Volontariato

Così il lockdown ci ha spezzato le ali

Parlano gli adolescenti. Perché proprio adesso? Era l'anno più importante della mia vita, la prima superiore. Stavamo facendo le nostre "prove di volo" e ci hanno spezzato le ali durante il decollo. Quante amicizie che ho non fatto e quanti amori che non ho provato. Chi ci restituirà tutto questo? Sono le domande e i sentimenti che provano gli adolescenti, chiusi dietro il loro ligio rispetto delle regole del lockdown. Ecco alcuni scritti

di Redazione

Perché proprio adesso? Era l'anno più importante della mia vita, la prima superiore. Stavamo facendo le nostre "prove di volo" e ci hanno spezzato le ali durante il decollo. Quante amicizie che ho non fatto e quanti amori che non ho provato. Chi ci restituirà tutto questo? Sono le domande e i sentimenti degli adolescenti, chiusi dietro il loro ligio rispetto delle regole del lockdown. Con la scuola che torna, spesso, sempre, con nostalgia. Anche per quelli che “a me non piaceva andare a scuola", ma che hanno scoperto ora "che è una cosa a cui tengo". Sempre meglio che fare lezione con il wifi ballerino, con l’audio che si sente male o la connessione che cade: «Se fossimo a scuola questi problemi non ci sarebbero, non mi risulta che anche noi funzioniamo grazie a una rete Wifi». Ecco alcuni scritti dei ragazzi delle prime B e C dell'IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ), di cui qui diamo una anticipazione. Gli scritti saranno raccolti e pubblicati sul prossimo numero di Amica Sofia Magazine, a cura dell’Associazione Amica Sofia.


Ma perché proprio adesso? Perché quando tutto della vita sembra andare per il verso giusto ci deve essere qualcosa che distrugge quella tortuosa strada che porta alla felicità? Io ancora la risposta non la so. Quante cose ci stiamo perdendo! Forse uno degli anni più importanti della nostra vita, il primo anno di superiori: grida, risate, note, ansia prima di un’interrogazione, ma un sorriso sempre stampato sul viso. È questo che rivedo se provo a chiudere gli occhi.
Non pensavo di doverlo mai dire: in questo momento vorrei essere proprio su quei banchi vecchi e quelle sedie cigolanti che ho sempre odiato ma che invece erano “casa”. Vorrei fare la fila per le patatine alla macchinetta e non per fare la spesa al supermercato, vorrei versare lacrime per un brutto voto e non per la paura che possa accadere qualcosa. Dicono che dobbiamo resistere e io lo sto facendo, ma nessuno potrà mai ridarci il tempo perso… Mi viene da piangere a pensare che sono già in seconda mentre dentro di me mi sento ancora una ragazzina di terza media. Non riesco ad accettare che un anno della mia vita è andato perso. Quante amicizie che ho non fatto e quanti amori che non ho provato… Devo capire la situazione, dicono. Ma quante lacrime versiamo la notte noi ragazzi, per poi la mattina entrare nelle videolezioni come se tutto andasse bene. Ma nulla va bene, ci sta crollando il mondo addosso e nessuno ci comprende. Siamo sempre i soliti ragazzini che vogliono uscire, che non pensano gli altri, siamo egoisti e non accettiamo la realtà… Ma non è così! Abbiamo capito tanto se non tutto, ma accettarlo è difficile…. Ci hanno spezzato le ali durante il decollo e adesso non ci resta che leccarci le ferite.

Federica Cannistrà, 14 anni, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)


«L’isolamento sociale ha fatto richiudere le ali a questi ragazzini proprio nel momento in cui iniziavano le prove di volo». Questa frase esprime a pieno i nostri stati d’animo in questo periodo. Abbiamo avuto le porte sbarrate proprio nel momento in cui stavamo per volare: volare su nuove esperienze, su nuovi amici e magari su nuove scuole, proprio come un uccellino che non riesce a volare perché gli hanno spezzato le ali. È triste vero? Noi siamo quegli uccellini, quelli pieni di vita, quelli spericolati, quelli pronti a tutto. Siamo noi. Così è ancora più triste. Molti e anche io eravamo sul ciglio di nuove esperienze, come iniziare uno sport, uscire col ragazzo desiderato da tanto, conoscere nuovi amici e tante altre cose… ma tutte queste esperienze ci sono state troncate. Certo, il prossimo anno ci rifaremo, le esperienze le divoreremo, ma è brutto stroncare una cosa ancor prima che inizi. Io ho iniziato il primo superiore: nuova scuola, nuovi compagni e devo dire che mi ero trovata abbastanza bene con tutti. Con alcune delle mie compagne sognavamo un sacco di cose, ma tutti quei sogni, adesso dove sono? Ad esempio avevamo in mente di saltare la scuola per andare a mare appena arrivavano le belle giornate…, E adesso? Adesso nulla, siamo chiusi in casa come se fossimo dietro le sbarre.

Giusy Froio, 14 anni, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)



Questo virus ci ha portato via molte cose: la possibilità di uscire con gli amici, andare ai centri commerciali ecc. Ma la cosa più importante che ci ha tolto è la scuola. A me non mi piaceva andare a scuola, ma dopo che è successo tutto questo, scopro che la scuola è una cosa a cui ci tengo. Mi mancano i compagni, gli amici e i professori; mi manca parlare con loro e uscire durante la ricreazione per passeggiare per la scuola. Mi sono stancato di stare davanti al monitor del computer oppure davanti al telefono, facendo lezione a distanza. Entrare nella lezione e dire presente anche se non sono completamente presente perché la mia anima è rimasta lì, a scuola. La cosa più fastidiosa è fare i compiti al computer: scrivendo su un foglio ci vorrebbe di meno e non si rischierebbe di consegnare in ritardo un compito o una verifica. Poi a volte quando fai videolezione potrebbero esserci problemi a causa della connessione: l’audio si sente male oppure si scollega da solo. Se fossimo a scuola questi problemi non ce ne sarebbero, non mi risulta che anche noi funzioniamo grazie a una rete Wifi.

