Cultura
Riscriviamo il futuro dei bambini. Adesso
Secondo un'indagine inedita di Save the Children, il 40% delle famiglie con minori è già in condizioni di vulnerabilità. «Nell’immediato, è indispensabile raggiungere tutti i bambini che sono rimasti esclusi dalla didattica a distanza e uno sforzo collettivo per garantire a tutti i bambini e ragazzi di trascorrere un’estate ricca di opportunità educative e di gioco, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari», afferma Raffaela Milano
La prima cosa che i bambini dicono? Mi mancano molto i miei amici. Lo afferma il 59% dei bambini tra gli 8 e gli 11 anni e il 69% degli adolescenti (15-17 anni). “Non vedo l’ora che questo finisca e tornare alla mia vita di prima”, è la seconda percezione. La paura del Coronavirus si ferma al 25% fra i più piccoli e al 29% fra i più grandi. Sono i dati di un’inedita indagine realizzata dall’istituto di ricerca 40 dB per Save the Children fra il 22 e il 27 aprile, presentata oggi in occasione del lancio della nuova campagna Riscriviamo il Futuro e di un nuovo intervento programmatico che intende raggiungere 100.000 bambine, bambini e adolescenti in 30 città in Italia.
Mille intervistati: bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni e i loro genitori. Incrociando le risposte su occupazione, risorse economiche, spesa, alloggio e salute, emerge che il 39,5% delle famiglie è già in una condizione di vulnerabilità. Un bambino su tre si sente nervoso, uno su quattro si sente solo, il 16% di sente depresso. Più i bambini sono piccoli (8-11 anni vs 12-14 e 15-17) meno parlano con i compagni: tra i 15-17enni la metà ci parla tutti i giorni, fra i più piccoli solo uno su quattro. Due su dieci giocano online con gente che non conoscono.
Solo il 15% dei genitori dichiarano che questa crisi non avrà un impatto nella loro economia domestica, per tutti gli altri avrà un impatto negativo, passeggero (38,5%) o durevole (46,7%). Tra le sole famiglie vulnerabili, l’impatto negativi durevole balza al 63,6% e quello temporaneo al 30,3%. In generale, il 7,4% dei genitori ha già perso il lavoro definitivamente e il 36,6% temporaneamente. Più di uno su due (54,4%) ha una riduzione di salario per via della cassa integrazione o dell’uso di congedi parentali e un 13,6% una riduzione di salario definitiva. Il 45% dei genitori è in smartworking: percentuale però che scende al 32% tra le sole famiglie vulnerabili. Il 35% dei genitori afferma di non poter lavorare se i figli non vanno a scuola.
I bambini continuano a seguire gli studi con la didattica a distanza, con solo l’1,1% che non lo fa. Le risposte sono un po’ diverse tra le famiglie vulnerabili e quelle non vulnerabili: stanno seguendo bene il 67% dei ragazzi di famiglie vulnerabili contro il 71% di famiglie che non lo sono. Fra chi ha abbandonato la DaD, la metà lo ha fatto perché la scuola non si è organizzata adeguatamente, il 27% perché non ha una buona connessione internet a casa, il 9,3% perché non ha dispositivi elettronici per la connessione del bambino/a e un altro 9,3% per sconforto. L’11,8% dei genitori vulnerabili afferma che i bambini fanno i compiti con uno smartphone. Ma circa 1 minore su 5 incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. Circa 1 genitore su 20 ha paura che i figli debbano ripetere l’anno, nonostante le disposizioni ministeriali lo vietino, o che possano lasciare la scuola, tassi che tra le famiglie in maggiori difficoltà economica passano rispettivamente a quasi 1 su 10 e 1 su 12.
