Mondo

I conflitti più trascurati del pianeta: 9 su 10 si trovano in Africa

Esce oggi il report del Norwegian Refugee Council (NRC) che ogni anno pubblica l'elenco delle dieci crisi maggiormente dimenticate da politica, media e donatori internazionali. Al primo posto, per il secondo anno consecutivo, il Camerun.

di Anna Toro

Esistono tante crisi e conflitti nel mondo di cui si parla poco, ma alcuni sono più dimenticati di altri e, di conseguenza, ricevono scarso sostegno a livello di aiuti, finanziamenti e mediazione internazionale: nove di queste crisi su dieci sono ospitate in Africa, con Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Burkina Faso sul podio delle emergenze più trascurate del mondo. Ad affermarlo, il report del Norwegian Refugee Council (NRC) uscito oggi, che annualmente pubblica l'elenco delle dieci crisi che hanno provocato un gran numero di sfollati più trascurate al mondo, per far luce su questi Paesi in difficoltà troppo spesso lasciati da parte. «Ogni giorno milioni di bambini, donne e uomini sono intrappolati in conflitti dimenticati negli angoli più remoti del mondo – si legge – L'inazione politica è diffusa e l'attenzione dei media internazionali è gravemente carente. Di conseguenza, il sostegno umanitario è spesso insufficiente per soddisfare le esigenze delle persone, e innumerevoli famiglie vengono abbandonate a se stesse».

Nella triste classifica, Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Burkina Faso sono seguiti da Burundi, Venezuela, Mali, Sudan del Sud, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Niger. L’elenco si basa sullo studio delle crisi e dei paesi con oltre 200.000 sfollati (più di 40) e si basa sui tre criteri citati: la mancanza di finanziamenti, la mancanza di attenzione da parte dei media e l’abbandono politico e diplomatico. Ma qual è il motivo per cui alcune crisi ricevono più attenzione e sostegno di altre ugualmente gravi? «Questa negligenza può essere il risultato di una mancanza di interesse geopolitico. Oppure le persone colpite potrebbero sembrare troppo lontane. O ancora, può anche essere il risultato della mancanza di volontà di compromesso da parte delle parti politiche in conflitto, creando crisi protratte nel tempo e una crescente stanchezza da parte dei donatori».

E’ così che per il secondo anno consecutivo troviamo il Camerun in cima alla lista. Tre emergenze separate hanno colpito la nazione africana nel 2019: un'esacerbazione degli attacchi di Boko Haram nel nord, un conflitto violento nell’area ovest di lingua inglese, e la crisi dei rifugiati nella parte orientale del Paese. A nord oltre 100 attacchi nella regione nel corso dell'anno, uccidendo più di 100 civili. Alla fine del 2019, quasi mezzo milione di persone erano state costrette a fuggire, con la violenza che ha aumentato i livelli di fame, spazzato via i mezzi di sussistenza e distrutto le infrastrutture. Anche le complesse tensioni nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali di lingua inglese si sono aggravate accrescendo nel 2019 lo stato di emergenza umanitaria. Intrappolati nel fuoco incrociato tra forze governative e gruppi armati, gruppi armati, oltre 3.000 le persone uccise nelle violenze dall'inizio della crisi nel 2016, e quasi 700.000 persone sfollate all'interno del paese, mentre altre 52.000 sono fuggite nella vicina Nigeria per motivi di sicurezza. «Nonostante il Camerun stia faticando a rispondere a tre crisi separate, raramente ha fatto notizia, guadagnando poca attenzione da parte dei media internazionali – si legge nel report – il Camerun è stato anche uno degli appelli umanitari internazionali a più basso finanziamento al mondo, con donatori che mostrano scarso interesse ad aiutare questa nazione africana in difficoltà. Alla fine dell'anno, solo il 43% dell'appello era stato finanziato». E il primo trimestre 2020 non lascia speranza di miglioramento, con attacchi di gruppi armati che, solo a marzo e aprile, hanno costretto quasi 8.000 persone a fuggire dal nord.

Il report del NRC analizza le crisi – riferite al 2019 – di tutti i 10 paesi presenti nella classifica, tra cui figurano due “new entry”: Niger e Burkina Faso, comparsi sulla lista per la prima volta. Il numero degli sfollati provocati dai conflitti e altri fattori – tra cui il clima – è un elemento chiave nella ricerca. «All'inizio del 2019, avevano raggiunto un livello record di 70,8 milioni. Di questi, 29,4 milioni avevano lasciato il loro paese d'origine e avevano cercato rifugio nei paesi vicini o in altri paesi. All'inizio del 2020, il numero di sfollati interni (rimasti all’interno del proprio paese) era aumentato da 41,3 milioni dell’anno precedente a 45,7 milioni, secondo i dati IDMC (Internal Displacement Monitoring Center). Questo è il numero più alto di sempre».

Il problema è che con l'aumentare del numero di crisi gravi e protratte nel tempo, la volontà di aiutare diminuisce. La necessità di aiuti è ora molto maggiore delle risorse che la comunità globale sta fornendo per porre rimedio alle crisi. Secondo NRC, negli ultimi cinque anni in media solo il 60% dei finanziamenti necessari per coprire la necessità è stato effettivamente raccolto. Nel periodo 2007-2009, la cifra era del 72%. E ad oggi, le previsioni per il futuro sono poco ottimiste. «In generale, ci si aspetta un peggioramento delle crisi umanitarie per tutto il 2020, aggravate dalla pandemia globale di coronavirus che sta aggiungendo ulteriori difficoltà a milioni di persone – ha commentato Jan Egeland, Segretario Generale del Norwegian Refugee Council – il Covid-19 si sta diffondendo in tutta l'Africa e molte delle comunità più trascurate sono già devastate dagli shock economici della pandemia. Abbiamo bisogno di solidarietà per queste comunità colpite dai conflitti ora più che mai, affinché il virus non aggiunga un disastro ancora più insopportabile alla miriade di crisi che già affrontano».

Foto: Norwegian Refugee Council (NRC)

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