Cultura
Voti più alti e ragazzini più felici: i tutor volontari salvano la Dad
Per due mesi, in pieno lockdown, 520 studenti universitari hanno fatto gratuitamente da tutor on line ad altrettanti ragazzini delle medie impegnati nella didattica a distanza, sotto la regia delle università Bocconi e Harvard. Gli effetti? Sorprendenti. «Bastano poche risorse per contenere il gap educativo: la nostra esperienza ora potrebbe rivelarsi molto utile in caso di nuovi o persistenti lockdown, anche in altri Paesi», dice Eliana La Ferrara
Avere un tutor online durante il lockdown, che ha dato una mano con la didattica a distanza e i compiti a casa, ha migliorato le prestazioni scolastiche dei ragazzi, il loro benessere, le loro aspirazioni e la fiducia in se stessi. Sono gli esiti del progetto TOP – Tutoring Online Program, realizzato in pieno lockdown dalle Università Bocconi e Harvard, che ha affiancato 520 studenti di 78 scuole medie di tutta Italia con 520 studenti universitari volontari, che per circa due mesi – dal 10 aprile alla fine dell'anno scolastico – hanno offerto 3 o 6 ore settimanali di supporto a distanza per lo studio e i compiti. Avevamo già raccontato il valore umano di questa esperienza, con i legami che si erano creati fra tutor e ragazzi: ora però ci sono i risultati.
Un progetto relativamente semplice e poco costoso, ma molto efficace. L’idea è di Eliana La Ferrara (Bocconi) e Michela Carlana (Harvard Kennedy School), finanziato dal Laboratory for Effective Anti-poverty Policies (LEAP) della Bocconi, grazie al contributo della Fondazione Invernizzi: già dal 20 marzo, appena due settimane dopo la chiusura delle scuole, si sono attivate per reclutare studenti universitari come tutor volontari, nella consapevolezza di quanto il divario educativo basato sul background familiare potesse pesare sui percorsi dei ragazzini costretti a casa. «Questo divario è una caratteristica persistente dei sistemi scolastici anche in tempi normali e ora abbiamo trovato un modo efficace per mitigarlo», commenta la professoressa La Ferrara. «In un periodo psicologicamente difficile come quello dell'isolamento, gli studenti partecipanti non solo hanno migliorato i loro voti, ma hanno anche evidenziato una felicità significativamente più alta e meno segnali di depressione. Il loro desiderio di lasciare gli studi dopo la scuola media è diminuito ed è aumentata la sensazione di avere il controllo della propria vita. Tre ore di tutoraggio online a settimana si sono rivelate sufficienti a produrre effetti significativi sui risultati scolastici ma anche sulle aspirazioni degli studenti, sul benessere e sulle competenze socio-emotive. Un programma di sei ore a settimana ha raddoppiato il miglioramento dei risultati».
Questa esperienza è stata monitorata dalle due studiose e diventerà un paper: «L’esperimento ha funzionato come proof of concept, abbiamo dimostrato che bastano poche risorse per contenere il gap educativo: la nostra esperienza ora potrebbe rivelarsi molto utile in caso di nuovi o persistenti lockdown, anche in altri Paesi. Potremmo immaginare che l’esperienza vada avanti, su base strutturata, sarebbe potenzialmente molto efficace». Un altro elemento indagato dalla ricerca riguarda il device: «I nostri risultati non cambiano a seconda del dispositivo utilizzato dagli studenti. L'effetto è altrettanto forte quando gli studenti delle scuole medie non hanno a disposizione un computer o un tablet e possono usare solo uno smartphone».
