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624 ingressi nel 2020: il Covid dimezza le adozioni internazionali

In occasione del webinar promosso da Aibi il neo vicepresidente della Cai, Vincenzo Starita, ha fatto il punto sulle adozioni concluse nel corso di un 2020 segnato dalla pandemia. Nel suo intervento ha sottolineato come il momento di crisi sia stato anche occasione per un impulso al lavoro di rete con gli enti autorizzati

di Antonietta Nembri

Al 15 dicembre le adozioni internazionali concluse in Italia erano 491, per 624 minori adottati contro i 1.205 minori entrati in Italia grazie alle 969 adozioni del 2019. «Siamo al 50 per cento. Un dato grave numericamente, ma devo ringraziare chi opera negli enti autorizzati per il grandissimo lavoro svolto e per le difficoltà affrontate»: è con un dato di fatto che Vincenzo Starita, fresco vicepresidente della Commissione per le adozioni internazionali (ne avevamo dato notizia qui ) ha aperto il suo intervento nel corso del webinar “Le adozioni internazionali al tempo del Covid-19” promosso da Aibi – Amici dei Bambini in collaborazione con Cefam – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori e il contributo della Provincia autonoma di Bolzano.

Nelle parole del vicepresidente Cai però c’è anche una riflessione sul momento di crisi attuale: «nell’affrontarla possiamo vivere un momento di crescita, il verbo greco krino indica il discernimento, può rappresentare un momento di riflessione. Sant’Agostino diceva “dal male viene il bene”», ha argomentato Starita, facendo riferimento a quanto vissuto negli ultimi mesi che ha portato a una maggiore collaborazione e sinergia tra enti autorizzati e Cai. «La pandemia ci ha spinti a ragionare sull’importanza del lavoro di rete e sul coinvolgimento dei diversi organi istituzionali».

La pandemia ha sorpreso all’estero diverse coppie: da fine febbraio a giugno l’Italia aveva 46 coppie all’estero, con 64 minori da far arrivare a casa. «Sono stati tutti riportati in Italia entro fine giugno grazie al lavoro attento e alle informazioni date dagli enti alla Cai, con le ambasciate e le autorità. Encomiabile l’attività di collegamento che ha permesso di ottenere visti e voli: c’è stata un’attivazione corale. Ora questa seconda fase è ancor più drammatica perché ci sono tantissime coppie in attesa di partire, ma si sta pagando lo scotto del blocco delle frontiere e dei visti attuato da moltissimi Paesi a tutela della salute. E qui si fa più stringente la necessità di una collaborazione più stringente con i Paesi esteri» ha proseguito Starita, che ha ricordato come con alcune nazioni si riesca ad avere delle deroghe, mentre con altre no.

Nel rapporto con l’estero il ruolo degli enti autorizzati è «fondamentale, sono le nostre sentinelle: conoscono i Paesi», ha chiosato il vicepresidente, che non ha nascosto le difficoltà esistenti con alcune nazioni che hanno chiuso. Nel suo intervento ha annunciato un secondo incontro venerdì prossimo con gli enti autorizzati e con le coppie in attesa sulla Bielorussia e la Cina. «Stiamo lavorando con il Maeci e vogliamo essere trasparenti. La trasparenza delle informazioni è fondamentale», ha concluso ricordando come le relazioni con i singoli Paesi non sono tutte uguali e scontano problemi sia economici sia politici.

In apertura photo by Leo Rivas on Unsplash

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