È tempo di riaprire le scuole? L’affermazione “Le scuole dovrebbero aprire tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà” trova l’accordo del 39% dei genitori, con una forbice di 10 punti tra famiglie vulnerabili (45%) e non (35%). L’affermazione “I bambini devono tornare a scuola il prima possibile” trova d’accordo solo 1 genitore su 3, mentre 1 genitore su 2 dice che “Non permetterò che i miei figli vadano a scuola dove potrebbero contagiarsi”; 6 genitori su 10 ritengono che “Le scuole dovrebbero aprire a settembre”. Il 64% pensa che “Gli edifici scolastici dovrebbero essere riprogettati per fare fronte a nuove sfide come questa emergenza sanitaria”.
«Non possiamo permettere che l'epidemia di Covid-19 in pochi mesi tolga ai bambini e agli adolescenti in Italia opportunità di crescita e sviluppo. Dobbiamo agire subito per non privarli del loro futuro. L’educazione, formale e non, rappresenta per i nostri bambini l’ancora di salvezza per avere opportunità nel presente ma soprattutto per garantire la libertà di scegliere il proprio futuro, specie nei contesti più svantaggiati», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. «Di fronte ad uno scenario profondamente cambiato e in presenza di sfide nuove e di lungo periodo, abbiamo deciso di incrementare il nostro intervento in Italia, facendo leva sull’infrastruttura territoriale che abbiamo sviluppato in questi anni e su preziose partnership sia a livello locale che nazionale. Il nostro Paese deve ripartire dai bambini, quelli più vulnerabili. Lavoreremo in collaborazione con il sistema scolastico, incrementeremo le opportunità di sviluppo attraverso attività extrascolastiche e, dove necessario, prenderemo in carico i nuclei familiari in difficoltà economica per accompagnarli ad una nuova autonomia. Ora più che mai è necessario un impegno collettivo che veda tutti coinvolti – cittadini, famiglie, scuole, terzo settore, aziende e istituzioni – per una ripartenza che identifichi i diritti dei minori come bussola per intervenire nel presente e riscrivere il futuro».
Un progetto per l’estate
Save the Children nella prima fase dell’emergenza attraverso il progetto “Non da soli” ha raggiunto quasi 57mila beneficiari; da oggi l’Organizzazione lancia un nuovo progetto con cui conta di raggiungere 100.000 bambini e adolescenti dagli 0 ai 17 anni in 30 quartieri deprivati di città e aree metropolitane, per combattere il “learning loss”, la povertà materiale e supportare il ritorno a scuola dei minori.
L’estate rischia di diventare un ennesimo vuoto, mentre deve trasformarsi in un’occasione per recuperare apprendimento e socialità e preparare bambini e ragazzi al rientro a scuola in un nuovo scenario. «Nell’immediato, è indispensabile raggiungere tutti i bambini che sono rimasti esclusi dalla didattica a distanza per consentire loro di riagganciare i legami con la scuola ed è necessario uno sforzo collettivo per garantire a tutti i bambini, le bambine e i ragazzi di trascorrere un’estate ricca di opportunità educative e di gioco, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari», dice Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children. «Pensando alla ripresa dell’anno scolastico, occorre nel frattempo mettere in sicurezza le scuole e aprirle al territorio, trasformando in nuovi spazi didattici le aree verdi attrezzate, le biblioteche, i centri sportivi e tutto ciò di cui ogni territorio dispone. Una sfida educativa senza precedenti che necessita di un impegno comune da parte di tutti, a partire dagli stessi bambini, le bambine e i ragazzi che devono esserne protagonisti. Nel nostro Paese esiste un grande giacimento di risorse educative, fatto di insegnanti, educatori, operatori sociali, organizzazioni di volontariato e del terzo settore. Esistono molti modelli di intervento efficaci, come quelli sperimentati grazie al Fondo di contrasto della povertà educativa. Questa rete eccezionale di impegno civile è un vero patrimonio per l’Italia e deve essere valorizzata come una delle componenti fondamentali per l’uscita dalla crisi», conclude Milano.