Tre ore di tutoraggio online a settimana si sono rivelate sufficienti a produrre effetti significativi sui risultati scolastici ma anche sulle aspirazioni degli studenti, sul benessere e sulle competenze socio-emotive. Un programma di sei ore a settimana ha raddoppiato il miglioramento dei risultati
Eliana La Ferrara (Bocconi)
L’impatto è questo: il tutoraggio online per i compiti a casa ad opera di studenti universitari volontari ha migliorato le prestazioni scolastiche (+4,7%), le aspirazioni (+39,7% in un indice composito), il benessere (+26%) e le competenze socio-emotive (+21,1%) di alcuni studenti svantaggiati delle scuole medie italiane. I ragazzi (520) sono stati segnalati dai presidi delle scuole medie italiane – contattati tutti con l’offerta di un servizio gratuito di tutoraggio individuale in matematica, italiano e inglese – fra gli studenti più in difficoltà per via del lockdown. Il 12,8% degli studenti del campione TOP ricorreva all'aiuto di persone che non erano genitori o fratelli (ad esempio, altri membri della famiglia o programmi di doposcuola) per i compiti a casa: dopo la chiusura, la quota è scesa al 2,9%. Al contrario, quelli che facevano i compiti da soli sono passati dal 55,3% al 62,1%. «Abbiamo chiesto alle scuole di segnalarci studenti che fossero in difficoltà. Le scuole hanno interpretato la difficoltà: in alcuni casi era legata al background familiare, in altre alle barriere linguistiche in altre ancora ai disturbi dell'apprendimento. Non c’era un criterio unico», racconta la professoressa La Ferrara. Le richieste arrivate dalle scuole sono state il doppio delle 500 previste dal progetto: «Siamo saliti a 520, abbiamo fatto in modo che tutte le scuole che avevano fatto richiesta avessero dei tutor, dopodiché abbiamo sorteggiato quali studenti avrebbero avuto un tutor. Gli altri sono stati il gruppo di controllo e metodologicamente è importante perché non stiamo confrontando i risultati con quelli di ragazzi che non avevano chiesto il tutor. Partivano tutti dalla stessa condizione, prima di avere il tutor sono tutti perfettamente confrontabili».
I risultati non cambiano a seconda del dispositivo utilizzato dagli studenti. L'effetto è altrettanto forte quando gli studenti delle scuole medie non hanno a disposizione un computer o un tablet e possono usare solo uno smartphone
Michela Carlana (Harvard)
Per i tutor, invece, La Ferrara e Carlano si sono rivolti ai rettori di tre grandi università milanesi: Bocconi, Bicocca e Statale. La mail inviata a tutti gli iscritti di queste tre università ha raccolto una risposta eccezionale: dopo pochi giorni i 500 tutor necessari c’era tutti. I tutor provenivano circa in parti uguali dalle tre Università e gli studenti di scienze dell’educazione sono stati una minoranza: appena il 6%. La maggior parte, il 27%, era iscritto a Economia e in seconda battuta – il 17% – a medicina o facoltà STEM. I tutor sono stati formati e supervisionati da un team di specialisti guidato da Giulia Pastori e Andrea Mangiatordi dell’Università Bicocca e poi hanno iniziato il loro supporto online: 3 o 6 ore alla settimana, al fianco dei ragazzi nello studio e nei compiti, dalla finestra di un computer. Federica ad esempio con Nicola si collegava niente meno che da Helsinki, in Finlandia, dove è in Erasmus.
Che è successo quindi a fine percorso? Che i ragazzini con tutor sono migliorati in tutto, rispetto ai compagni che a fine febbraio erano in condizioni del tutto simili alle loro. Sulle prestazioni scolastiche il miglioramento è stato misurato tramite un test in matematica, inglese e italiano e tramite una valutazione degli insegnanti. Rispetto alla preoccupazione che i ragazzi nel lockdown soffrissero per l’isolamento, sono state usate domande comuni nella letteratura psicologica che cercano di misurare happiness e depressione, con due scale: «Gli studenti seguiti da un tutor si sono dimostrati più contenti e meno giù», rileva La Ferrara. Per le competenze socio-emotive, legate al ritenere o meno di avere il controllo di quel che succede nella vita, si sono rilevati miglioramenti molto consistenti: «Questo era un punto specifico della formazione dei tutor, che hanno avuto indicazione dai pedagogisti della Bicocca di puntare non sulle nozioni ma sul metodo di studio e sulla fiducia in se stessi». Progetto promosso anche dalla scuola: il 95% dei dirigenti ha detto che se tornasse indietro parteciperebbe ancora al progetto e il 65% dei si è detto "molto soddisfatto" o "estremamente soddisfatto" del progetto. Mentre il 90% degli insegnanti ha valutato che i tutor assegnati ai ragazzi fossero "buoni o ottimi".
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