Welfare
Ecco il nuovo PEI: critiche all’automatismo per quantificare le ore di sostegno
Il Ministero dell'Istruzione ha trasmesso alle scuole il nuovo modello di piano educativo individualizzato, che dovrà essere adottato per il prossimo anno scolastico. Resta la criticata tabella che quantifica le ore di sostegno per l'anno dopo in base al debito di funzionamento rilevato a fine anno scolastico. GLO spodestato sulle quantificazione delle ore di assistenti alla comunicazione e all’autonomia
Il nuovo modello nazionale per il PEI, il Piano Educativo Individualizzato per alunne e alunni con disabilità è stato inviato questa mattina agli Istituti scolastici, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, insieme ad apposite Linee Guida. Previsto dal decreto legislativo 66/2017 – quello che a margine della Buona Scuola aveva ridisegnato l’inclusione scolastica – il nuovo PEI avrebbe dovuto entrare in vigore già del 1 gennaio 2019, con tutte le sue novità, fra cui un nuovo sistema di analisi dei bisogni e del funzionamento degli alunni da cui far scaturire la predisposizione e l’attuazione dei vari supporti e sostegni. A dicembre 2018 il decreto venne modificato e la sua entrata in vigore rinviata. Poi a settembre 2020 il Ministero dell’Istruzione aveva fatto sapere di aver trasmesso il documento al Consiglio superiore dell’Istruzione, passaggio preliminare all’invio alle scuole.
Per quest’anno le scuole potranno continuare ad utilizzare i modelli già redatti o aggiornarli dopo aver ricevuto la nota odierna, mentre il nuovo modello di PEI dovrà essere adottato in ogni caso nel prossimo anno scolastico e utilizzato già per il cosiddetto PEI provvisorio da predisporre, per i neo iscritti, entro il prossimo 30 giugno. Le procedure di iscrizione per il prossimo anno scolastico seguiranno la prassi corrente e alla domanda di iscrizione, in caso di alunni o studenti con disabilità, andranno allegate le certificazioni e le diagnosi previste dalle norme vigenti, in attesa delle previste Linee guida da parte del Ministero della Salute per le nuove modalità di certificazione della disabilità, mentre in assenza del Profilo di funzionamento in chiave ICF previsto dal Decreto 66 in via transitoria il GLO continuerà a far riferimento alla documentazione attualmente in vigore: Diagnosi Funzionale e Profilo Dinamico Funzionale.
Da oggi è disponibile, oltre al decreto interministeriale 182 del 29 dicembre 2020, alle Linee guida e al modello di PEI per i vari ordini scolastici, un sito dedicato: https://www.istruzione.it/inclusione-e-nuovo-pei/.
«Il nuovo PEI è rimasto a lungo in lavorazione, senza che si arrivasse mai a emanarlo», ricorda la Ministra Lucia Azzolina. Quando mi sono insediata ci siamo messi subito al lavoro, con le strutture ministeriali e, in particolare, con chi si occupa di inclusione, per emanare uno strumento in grado di aiutare a migliorare la qualità dell’inclusione. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le Associazioni che rappresentano alunne e alunni con disabilità, con le scuole, con gli insegnanti. Da oggi si apre un nuovo capitolo per l’inclusione, che resta per noi centrale. Non a caso, abbiamo previsto nella legge di bilancio appena approvata un piano per l’assunzione di 25mila docenti di sostegno».
Il PEI – scrive il Ministero in una nota – «ruota attorno al rafforzamento del principio della presa in carico dell’alunno da parte di tutta la comunità scolastica. Anche per questo la legge di bilancio, oltre al Piano di assunzioni sul sostegno, prevede fondi per un’adeguata formazione sui temi dell’inclusione per tutto il personale». Il PEI sarà redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (il GLO) coinvolgendo l’intero team dei docenti di classe, le famiglie, gli operatori sanitari. Introduce nella scuola la nuova prospettiva bio-psico-sociale dell’ICF ed è costruito attorno a quattro assi: dimensione della Socializzazione e dell’Interazione; della Comunicazione e del Linguaggio; dell’Autonomia e dell’Orientamento; Cognitiva, Neuropsicologica e dell'Apprendimento.
