Politica
Serve un cambio di paradigma, per questo faremo il Family Act
In arrivo proposte anche per i piccolissimi fra gli 0 e i 3 anni. I bandi “Educhiamo” e “Giochiamo” diventano bando unico, che sarà pubblicato entro fine maggio. Entro fine anno ci sarà il Piano Infanzia, con un forte coinvolgimento dei ragazzi stessi. E il Family Act, con l'assegno per figlio «sarà uno dei prossimi passi». Ecco gli impegni della ministra Elena Bonetti
Arriva anche lo 0/3. Per più di un mese e mezzo, nella fase acuta dell’emergenza sanitaria, la parola bambini non è mai stata pronunciata. Sulle famiglie è stato scaricato il peso di gestire contemporaneamente, integralmente e H24 tutte le dimensioni dell’esistere. Ieri sono scese in piazza le famiglie, con bambini che sulle spalle avevano cartelli con la scritta “Scusate se esisto”. L’altro giorno la prima pagina di Repubblica era tutta sulla “questione infanzia”. Forse ora si inizia a capire che la questione infanzia e scuola non riguarda solo una categoria o solo chi ha figli, ma interessa tutto il paese. La ministra Elena Bonetti in questa battaglia ci ha messo la faccia in questa battaglia. Ma ancora non basta.
Ministra, per i piccolissimi non c’è ancora nulla e sul 3/6 c’è poco, anche per l’estate. Con il paradosso evidente che dal 15 al 30 giugno le scuole dell’infanzia resteranno chiuse mentre i bambini potranno frequentare i centri estivi. Per questa fascia d’età cosa si prevede?
La progettazione di un reinserimento ad una vita di relazione positiva anche per i più piccoli è nell’agenda del governo. Certo la fascia dei piccolissimi richiede un ragionamento più approfondito, sia rispetto alla sicurezza sia rispetto alla proposta pedagogica. Abbiamo per ora dato indicazioni per i bambini sopra i 3 anni, ma stiamo ragionando su proposte sperimentali per lo 0/3. Ovviamente dobbiamo tutti aver chiaro che siamo e saremo per un po’ di tempo in una fase sperimentale, in cui molto dipenderà dal monitoraggio dei dati dell’epidemia. Da un lato c’è l’esigenza di progettare il medio e lungo termine, sapendo però che l’applicazione di ciò che decideremo potrà trovare via via conferme o smentite.
Perché i bambini sono rimasti invisibili?
Rispetto al discorso più generale dei “bambini invisibili” vorrei dire che nei decreti ci sono state già misure che hanno al centro i bambini, nascoste da uno sguardo adulto attraverso cui si leggono le misure. Il voucher baby sitter ora esteso anche ai servizi educativi e il congedo parentale certamente aiutano la conciliazione ma li ho fortemente voluti nell’ottica del diritto del bambino ad essere accompagnato da figure adulte che abbiano non solo il compito di custodirlo ma anche quello di educarlo, attraverso per esempio esperienze significative di gioco. Il mondo adulto che si mette a servizio dei bambini è lo sguardo necessario per costruire una nuova rete educativa. Serve un cambio di paradigma ed è questo che sta alla base del Family Act. È in agenda, era pronto per andare in Consiglio dei Ministri il 25 febbraio… sarà uno dei prossimi passi. Non sta a me definire l’agenda del Consiglio dei Ministri, ma c’è l’impegno mio personale e del governo per varare questo progetto di investimento e di futuro.
L’investimento in proposte educative a cominciare dall’estate – 150 milioni – è necessario e importante, però…
Sono 185 milioni, per la strutturazione di una grande rete educativa non formale, dei territori e del terzo settore, che oggi affermiamo possa essere protagonista di un progetto educativo per il Paese, non sostitutivo alla scuola ma che in prospettiva possa integrarsi anche con il mondo scolastico. Un investimento di questa portata non era mai stato fatto. Sono 150 milioni stanziati dal Decreto Rilancio più altri 35 che il mio Ministero aveva già destinato a questo scopo: i bandi “Educhiamo” e “Giochiamo” diventano bando unico, che sarà pubblicato entro fine maggio.
Un elemento importante è quello della partecipazione dei ragazzi stessi alla fase due e ad immaginare il nuovo futuro. Non siamo abituati a farlo, se non in maniera un po’ naif…
È fondamentale dare voce e protagonismo ai ragazzi, con forme innovative di coinvolgimento, di peer education, usando anche gli spazi del web. Nel Piano infanzia e adolescenza che redigeremo entro l’anno c’è l’intenzione di mettere la voce forte di autonarrazione da parte delle giovani generazioni. Anche il Piano famiglia è stato avviato, l’obiettivo è arrivare entro l’anno con tutti gli impegni assunti.
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