Non profit
Registro Unico, sei mesi da oggi per il debutto
In dialogo con Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere, all'indomani dell'intesa sul Registro Unico sancita in Conferenza Stato Regioni. La gestione informatica del RUNTS infatti è affidata alla società telematica delle Camere di commercio. «Se sarà solo un adempimento, senza qualità del dato, il progetto rischia di morire»
In Conferenza Stato-Regioni, giovedì 10 settembre, si è sancita la tanto attesa intesa sul Registro nazionale unico del Terzo settore (RUNTS). Il Registro Unico è previsto ai sensi dell’articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117. Il RUNTS andrà a sostituire gli esistenti registri di settore, regionali o provinciali, semplificando iter che oggi sono articolati e complessi e risolvendo il fatto che spesso gli enti si trovano di fronte ad interpretazioni divergenti a seconda della regione in cui hanno sede o dell’istituzione chiamata ad applicare le norme. Che succede ora? Che tempi ci saranno perché il RUNTS sia effettivamente operativo? La gestione informatica del RUNTS è stata affidata a Infocamere, la società telematica delle Camere di commercio, attraverso una convenzione siglata nel marzo 2019 dal Ministero del lavoro e Unioncamere, in forza dell’esperienza modello del Registro Imprese, accessibile, trasparente e telematico fin dalla sua nascita, nel 1995. Il modello per cui il Registro è del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il sistema camerale che rende disponibile una struttura tecnologica unica ma lasciando la completa autonomia alle Regioni nella operatività è già di per sé «qualcosa di estremamente innovativo», sottolinea Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere. Conferma che «entro 180 giorni vi sarà il primo rilascio della infrastruttura tecnica» e aggiunge un fiducioso «contiamoli pure da oggi, senza aspettare la formale pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto». Stante l’accordo tra Regioni e Ministero del Lavoro, entro il primo semestre 2021 il Registro Unico sarà operativo.
Come era già stato annunciato, si andrà per step: «Le imprese sociali – che sono circa 25.000 – trasmigreranno dal registro delle imprese, non ci sarà per loro un doppio adempimento; ovviamente questo vale per le informazioni che queste imprese hanno già dato, poi saranno richieste altre informazioni. Sempre nei primi 180 giorni la stessa cosa avverrà per le organizzazioni di volontariato (ODV) e le associazioni di promozione sociale (APS), che verranno trasmigrate nelle corrispondenti sezioni del RUNTS, con l’eliminazione contestuale dei registri attuali delle APS e delle ODV», spiega Ghezzi. «Abbiamo dialogato moltissimo con le Regioni, che hanno bisogno di soluzione che impattino il meno possibile sulla loro operatività. Accanto alla trasmigrazione, pubblicheremo la prima pratica semplificata per le comunicazioni degli utenti al nuovo Registro. Poi ci vorranno altri 6-12 mesi per portare a compimento tutto il resto». Discorso diverso per le Onlus, per cui obblighi e determinazioni specifiche dovranno arrivare dal Ministero del Lavoro e dalle Regioni: «Noi metteremo immediatamente a disposizione una procedura semplificata per le comunicazioni con tutti».
In ogni caso «si tratta di un progetto molto grosso e complesso, sarebbe azzardato presumere di sapere con certezza cosa succederà mese per mese per i prossimi 12 mesi», afferma Andrea Acquaviva, responsabile della Direzione Servizi alle Imprese, Pa e Professionisti. Quel che è certo è che ci vorrà «la disponibilità di Regioni, degli enti, delle associazioni, delle strutture che oggi supportano gli enti a livello amministrativo. Un processo così complesso si regge molto sulla capacità delle strutture che oggi sono intermediari amministrativi per gli enti di dare assistenza nella compilazione. D’altronde, questi registri hanno senso se la copertura è totale e se la qualità del dato è alta: un Registro Unico parziale, è come non averlo. Quindi, non bisogna fare l’errore di pensare che alla prima realizzazione il progetto sia concluso. C’è un tema di monitoraggio, di qualità dei dati, di innescare un processo virtuoso tra interesse alla consultazione e qualità dei dati…».
È questo che genera valore, sottolinea Ghezzi: «Se sarà solo un adempimento, senza qualità del dato, il progetto rischia di morire. Il Registro Imprese oggi è quello che è perché è interesse delle imprese, soprattutto della piccola impresa, dire chi è, dov’è, cosa fa… Questo vale anche per il Terzo settore. Serve che ci sia una spinta verso questo registro, meccanismi di incentivazione che renderanno win win il sacrificio della filiera per avviare il cambiamento. D’alronde è il nuovo che avanza».
Photo by Ashkan Forouzani on Unsplash
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