Sono tre gli assi del nuovo intervento di Save the Children. Innanzitutto combattere il Learning Loss, riducendo il gap di apprendimento dovuto alla chiusura delle scuole, con particolare riferimento al rafforzamento e allo sviluppo di competenze matematiche, competenze linguistiche (lettura, scrittura, dizione), competenze nel campo delle scienze. L’obiettivo è dunque restituire ai bambini l’estate come tempo di gioco, di educazione e di socialità attraverso gli «Spazi Futuro», spazi fisici all’aperto, che Save the Children intende promuovere – nel rispetto dei protocolli sanitari che saranno definiti – nelle aree più svantaggiate del paese, a partire dalla rete educativa che l’organizzazione ha già attivato in tutta Italia con i “Punti Luce”, i centri Fuoriclasse e gli Spazi Mamme. Le attività di sostegno al recupero dell’apprendimento saranno anche realizzate attraverso l’ambiente digitale, per consentire ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie di poter fruire di opportunità educative anche a distanza.
Il secondo asse progettuale riguarda il sostegno alle famiglie. Save the Children, con le associazioni partner sul territorio, potenzierà il sostegno materiale, già attivato in questa prima fase dell’emergenza, per i nuclei familiari con bambini che vivono in condizioni di grave povertà, attraverso una «dote di cura» che risponda sia ai bisogni immediati (es. spesa, prodotti per la prima infanzia, utenze ecc.) ma che, allo stesso tempo, accompagni la famiglia verso l’autonomia, attraverso la messa in rete dei servizi e delle opportunità di formazione e lavoro.
Il terzo asse vede protagoniste le scuole, alle quali Save the Children intende essere al fianco per preparare la ripresa delle attività didattiche, sostenendo gli insegnanti nel ripensare spazi e tempi della didattica e nella formazione alla didattica digitale. Il progetto contribuirà a garantire, attraverso la figura di tutor volontari, anche un sostegno individuale nell’accompagnamento allo studio. Il progetto sarà realizzato anche attraverso un ambiente digitale, offrendo così ai bambini e ai ragazzi un bilanciamento tra attività educative on line e off line. La dimensione digitale è fondamentale anche per mantenere la continuità dell’intervento educativo in caso di ulteriori e improvvisi lockdown territoriali dovuti alla recrudescenza della malattia.
Il Manifesto
«L’emergenza collegata alla diffusione del Covid-19 mette ancora più a rischio per le fasce più giovani il diritto a una vita dignitosa e ricca di opportunità, nonché all’istruzione, che è la chiave per interrompere la trasmissione della povertà da una generazione all’altra. Bisogna agire in fretta, proteggere bambine, bambini e adolescenti da un tale rischio che non comporta solo una deprivazione economica, ma anche la povertà educativa, impedendo di far fiorire talenti e capacità. In un momento così difficile, non bisogna lasciare indietro nessuno. E ognuno deve impegnarsi perché ciò non accada». È questo l’incipit del Manifesto della campagna Riscriviamo il futuro, che è già stato firmato da oltre cento personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, della musica e del giornalismo, dell’impresa e dello sport. Il Manifesto chiede che vengano adottate misure che, sia durante l’estate che durante tutto il prossimo anno scolastico contrastino la povertà educativa e la dispersione scolastica:
- prevedere che il supporto di materiale scolastico (tablet o pc) per seguire la didattica a distanza raggiunga effettivamente tutti gli studenti che ne hanno bisogno, ai quali dovrà essere garantito anche un sostegno individuale nello studio;
- ideare iniziative per l’estate, compatibili con le norme sanitarie, volte al recupero delle competenze cognitive e sociali che sono state compromesse a seguito del lungo periodo lontano da scuola;
- programmare sin da subito interventi innovativi per la riorganizzazione della scuola e della didattica per il prossimo anno scolastico, garantendo anche un supporto materiale ed educativo individualizzato per gli studenti più in difficoltà.
«Abbiamo davanti una pagina bianca. È una grande responsabilità. Ma anche l’occasione per riscrivere un futuro che ci permetta di raccontare una storia in cui le bambine e i bambini siano protagonisti. Pagina dopo pagina, a cominciare da oggi». Per aderire, www.savethechildren.it/riscriviamoilfuturo.
Foto J. Hyams per Save th Children
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