Welfare
Il primo aggettivo abbinato all’adozione? Costosa
ItaliaAdozioni ha realizzato un'indagine sulla percezione dell'adozione. Gli italiani la conoscono e ne hanno complessivamente una buona opinione. Il 60% degli intervistati pensa però che la gran parte degli italiani non sia d'accordo con il dire che un ragazzo adottato è italiano a tutti gli effetti
di Redazione
Il primo aggettivo che gli italiani abbinano all'esperienza dell'adozione è "costosa" (42%). Al secondo posto viene "gioiosa" (36%), "appagante" (29%) e comunque uno su cinque, il 21%, la reputa un'esperienza "traumatica". Ostacoli, burocrazia, tempi lunghi… arrivano molto dopo. E tuttavia gli italiani ne hanno un’opinione complessivamente positiva, tanto che la consiglierebbero come via da prendere in considerazione a una coppia che è non può avere figli, pochi punti percentuali sotto la fecondazione omologa (44,3% per la fecondazione omologa e 39,8% per l'adozione): molto distanti vengono consigliati l’affido e la fecondazione eterologa. Il consiglio di adottare arriva proprio da chi l’adozione la conosce in modo diretto, grazie ai contatti con persone e famiglie adottive. E davanti a un parente, un amico o un conoscente che ha comunicato l’intenzione di adottare un bambino o una bambina la reazione degli italiani è stata connotata il larghissima maggioranza da emozioni positive come ammirazione, gioia e comprensione (più dell’80% delle risposte), superando di gran lunga quelle negative come preoccupazione, compassione, imbarazzo.
Sono questi alcuni dei risultati di una ricerca universitaria promossa dall’associazione ItaliaAdozioni, realizzata con i contributi di Fondazione Cattolica Assicurazione, Fondazione Cariplo e Banca di Credito Cooperativo di Milano per comprendere quali siano gli atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’adozione di bambini e delle famiglie con figli adottivi e il ruolo giocato dai media. I docenti universitari coinvolti nel progetto di ricerca sono Lavinia Barone (Università degli Studi di Pavia), Maurizio Corte (Università di Verona), Davide Dragone (Università di Bologna), Cinzia Novara (Università di Palermo), Chiara Oldani (Università degli Studi della Tuscia), Venanzio Raspa (Università di Urbino) e Rosa Regina Rosnati e Laura Ferrari (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).
«Più del 71% del campione conosce l’adozione, conosce delle famiglie adottive e le ammira», spiega Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni. «L’esperienza diretta è la fonte principale di informazione e di conoscenza dell’adozione, anche se la percentuale di adozioni (nella propria famiglia o tra parenti) nel campione è bassa e in linea con la percentuale di persone adottate nella popolazione italiana, che è inferiore al 10%. Circa oltre l’80% degli intervistati conosce l’adozione attraverso racconti e libri, in cui l’esperienza genitoriale è descritta come gioiosa, appagante, ma anche sfidante». Secondo la maggioranza degli italiani, le famiglie adottive sono famiglie «a tutti gli effetti»: il 70% del campione è del tutto d'accordo con questa affermazione e complessivamente l'accordo arriva al 93%. Messa diversamente, la frase «le famiglie adottive sono diverse dalle famiglie biologiche» raccoglie il 13% dei consensi.
«Le scelte familiari, che in genere si configurano quali scelte private, hanno invece ampie ricadute sul piano sociale», sottolinea Ivana Lazzarini. «Questo è ancor più valido nel caso dell’adozione, dove il benessere di tutti gli attori coinvolti e l’accoglienza influiscono sulla riuscita finale».
Unica nota grigia riguarda i temi della “nazionalità italiana”: se per il nostro ordinamento giuridico è chiaro che “gli adottati nati in un altro paese sono cittadini italiani a tutti gli effetti”, lo è meno per gli intervistati. Se questa frase trova d'accordo il 76% degli intervistati, un buon 60% ritiene invece che la maggior parte degli italiani non concordi con tale affermazione. Conforta rilevare che tale posizione va comunque scemando al crescere dell’età degli intervistati e in corrispondenza di un titolo di studio superiore: maturità e cultura rappresentano buoni antidoti contro posizioni poco accoglienti verso l’adozione di bambini. La narrazione che si costruisce attorno al mondo dell’adozione può fare anche in questo senso la differenza.
Qual è ruolo dei media nell’indagine promossa da ItaliaAdozioni? Gli intervistati si informano in prevalenza attraverso la televisione, i social media e internet. Libri, articoli di giornale e periodici sono una fonte residuale d’informazione, mentre per oltre il 70% del campione, l’opinione sull’adozione è influenzata da fonti specialistiche (ad esempio le informazioni fornite dai servizi dedicati all'adozione) e che dall’esperienza diretta personale.
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