Da oggi si apre un nuovo capitolo per l’inclusione, che resta per noi centrale. Non a caso, abbiamo previsto nella legge di bilancio appena approvata un piano per l’assunzione di 25mila docenti di sostegno».
Lucia Azzolina
Da settembre ad oggi, in verità, rispetto al nuovo modello di PEI non sono mancate le critiche di insegnanti di sostegno, famiglie e associazioni. Ancora ieri CoorDown ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e alla Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina per chiedere di modificare il nuovo modello di PEI che si era ritrovato nelle bozze circolate: «rispetto alla realtà attuale dove il voto della famiglia è determinante per il PEI, le nuove regole del GLO prevedono un collegio dove la famiglia dello studente disabile partecipa con un solo voto rispetto all'intero corpo docente che diventerebbe l'unico organo idoneo per l'approvazione del PEI, di fatto eliminando il parere vincolante della famiglia», scriveva ieri l’associazione. Nelle linee guida pubblicate oggi di questo voto sembra – a una prima lettura – non esserci traccia. «Pare rientrata la questione per cui sembrava che la famiglia non partecipasse unicamente all’incontro del GLO di giugno, quello in cui deve essere quantificata la proposta di ore di sostegno. Questa esclusione delle famiglie non c’è più», annota Gianfranco de Robertis, avvocato, componente per Anffas dell'Osservatorio permanente per l'inclusione scolastica presso il Ministero dell'Istruzione e docente a contratto in "Legislazione primaria e secondaria riferita all’integrazione scolastica” all’università degli studi di Roma “Foro Italico” –
Resta invece – ed è una nota negativa – la Tabella per l’individuazione del Fabbisogno Risorse professionali per il sostegno didattico e l’assistenza (la trovate come allegato c1 sul sito detto prima). Di fatto un nuovo automatismo per la quantificazione delle ore sostegno che si sostituisce a quello attuale imperniato sulla gravità della condizione di disabilità, ma senza cambiarne la logica. «È un peccato perché l’impianto del nuovo PEI ha un suo senso, si basa sulla Convenzione Onu e sui giusti sostegni, ma se poi all’ultima pagina non ci sono i giusti sostegni ma ancora gli automatismi… cade un po’ tutto», continua de Robertis.
Le esigenze di sostegno didattico e per l’autonomia e la comunicazione per l’anno successivo nascono non solo dall’analisi del raggiungimento degli obiettivi didattici e di autonomia e comunicazione dell’anno concluso ma anche dalle predeterminazioni, insieme alla famiglia, degli obiettivi ritenuti da poter perseguire nell’anno successivo. Questi ultimi non sono solo collegabili ai soli traguardi raggiunti nell’anno precedente
Gianfranco de Robertis
La proposta della quantità delle ore di sostegno, a maggio, viene fatta a partire dal debito di funzionamento rilevato e a seconda di quello – assente, lieve, medio, elevato o molto elevato – la voce crocettata va a individuare il range di ore di sostegno possibile: da 0 a 25 alla scuola dell’infanzia, suddivise in quattro fasce, e da 0 a 18 alla secondaria, sempre in quattro fasce. «Pur superandosi l’inaccettabile automatismo di prassi avvenuto negli anni tra condizione sanitaria ed assegnazione del sostegno, quasi che l’alunno fosse la sua malattia, se ne introduce comunque un altro, tra “debito di funzionamento” e ore di sostegno. Ma le esigenze di sostegno didattico e per l’autonomia e la comunicazione per l’anno successivo nascono non solo dall’analisi del raggiungimento degli obiettivi didattici e di autonomia e comunicazione dell’anno concluso ma anche dalle predeterminazioni, insieme alla famiglia, degli obiettivi ritenuti da poter perseguire nell’anno successivo. Questi ultimi non sono solo collegabili ai soli traguardi raggiunti nell’anno precedente: per esempio per l’anno successivo per la maturità raggiunta solo nelle ultime settimane di scuola o per la propensione individuale di quell’alunno proprio per le nuove materie si può ben sperare a obiettivi più alti di quelli che avrebbe portato la mera consequenzialità del percorso. Oppure può aversi il caso in cui seppur il debito di funzionamento si sia attestato alla fine dell’anno scolastico ancora a livello medio, si stia però dentro un trend che stava calando velocemente in maniera negativa, per esempio per l’impatto della didattica a distanza. La regola principe è il percorso di progettazione condivisa con la famiglia e con tutti gli operatori che a vario titolo partecipano a questo percorso dell’alunno e della classe, da attivare alla fine dell’anno scolastico precedente, evitando quindi che il primo giorno di scuola non sia tale per tutti gli alunni», prosegue de Robertis. «Fish aveva chiesto almeno di prevedere delle eccezioni, che però sembra alla prima lettura non ci siano nelle linee guida».
