Economia
Banche di territorio e impatto sociale: una sfida per il Terzo settore
Il credito è tornato centrale in questa fase di crisi e, col credito, i temi della fiducia, del legame e del territorio: una grande sfida, ma anche una grande opportunità per ripensare il sistema economico lavorando sui grandi assi della cura, della transizione demografica, della transizione energetica e digitale
di Redazione
Finanza etica, finanza d'impatto, banche di territorio. Tre aspetti di un unico, grande tema: il capitale sociale.
Ne abbiamo parlato, ieri, nell'appuntamento che Vita ha organizzato con il CSV di Padova nell'ambito di Padova Capitale Europea del Volontariato.
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Cordinati da Stefano Arduini (direttore di Vita), Anna Fasano (Presidente di Banca Etica), Sergio Gatti (Direttore Generale di Federcasse) e il segretario generale Social Impact Agenda per l'Italia Filippo Montesi hanno delineato gli scenari aperti e, quelli, che si potranno aprire in conseguenza della crisi.
Scenari che, ha ricordato Sergio Gatti, riguardano quattro transizioni di interesse generale su cui la finanza d'impatto etico e le banche di territorio si propongono di fare da pivot:
- la transizione energetica;
- la transizione digitale;
- la transizione demografica;
- la transizione legata alla salute.
Gatti ha anticipato dei dati molto importanti sulle moratorie: «le nostre 250 banche, con i loro 4mila e 400 sportelli hanno accolto, deliberato e rese esecutive centinaia di migliaia di moratorie per un totale di 40,5 miliardi di euro».
Cifre importanti, pari a una vera e propria manovra finanziaria: crediti alle famiglie, alle associazioni, alle imprese, agli enti locali e agli enti non profit sospesi e congelati considerando la situazione.
Gran parte di queste moratorie sono volontarie, non imposte per legge, ma rese possibili proprio dalla prossimità tra banche e territori, tra banche e realtà locali, tra banche e Terzo settore.
Accanto alle moratorie, ha spiegato il direttore generale di Federcasse, «le banche di credito cooperativo hanno erogato 10 miliardi di euro di crediti garantiti dallo Stato». Un contributo importante nell'emergenza.
Siccome l'emergenza sta tornando, ha concluso Gatti, «bisogna rispondere con uno sguardo strategico e di lungo periodo: non possiamo far mancare il credito – che è ridiventato centrale in questa fase – ma bisogna spingere sulle quattro transizioni». Quando una fase di pausa e di ripresa si presenterà ripartire non basterà più. Bisognerà «ricominciare: finanziando investimenti nella sostenibilità anche delle micro e piccole imprese».
Un tema condiviso dalla Presendente di Banca Etica Anna Fasano, che ha insistito sul tipo di economia a cui vogliamo dare più spazio: «questo avviene sui grandi investimenti, ma avviene anche sui finanziamenti: globale e locale». Abbiamo dunque una grande opportunità «per decidere dove vogliamo andare: importante è non lavorare su singoli tasselli: sociale, green, vulnerabilità e fragilità sono aspetti di un'unica questione. Se c'è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è l'interdipendenza: dobbiamo far tesoro di questa lezione».
Una lezione che Filippo Montesi di Human Foundation, segretario generale Social Impact Agenda per l'Italia ha illustrato i luoghi (Francia, su tutte) in cui la crescita della finanza a impatto sociale sta diventando davvero significativa. Un approccio agli investimenti che lega la gestione del rischio finanziario con la variabile dell'impatto sociale.
Un approccio di biodiversità economica che «oggi più che mai deve riguardare i soggetti: abbiamo bisogno di soggetti nuovi, rispetto ai pionieri dell'impatto, come gli investitori istituzionali, i fondi pensione, oltre al ruolo dello Stato che deve avere una politica industriale orientata all'impatto».
Ma, soprattutto, la cittadinanza. Ha concluso Montesi che «cittadinanza e società civile devono essere le vere protagoniste della transizione: in questo senso dobbiamo lavorare affinché abbiano sempre più voce nelle scelte di politica pubblica».
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