Famiglia
All’asilo nido? No, tu no
Quanti entrano e quanti no? E quando si comincia? E per quante ore al giorno? Queste le domande che i genitori si fanno e che ancora non hanno risposta. Su nidi e scuole dell'infanzia ci sono ancora troppe incognite
Nidi e materni sono ancora al buio. A meno di cinquanta giorni dalla teorica riapertura degli spazi, restano ancora senza risposte aspetti essenziali riguardano i numeri, i tempi, gli spazi e le modalità.
I numeri
Quanti bambini saranno accolti? E quanti – di conseguenza – esclusi? Ad oggi non è ancora chiaro il numero dei bambini che potranno essere accolti in ogni sezione, rispettando le distanze buccali; né il numero dei piccoli che potranno essere affidati ad ogni educatrice: le uniche ipotesi si basano dalle linee guida elaborate per i centri estivi, che prevedono la presenza di un adulto ogni cinque bambini in età da nido o scuola dell’infanzia (uno a uno in caso di minori con disabilità). Il problema, però, è che tali misure «saranno oggetto di monitoraggio e valutazione» in considerazione delle eventuali «nuove indicazioni di carattere scientifico e dell’evoluzione dello scenario epidemiologico». Saranno valide anche a settembre? Chi lo sa.
Non essendo disponibile questa cornice e quindi il numero dei bambini che potranno freqeuntare, all'interno degli spazi esistenti, non è nemmeno possibile stabilire quanti dei bambini inizialmente ammessi in graduatoria potrebbero eventualmente non venire accolti né quanti insegnanti di nidi e infanzia in più saranno necessari. Il Comune di Milano, che non ha ancora confermato l’iscrizione di circa 3mila bambini, ha ribadito nelle parole del sindaco Sala l’impegno assoluto per la soluzione della questione: «Non sono tipo da fare promesse al vento, ma su questo tema vi prometto che lo risolveremo, stiamo lavorando plesso per plesso con serietà e sono convinto che potremo accogliere tutti», ha detto Sala. L’incontro con i sindacati, ieri mattina, «è stato positivo»: «abbiamo condiviso l’obiettivo dell’accoglienza di tutti i bambini che ne hanno fatto richiesta. I servizi all’infanzia sono fondamentali per il rientro a lavoro di tutti a settembre, in particolare delle donne che stanno pagando un prezzo troppo alto in questa crisi», detto l’assessore Tajani. A Milano quindi la ricognizione degli spazi con conseguenti soluzioni alternative sarà conclusa a inizio settimana prossima; il piano per la dotazione di DPI e screening sierologici è solido e la gara per i camici è in corso; ci sarà un piano assunzionale adeguato alla situazione straordinaria, con 100 nuove educatrici che verranno assunte entro settembre e la disponibilità ad ulteriori assunzioni in base alle esigenze che emergeranno dalla ricognizione spazi. «Continua a persistere il problema delle linee guida nazionali e regionali che non mettono i Comuni nella condizione di lavorare al meglio. Ma non si può più aspettare: prima di agosto i genitori devono avere delle risposte, come il Sindaco si è impegnato a fare».
Nel resto d’Italia la situazione non è certo migliore. Roma è in alto mare. In generale, già così come sono ora, i posti disponibili nei nidi italiani (pubblici e privati insieme) sono insufficienti: coprono appena il 24% del potenziale bacino di utenza (con grosse discrepanze tra nord e sud), lasciando il Paese ben lontano dal parametro del 33% previsto dagli obiettivi di Lisbona per sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
I tempi
Veniamo ora alla gravosa questione dei tempi. Perché, ammesso che un bimbo venga accolto e che per lui ci sia posto, occorre capire quando inizierà. Il Ministero ha individuato la data del 14 settembre per primaria e secondaria, ma viene lasciata autonomia di decisione alle singole regioni: c'è chi tornerà il 7 settembre (a Bolzano ad esempio), chi invece aspetterà il 24, (come in Puglia). Per quanto riguarda nido e materna la questione è diversa, perché sono i comuni a decidere (o i privati direttamente). E poi ci sono i tempi di inserimento, che in Italia sono piuttosto generosi e possono richiedere anche più settimane. In qualche città si pensa di fare iniziare i bambini già frequentanti a settembre e di posticipare l’ingresso dei nuovi al 1° di ottobre. Che significa, attenzione, a partire dal 1° di ottobre: non tutti insieme quindi, ma scaglionati. Al contrario, altre scuole dell’infanzia in questi giorni hanno fatto sapere che probabilmente, tante così le cose, l’ipotesi più verosimile (sì, con tutti questi avverbi) è che i bambini di 5 anni torneranno a scuola per ultimi, nella settimana dal 28 settembre al 2 ottobre e comunque solo fino alle 13,30. Al nido, le cose sono ancora diverse. Una mamma ci ha segnalato che la sua bambina è stata ammessa al nido nella sezione lattanti (ha meno di un anno). Ottima notizia. Poiché ogni educatrice potrà inserire al massimo due bimbi alla volta, e poiché nei primi giorni è richiesta la presenza dei genitori (che però non devono creare assembramenti) la bambina potrà iniziare il nido solo a metà novembre. Come è possibile? I calcoli sono presto fatti: ogni settimana entrano due bimbi per ogni educatrice e per gli inserimenti in quella struttura sono previsti due settimane. I tempi cioò sono lunghissimi. E la bambina era a metà della graduatoria. Perciò ci sarà chi inizierà ad andare al nido a ridosso del Natale.
Quanto tempo si sta a scuola?
Alcune scuole primarie stanno avvisando le famiglie che se non si trovassero spazi nuovi e se l’organico docenti e personale Ata non fosse implementato, il tempo pieno non sarà garantito (lo avevamo anticipato in questo articolo e ci sono arrivate altre segnalazioni). Un’altra segnalazione riporta l’ipotesi che se l’insegnante fosse assente, alla scuola dell’infanzia, i genitori dovranno riportare a casa i bambini in quanto non sarà possibile affidarli all’insegnante di un altro gruppo classe come si è fatto finora. Per la stessa logica, pre e post scuola – che sono a carico dei Comuni e non delle scuole – rischiano di saltare: i bambini delle varie classi e sezioni non possono mischiarsi fra loro, come accade(va) invece nel pre e post scuola, che ha ovviamente numeri ridotti di bambini. Questi servizi potrebbero essere attivati solo nel caso in cui almeno cinque bimbi di ogni sezione frequentassero il pre e il post scuola. E comunque tali servizi richiederebbero un rapporto più alto fra educatori e bambini, con costi più elevati del servizio che graverebbero sulle famiglie o che richiederebbero uno stanziamento aggiuntivo da parte dai Comuni.
Gli spazi
E ancora, come mantenere le distanza tra i bambini al nido e alla materna? Basterà creare delle aree gioco? Del tipo: i bambini dei “gialli gruppo 1” giocano nell’area dedicata al gioco simbolico mentre i bambini dei “gialli gruppo 2” giocano con le costruzioni sul tappetone in un angolo e i bambini dei “gialli gruppo 3” colorano ai tavolini e i bambini dei “gialli gruppo” 4 fanno i puzzle. I bambini ruotano ogni tot minuti e qualcuno sanifica prima che arrivi l’altro gruppo. L’idea è questa, ma sembra veramente difficile realizzarla. E se così non fosse possibile, come si potrebbero creare dei gruppi di cinque bambini in classi che normalmente possono anche essere di 23/24? Anche questa è un’incognita, al momento. I bambini non sono monadi isolate e prima o poi le loro rotte entrano in collisione…
Foto Unsplash
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