Già prima di Natale Anffas aveva riaffermato con forza la propria contrarietà «a qualsiasi tentativo volto a ridurre il percorso di inclusione scolastica ad un mera lotta di ore di sostegno aumentate o diminuite a seconda delle forze in campo o peggio dei ricorsi giudiziali». «Precostituire una tabella in cui far corrispondere, a seconda del livello di “debito di funzionamento” dell’alunno con disabilità rilevato alla fine dell’anno scolastico precedente, un range di ore spettanti per il successivo anno scolastico, significa passare dalla padella alla brace con buona pace rispetto al percorso che era stato già individuato e condiviso e che, invece, prevedeva un percorso valutativo con la piena partecipazione dell’alunno e della famiglia che fosse in grado di garantire tutti i giusti e necessari sostegni, in modo individualizzato», aveva commentato Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas. «Basta scorciatoie, se si vuole veramente costruire un nuovo sistema di un inclusione scolastica la via maestra da percorrere è quella di completare al più presto la riforma con i decreti mancanti, mettendo in atto una imponente attività formativa che accompagni, nella pratica attuazione, quanto la riforma prevede ed introduce sia in termini di innovazione che di nuove e diverse competenze. In buona sostanza occorre introdurre un sistema fortemente basato sulla corresponsabilità dei vari soggetti che a vario titolo interagiscono con gli studenti con disabilità al fine di garantirne la piena e compiuta inclusione nel mondo della scuola. L’intero processo valutativo deve vedere un ruolo centrale della famiglia che non può essere mai relegata ad un ruolo marginale o meramente destinataria di altrui decisioni».
Un altro problema riguarda la quantificazione delle ore previste per assistenti alla comunicazione e all’autonomia. A queste due voci c’è un (*) che sottolinea come «le risorse professionali da destinare all'assistenza, all'autonomia e alla comunicazione sono attribuite dagli Enti preposti, tenuto conto del principio di accomodamento ragionevole e sulla base delle richieste complessive formulate dai Dirigenti scolastici, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti nell'accordo di cui all'articolo 3, comma 5-bis del DLgs 66/2017». «Il GLO praticamente è spodestato, non si è capito che accomodamento ragionevole non è il ragionevole contenimento della spesa pubblica», chiosa de Robertis. “Ragionevole” nell’articolo 2 della Convenzione Onu indica l’utilizzo non sproporzionato di una risorsa rispetto all’efficacia che deve conseguire: «bisognerà stare attenti che non si utilizzi questo sistema per contrarre le risorse».
«Ora occorre controllare parola per parola quanto è stato modificato rispetto alle bozze, basta che siano stati tolte poche parole che alcune questioni attenzionate si disinnescano», è il primo commento di Dario Ianes, docente di pedagogia e didattica speciale a Bolzano. «A me questo nuovo PEI pare un passettino debole ma nella direzione giusta. Sugli automatismi per l’attribuzione delle ore di sostegno eravamo tutti un po’ perplessi, ma in realtà per risolvere alla radice il problema serve un cambio di paradigma. Il tema vero è che la questione delle figure di supporto all’inclusione non è ancora risolta, occorre trovare un sistema diverso. Basti pensare ai 13mila idonei ai corsi di specializzazione sul sostegno che non potranno specializzarsi, hanno superato le selezioni ma non possono fare il corso ordinario perché i posti sono pochi, nonostante in Italia oggi il 37% delle cattedre di sostegno siano date a docenti non specializzati. Un tema incredibile. C’è una precarizzazione al cubo del sostegno, con scelte che sempre più sembrano mettere in dubbio la reale volontà del sistema di supporto all’inclusione».
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