve diventare un punto di riferimento importante per il minore, per le comunità e per i servizi sociali. Ci sono alcune cose concrete che si possono fare subito, per esempio dare attuazione a quanto previsto dalla finanziaria dello scorso anno, che ha stanziato risorse per dare un rimborso spese ai tutori volontari, ma per cui manca il decreto attuativo.

Senza Covid forse parleremmo ancora di comunità e minori fuori famiglia, che al di là delle cronache e delle strumentalizzazioni è sempre un tema caldo.
In generale spesso sul tema ci sono una letteratura e un’informazione non corrette. L’Italia è uno dei Paesi che allontana meno, il che peraltro non è detto che sia positivo. È interessante un dato che ho letto di recente, di un aumento dell’8,4% di minori in comunità che al compimento dei 18 anni chiedono di restare in comunità, con il prosieguo amministrativo: evidentemente lì hanno trovato la loro dimensione, al di là del fatto che non ci sono state sufficienti risorse per rispondere a tutti.

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