Cultura

Parola ai ragazzi. «Mi basta questo, immaginare un nuovo anno scolastico»

«Continuamente immagino il nuovo anno di scuola. Come sarà, o meglio come saremo noi. Se saremo cambiati. Sinceramente non lo so, ma di una cosa sono più che certa. Ci riprenderemo il tempo che ci è stato tolto a causa di questa maledetta pandemia. Sì, cambieremo, torneremo più forti e più elettrizzati che mai con la voglia di recuperare tutti i momenti persi. Per adesso mi basta questo, immaginare un nuovo anno scolastico». Il messaggio di Giusy, 14 anni

di Giusy Froio

Il cielo scuro, la pioggia

Nessun movimento nelle strade, nelle piazze, nelle scuole, nei pub

Il silenzio, ci rimane solo il silenzio

Sembra una vita stroncata non trovi?

Ma il punto qui è un’altro

La vita fuori è stroncata

Ma la nostra?

La nostra per fortuna ancora no,

Siamo vivi, possiamo andare dove vogliamo

Basta solo un po’ di immaginazione

Ci sentiamo chiusi, prigionieri

Si è vero.

Ancor peggio chi è chiuso dentro se stesso

Chiuso, dove non vuole stare

Chiuso come imprigionato da delle catene, catene fredde, tigliose

Proviamo a muoverci in tutti i modi possibili

Ma ci facciamo solamente del male

Possiamo solo stare fermi e lavorare di immaginazione,

Immaginare sempre un nuovo giorno

più bello, pieno di amore e di luce

Non siamo solo capaci di far muovere il nostro corpo,

Siamo sopratutto capaci di pensare, sognare provando emozioni mai viste

Possiamo continuare a sognare,

sognare tutto ciò che vogliamo

tutto ciò che ci piace

tutto ciò che non potremmo mai avere,

Io sogno i miei compagni di classe,

Sempre a studiare su quei libri…

Si, vi sto prendendo in giro

Non si faceva altro che parlare,

Tra me e alcune mie vicine di banco si era creato una specie di cerchio

Ci si sedeva alle 8 di mattina e ognuna di noi metteva a tavolino un proprio problema, col fidanzato, con la mamma e via dicendo

Passavamo il tempo così, confortandoci e dandoci consigli l’una con l’altra

Senza badare al professore che ci urlava contro o che ci guardava male

Noi continuavamo a parlare, a scherzare e a far divertire gli altri compagni creando un po’ di scompiglio

Si cercava sempre un modo per uscire dalla classe per andare a bussare nella classe del ragazzo carino con qualche scusa

Sento ancora quella sensazione di paura quando si tornava in classe dopo essere stati fuori 15 minuti senza aver chiesto il permesso

Sento ancora le parole bisbigliate di alcune compagne su quei ragazzi carini

Immagino ancora me e la mia compagna andare in due classi a scrivere sulla lavagna “sei bellissimo ******”

Sento ancora i passi lenti nelle scale per non farci beccare dalla professoressa

Immagino ancora quel pomeriggio prima dei colloqui

a giocare a nascondino sul nostro piano alla sesta ora

Immagino di litigare con le mie compagne,

per poi ritrovare i nostri sguardi incrociarsi implorandoci di mettere da parte l’orgoglio

Per dopo abbracciarci e chiedendoci scusa a vicenda

Continuamente immagino il nuovo anno di scuola

Come sarà, o meglio come saremo noi

Se saremo cambiati

Sinceramente non lo so,

ma di una cosa ne sono più che certa

Ci riprenderemo il tempo che ci è stato tolto a causa di questa maledetta pandemia

Ritorneremo di nuovo su quei banchi continuando il nostro cerchio

Ritorneremo ad uscire fuori dalla classe senza permesso

Ritorneremo a scovare tutte le cose proibite che si possano fare in una scuola e non esiteremo a farle

Ritorneremo a scherzare fino a litigare

Ritorneremo a guardare ogni ragazzo carino che passa cercando di scoprire come si chiama su Instagram

Adesso sì, mi do una risposta

Si, cambieremo, torneremo più forti e più elettrizzati che mai con la voglia di recuperare tutti i momenti persi

Per adesso mi basta questo, immaginare un nuovo anno scolastico.

Giusy Froio, classe IC, IIS Guarasci-Calabretta – Soverato (CZ)

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.