Welfare

Barbuto (Uici) «Compiamo 100 anni e puntiamo a nuovi obiettivi»

Il 26 ottobre 1920 veniva fondata a Genova l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, un compleanno che – causa emergenza Covid – viene celebrato in streaming. Il presidente nazionale Mario Barbuto conferma l’impegno associativo su scuola e lavoro mentre sul Recovery Fund «Chiederemo al Governo di assegnare lo 0,1% delle risorse previste per un Piano di interventi straordinari sulla disabilità che guardi al futuro»

di Antonietta Nembri

«Una giornata di commozione, soddisfazione e orgoglio. La strada percorsa dai nostri predecessori per la conquista di diritti basilari costituisce per noi tutti l’esempio da seguire per ottenere nuovi traguardi di civiltà, uguaglianza e cittadinanza consapevole» è questo il pensiero del presidente di Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) Mario Barbuto nel giorno anniversario della nascita dell’associazione di rappresentanza e tutela circa 2 milioni di cittadini italiani ciechi e ipovedenti. L’Uici nasceva infatti 100 anni fa a Genova dove era stato programmato un evento che si è svolto invece in simultanea tra la sede nazionale, enti e istituzioni e la sede di Poste Italiane a Genova per l’emissione del francobollo commemorativo del Centenario.

«Ci eravamo fatti tutta un’altra idea di come celebrare questo importante anniversario, certo questo non è il modo in cui avremmo immaginato le celebrazioni del nostro centenario. Ma tutta questa situazione ci è servita a ricordare tutto quello che l’Uici ha conquistato a costo di sacrifici, amarezze e impegno» commenta ancora Barbuto che sottolinea il grande dispiacere vissuto per l’annullamento del grande spettacolo programmato a Genova per la giornata di oggi. «Ci sarà il collegamento online e questo ci insegna che l’uso delle tecnologie non sempre è una barriera può essere un elemento per unire e in questa occasione ci permette di vivere in contemporanea questo evento».


Un anniversario importante come un centenario (nell'immagine un particolare della locandina) non è solo occasione di festa, ma è anche il momento per guardare al futuro «L’esempio dei padri fondatori ci farà da guida, non possiamo che trarre un bilancio positivo del percorso fatto in questi cento anni» continua il presidente di Uici che per il futuro pensa al rilancio di alcuni temi tradizionali e non solo. «Dobbiamo pensare alle persone con disabilità plurime, come i sordociechi e ad altri che hanno deficit diversi e per le quali non ci sono ancora risposte adeguate».
Guarda al mondo della scuola che insiste Barbuto «non deve essere un mero parcheggio. Questa non è una risposta accettabile. Serve un piano nazionale per poter costruire un’azione utile. Penso a strutture specifiche. Anche in persone con disabilità gravissime ci sono residue abilità che se correttamente stimolate nei tempi e nei modi giusti permetterebbero a queste persone di mantenerle». Un argomento controverso quello che affronta il presidente nazionale che insiste: «Come sono oggi le scuole, senza insegnanti di sostegno realmente formati sono illusoriamente includenti, ma spesso lasciano nell’isolamento le persone con disabilità gravi. In Italia ci sono dei punti di riferimento ottimi come la Lega del Filo d’Oro con cui abbiamo creato la giornata dei sordociechi (celebrata pochi giorni fa). Penso a strutture tipo le loro in cui vengono date risposte in ambienti specifici grazie a personale altamente specializzato».
Insomma per Barbuto serve un piano nazionale capace di creare e mantenere strutture ad hoc «servono risorse, il sostegno del governo, ma occorre realizzare questo piano in modo sussidiario e coordinato».

Un altro tema caldo e uno di quelli tradizionalmente seguiti dall’Uici è quello del lavoro e su questo fronte l’allarme per Barbato è l’assottigliarsi delle attività tradizionali di occupazione delle persone cieche «l’evoluzione del mondo del lavoro vede ridursi centralinisti e massofisioterapisti e questo è un problema. Ma ci sono anche le persone affette da ipovisione e che conservando una minima capacità visiva avrebbero maggiori possibilità ma servono degli incentivi sia sul lato aziende sia sul fronte della creazione di corsi di formazione specifici», spiega Barbuto indicando il mondo del lavoro come l’obiettivo dei prossimi 10 anni.


La delegazione dell'Uici al Quirinale, nella foto in apertura Mario Barbuto con il Presidente Mattarella

Il secolo di impegno e di rappresentanza dell’Uici hanno portato l’Italia ad avere una serie di norme all’avanguardia, ma obietta Barbato «se si fa un esame comparato delle leggi europee le nostre sono di altissimo livello, come ci ha anche ricordato il Presidente Mattarella nell’incontro che abbiamo avuto in occasione del conferimento al Capo dello Stato del Premio Louis Braille (massimo riconoscimento nazionale per l’impegno sul tema della disabilità visiva – ndr.), il problema è l’applicazione pratica e un esempio è il problema dei cani guida».

In Italia esistono solo cinque scuole abilitate alla formazione (“Helen Keller” di Messina, Scandicci in provincia di Firenze, Limbiate in provincia di Milano, Selvazzano in Provincia di Padova, Campagnano in Provincia di Roma) e per ricevere un amico a quattro zampe in media nel nostro Paese l’attesa è di due anni «In Francia le scuole sono 16 e in Germania circa 20, in questi Paesi l’attesa per un cane guida è di due mesi, mentre da noi una persona rimane senza questo fondamentale aiuto per troppo tempo e le nuove tecnologie non possono sostituire il cane guida», chiosa Barbuto.

In occasione dell’incontro con il Presidente Mattarella è stato girato un video che viene diffuso nella giornata odierna «Gli abbiamo anche manifestato tutto il nostro disagio di persone che hanno del tatto e del contatto un modo per sentire la vicinanza in un momento come questo» conclude Barbuto sottolineando la necessità di gesti concreti e attenzione particolare per persone con disabilità visiva, tra le più penalizzate dal distanziamento sociale e da questa nuova fase di emergenza, a partire dall’occasione del Recovery Fund: «Chiederemo al Governo di assegnare lo 0,1% delle risorse previste per un Piano di interventi straordinari sulla disabilità che guardi al futuro. Non chiediamo assistenza, ma un investimento sul domani di tutte le persone con disabilità. Noi siamo tenaci, insisteremo e talloneremo la politica».

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