Economia

World making, per un nuovo protagonismo del Terzo Pilastro

Non è più ammissibile immaginare soluzioni politiche senza valorizzare i beni, le economie e l’intraprendenza che la società genera. Welfare Society e Prosperità Inclusiva sono passaggi non più rinviabili. Questa visione, rilancia il valore di un’economia più civile fondata su un ordine sociale che trova la sua armonia “solo” superando il dualismo fra Stato e Mercato: il Terzo Pilastro (la Comunità) diventa perciò l’elemento “trasformativo”

di Stefano Zamagni e Paolo Venturi

L’emergenza che stiamo vivendo impone l’esigenza di “ri-attivare” percorsi di sviluppo a prova di futuro, percorsi pragmatici e trasformativi. Molto probabilmente stiamo iniziando una lunga “fase di transizione”, un momento privilegiato per sperimentare soluzioni innovative capaci di “resistere” al tempo e di proporsi come prototipi di un nuovo welfare e di una nuova economia più inclusiva. Lo shock che ha investito il mondo si sta dimostrando un fattore in grado di accelerare “la domanda di cambiamento” e di ridurre ulteriormente la platea di coloro che lottano per “continuare a fare come prima”. Il Coronavirus ha certamente dato un duro colpo al misoneismo (l’avversione all’innovazione), ma occorre ora capire il senso (il significato e la direzione) di una nuova strategia.

L’intrigante bivio di fronte al quale si trova oggi il nostro paese è quello riguardante la scelta della strategia di uscita dalla crisi. Due le opzioni principali. Per un verso, quella del ritorno alla situazione precedente alla crisi, una volta apportati gli aggiustamenti urgenti e necessari. È questo il “modello dell’alluvione”: si attende che l’acqua rientri nell’alveo del fiume; si rinforzano poi gli argini del fiume; dopodiché si procede al “business as usual”. Per l’altro verso, c’è l’opzione della resilienza trasformativa (E. Giovannini), il cui obiettivo è quello di accrescere le capacità di resistenza del sistema nel confronto di future crisi di sistema. Se la prima opzione si rivolge alle fragilità, la seconda ha di mira tutti quegli interventi volti ad eliminare o, quanto meno, a ridurre sensibilmente le vulnerabilità del paese. Penso non vi siano dubbi intorno alla scelta da effettuare.

In questo scenario, aumenta l’importanza ed il valore di proposte costruite “dal basso”: non è più ammissibile immaginare soluzioni politiche senza valorizzare i beni, le economie e l’intraprendenza che la società genera. Welfare Society e Prosperità Inclusiva sono passaggi non più rinviabili. Questa visione, rilancia il valore di un’economia più civile fondata su un ordine sociale che trova la sua armonia “solo” superando il dualismo fra Stato e Mercato: il Terzo Pilastro (la Comunità) diventa perciò l’elemento “trasformativo” e non solo quello riparatorio o compensativo. I soggetti dell’economia civile, infatti, si trovano oggi di fronte ad un’opportunità legata non tanto – o non solo – alla loro capacità di mostrare i propri tratti peculiari in termini di resilienza, bensì di intraprendenza intesa come capacità non appena di reagire alle difficoltà derivanti dal contesto in cui operano quanto piuttosto di essere caratterizzati da un elemento riformativo e trasformazionale che permette loro di rispondere adeguatamente ai bisogni sociali emergenti. Ecco, allora, che qualsiasi azione di World Making (costruzione del futuro) ci rilancia verso la madre di tutte le sfide ossia il ripensamento radicale della natura delle istituzioni e su come queste generano e condividono valore.

La sfida cui la XX edizione de “Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile” vuole contribuire è, dunque, quella di riflettere sulle possibili risposte da mettere in campo per far fronte allo scenario trasformato e alle conseguenti necessità che ne derivano, confermando in tal modo il protagonismo dei soggetti dell’economia civile quali realtà generative in termini di produzione di valore per le comunità e i territori.


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