Famiglia
Vo’ Euganeo, finalmente scuola
È stata la prima scuola d'Italia a chiudere per Coronavirus, oggi è la prima a riaprire. Il dirigente Alfonso D’Ambrosio: «Non esiste il dire “Adda passà a nuttata”. La notte la facciamo passare noi, tutti insieme. L'autonomia scolastica ci fornisce strumenti e mezzi per agire. Noi vogliamo aprire la scuola non come edificio, ma come comunità: è quello che fa la differenza». Il suo racconto nel numero di VITA in distribuzione da oggi
«Sarà difficile dormire questa notte…», ha scritto così ieri sera su Facebook Alfonso D’Ambrosio, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Lozzo Atestino. Nove plessi e 33 classi dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado per tre comuni, fra cui Vo' Euganeo. Quella di Vo’ è stata la prima scuola d’Italia a chiudere per l’emergenza Coronavirus, sabato 22 febbraio e il giovedì successivo già partivano le lezioni online, «per restituire “normalità” ai nostri bambini e bambine». Oggi è la prima scuola d’Italia a riaprire, anticipando di qualche giorno il calendario in vista dell’arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che proprio a Vo’ il 14 settembre inaugurerà l’anno scolastico 2020/21. Questa mattina ci sono le telecamere fuori dalle scuole di Vo’; dentro c’è un grande striscione colorato ad accogliere i bambini, con scritto “Viva la scuola… la scuola siamo noi!”. Ma soprattutto ci sono i sorrisi e le emozioni.
D’Ambrosio, docente di matematica e fisica, appassionato di pratiche educative innovative – come il “laboratorio povero di fisica” con robotica educativa, Lego, Arduino, Scratch – già Docente Innovatore" al Global Junior Challenge 2015, ha appena festeggiato il suo primo anno da dirigente. Il destino l’ha portato in una scuola divenuta, suo malgrado, simbolo, con l’atrio della primaria di Vo’ ripreso in loop nei tg nazionali, popolato di operatori in tuta bianca e visiere alle prese con i tamponi. In questi mesi D’Ambrosio l’ha detto e scritto più volte: «Non esiste il dire “Adda passà a nuttata”. La notte la facciamo passare noi, tutti insieme. L'autonomia scolastica ci fornisce strumenti e mezzi per agire. Noi vogliamo aprire la scuola non come edificio, ma come comunità: è quello che fa la differenza».
Non esiste il dire “Adda passà a nuttata”. La notte la facciamo passare noi, tutti insieme. L'autonomia scolastica ci fornisce strumenti e mezzi per agire. Noi vogliamo aprire la scuola non come edificio, ma come comunità: è quello che fa la differenza
Alfonso D’Ambrosio, dirigente scolastico di Vo’ Euganeo
Per tutta l’estate alla scuola di Vo’ ci sono stati “lavori in corso”. C’è chi ha sistemato l'orto della scuola a cielo aperto, strappato le erbacce e piantato verdure di stagione. Ci sono nuove sedute morbide per l’Agorà della scuola senza zaino e piante per distanziare in maniera green. La scuola dell’infanzia di Cinto Euganeo avrà un’aula a cielo aperto più funzionale (già prima qui si facevano nascere i pulcini, si producevano 30 litri di olio e in mensa si mangiavano i prodotti dell’orto scolastico). Sono arrivati nuovi banchi, singoli e coloratissimi, pannelli fonoassorbenti per creare aule in più nei grandi corridoi inutilizzati (nessuna classe qui verrà sdoppiata), tablet, kit di robotica, tre grandi monitor multi-touch e anche un centinaio delle celebri sedie con le ruote e la ribaltina, tutto già consegnato e montato. «Abbiamo speso circa 100mila euro, grazie ad amministratori comunali lungimiranti, ai fondi della scuola, ai PON, alle donazioni di privati, al sostegno delle banche… La nostra idea è che tutta la scuola diventi un ambiente di apprendimento stimolante e confortevole: ecco la nostra città educante! La scuola che i ragazzi troveranno a settembre è diversissima da quella che hanno lasciato a febbraio, questo è stato un anno di enormi cambiamenti di cui il Covid19 per tanti versi è stato un acceleratore potentissimo», riflette D’Ambrosio. Resta uguale invece il tempo scuola, inclusi mensa, pomeriggi, tempo pieno: una vittoria.
Il vero punto cruciale per lui è il seguente: «Dal Ministero abbiamo ricevuto fondi e strumenti (certo, poteva arrivare personale in più, noi abbiamo chiesto 8 insegnanti in più su 80 e 4 Ata in più su 16 che abbiamo), ma non possiamo aspettare che sia il Ministero a darci la vision didattica. Quella è nostra, delle singole scuole. Anzi, meglio, è uno sguardo sul futuro che va fatto con più occhi: docenti, studenti, genitori, associazioni del territorio, amministratori locali… Noi siamo la scuola, non gli esperti di sanità né i politici, che talvolta in questi mesi hanno fatto dichiarazioni che hanno umiliato la scuola e chi la vive. Per essere agenti del cambiamento, la differenza non la fanno né un banco né un tablet, ma l’essere una comunità. Noi su questo, in un anno così eccezionale, siamo cresciuti tantissimo». Il 24 agosto tutti gli insegnanti dell’IC erano già rientrati in servizio volontariamente, per preparare la ripartenza. Il nuovo regolamento di Istituto, prima di andare in Consiglio d’Istituto, è stato condiviso in bozza con tutta la comunità scolastica sul canale Telegram della scuola. Una psicologa ha accompagnato il lockdown e ora accompagnerà la ripartenza. Il 31 agosto, su Teams, il dirigente e il suo staff hanno incontrato i genitori per presentare tutte le novità e rispondere a tutti i dubbi. «Fin da maggio abbiamo avviato un percorso di responsabilizzazione e di ascolto, che ha coinvolto i genitori e i bambini, consapevoli che solo il nostro essere comunità ci salverà. È stato fatto un sondaggio in cui centinaia di famiglie hanno fatto proposte, condiviso riflessioni, segnalato criticità… È un percorso liquido che ha visto crescere tutti, perché tutti noi abbiamo bisogno di essere ascoltati», dice D’Ambrosio.
Noi siamo la scuola, non gli esperti di sanità né i politici, che talvolta in questi mesi hanno fatto dichiarazioni che hanno umiliato la scuola e chi la vive. Per essere agenti del cambiamento, la differenza non la fanno né un banco né un tablet, ma l’essere una comunità. Noi su questo, in un anno così eccezionale, siamo cresciuti tantissimo
La scuola di Vo’ il famoso “patto formativo territoriale” che gli esperti della task force ministeriale avevano indicato come il punto di forza della ripartenza, lo ha scritto davvero, con i Comuni di Lozzo Atesino, Cinto Euganeo, Vo’, una scuola paritaria e le associazioni di Terzo settore.
Il numero di settembre di VITA è dedicato alla scuola che riparte, sotto il titolo "Una nuova scuola si può fare". Il racconto entusiasmante di trenta esperienze e sette riflessioni d'autore attorno alle parole-chiave della nuova scuola. Per continuare a leggere l'esperienza di Vo' Euganeo, abbonati a VITA o acquista il numero di settembre
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