Andrea Lamberti, 14 anni, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)


Mi chiamo Giusy e sono un’adolescente. Da settembre mi alzavo tutte le mattine alle 6:00, facevo colazione, mi lavavo, mi vestivo, mi truccavo, mi pettinavo e andavo a prendere l’autobus per cominciare una nuova “fantastica” giornata. Si, avete letto bene una “fantastica” giornata. Io sono al primo anno di liceo e andare a scuola non mi era mai piaciuto così tanto. Verso le 7:30 mi incontravo con le mie amiche, di solito andavamo al bar a prendere i cornetti e poi ci riunivamo in un posto dove c’erano tutti i nostri coetanei. Ma la verità è che andavamo lì solo perché c’era quel ragazzo “figo”, che non vedevamo l’ora di incontrare la mattina. Alle 7:55 suonava la campanella, ma facevamo sempre quei cinque minuti di ritardo solo per aspettare che il ragazzo “figo” se ne andasse, così poi potevamo andare via anche noi.

Entravamo a scuola, e la prima cosa che facevamo era salutare la signora Maria, la bidella, che è davvero una persona fantastica, come una seconda nonna, che si prendeva cura di noi quando stavamo male e ci chiedeva sempre se il compito o l’interrogazione erano andati bene. Entravamo in classe e ci aspettavano le lezioni, ma trovavamo sempre una scusa per uscire dalla classe e sperare di incontrare – di nuovo – quel ragazzo “figo”. La cosa che più aspettavamo era la campanella delle 10:55, quella della ricreazione. Io e una delle mie amiche, senza farci beccare dal prof, cominciavamo cinque minuti prima a metterci il rossetto, il profumo, a sistemarci i capelli… Una volta pronte, uscivamo finalmente da quella classe, e facevamo il giro della scuola per trovare quel ragazzo che tanto ci piaceva…
Quando suonava la campanella di fine ricreazione dovevamo, purtroppo, ritornare in classe, e ricominciare le lezioni. Alle 13:00 uscivamo e andavamo a prendere l’autobus. Arrivavo a casa, mangiavo e subito chiamavo le altre mie amiche ed era subito un “no amo, non puoi capire cosa è successo oggiiii”. Finita la chiamata, cominciavo a studiare e il giorno passava, fino ad arrivare all’indomani mattina e cominciare una nuova giornata di scuola.
La cosa che più attendevo, assieme alle mie amiche, era il sabato sera, finalmente uscivamo. Tornate da scuola, cominciavamo a chiamarci per decidere che vestito indossare e una volta pronte ci incontravamo tutte alla fermata degli autobus per andare in piazza, dove c’erano tutti gli altri ragazzi della nostra età. Passavamo il tempo lì, in quella piazzetta e ci divertivamo tanto.
Purtroppo, è subentrata questa pandemia del Covid19 che ci ha tagliato le ali. Gli adulti, forse, non si rendono conto di quanto sia difficile per noi adolescenti. La maggior parte dei nostri genitori ha ricominciato a lavorare e noi invece ci ritroviamo ancora qua, dentro casa, ad alzarci la mattina, infilare una maglietta sui pantaloni del pigiama e stare dietro un monitor per ore. Salutiamo i prof con le voci assonnate, a volte non ci va la connessione… Studiamo, studiamo tanto, abbiamo interrogazioni e compiti da fare. Non è male questo nuovo sistema di scuola, ma non sarà mai come andare a scuola per davvero, avere l’ansia del compito in classe, dell’interrogazione, di ritornare in classe dopo essere stati fuori senza aver chiesto il permesso, la gioia di incontrare le mie amiche, il ragazzo… Beh sì, mi manca tutto questo, la normalità. Ma ci riprenderemo tutto e ci divertiremo ancora più di prima perché abbiamo capito che tutto questo non è scontato.

Giusy Lofaro, 14 anni, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)


Cara scuola, come stai? Spero meglio di noi studenti. Nessuno si interessa davvero di come stiamo noi, di quello che proviamo. Nei primi giorni non si sentiva il peso di questa situazione, sembrava quasi una vacanza: la sveglia con calma, la colazione senza fretta, adesso però mi manca la mia scuola, la mia classe, i miei compagni. Le giornate a casa possono essere più rilassanti, ma condividere quelle ore con i compagni ha un sapore unico. È davvero difficile accettare come questo virus, da un giorno all’altro, abbia capovolto tutto. “Driiiin” è suonata la campanella, è ora di entrare in classe. Anzi no è la sveglia. Mi alzo, faccio colazione e attivo la connessione, c’è la lezione di italiano. Addio alle risate nel pullman, agli scherzi in classe, alla merenda divisa a metà, ai suggerimenti, ai bigliettini, alla paura delle interrogazioni e alla gioia di un bel voto. Tutto questo da marzo non c’è più, adesso si parla solo di PC, webcam, giga, connessioni. E così si concluderà l’anno scolastico ed è possibile che a settembre si ricominci così.

Morgana Greto, 14 anni, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)

Photo by dfkt on Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.