Cultura

Verso la Fase 2, gli oratori studiano come riaprire ai ragazzi

Arriva dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei una proposta per far ripartire le attività rivolte ad adolescenti e bambini in vista dell’estate e della ripresa del lavoro dei genitori. Un programma a tappe da preparare e gestire via web per tornare a vivere “a piccoli gruppi” gli spazi aperti in una sorta di "oratorio diffuso" nel rispetto delle regole a tutela della salute

di Antonietta Nembri

“Forse non è un azzardo affermare che il nuovo secolo inizia adesso. Questi primi vent’anni del nuovo millennio sono stati ancora espressione del percorso fatto nella seconda metà del secolo scorso. L’esperienza della pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi”. Inizia con queste parole la premessa del documento preparato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana dal titolo “Aperto per ferie. Progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia”.
Un piano in cinque pagine (in allegato) che presenta una proposta articolata e a tappe per rispondere ad alcune necessità che la Fase 2 e la necessaria uscita dal lockdown impone e che vanno a toccare direttamente le famiglie. Da una parte i genitori che dovranno tornare al lavoro e che hanno la necessità di affidare i propri figli a qualcuno, dall’altra ci sono gli adolescenti che hanno vissuto queste settimane come un momento di sospensione.

Ma c’è un terzo bisogno che, si sottolinea nel documento, è quello di: “non rinunciare alle attività educative dell’oratorio a oltranza. L’estate ragazzi rappresenta da tempo un collante per tutta la comunità – si legge -, un luogo generativo di relazioni, incontri, legami. Da settimane i cortili dell’oratorio sono deserti e probabilmente lo saranno ancora a lungo. Ma c’è bisogno di far riprende la circolazione delle relazioni che aiuti la comunità a ritrovarsi, pur sapendo che non sarà più la stessa e che non sarà possibile (almeno nell’immediato) fare le cose di sempre”.

Il progetto è articolato in tre tappe, la prima prevede la formazione dei gruppi suddivisi per età e che saranno assegnati a un animatore che inizierà la loro conoscenza a distanza utilizzando i dispositivi e le piattaforme web. L’orizzonte è l’estate e anche per la seconda tappa a farla da padrona sarà la tecnologia: si suggeriscono tutta una serie di attività laboratoriali e giochi da fare rigorosamente online grazie alle diverse piattaforme. Non manca certo il momento di preghiera e la “gita” virtuale dando spazio alla fantasia. Il programma sembra quello classico degli oratori estivi, ma è a distanza.

La terza tappa si proietta verso il momento in cui si potrà uscire e trovarsi a piccoli gruppi. “Lo immaginiamo a luglio, oppure ad agosto quando difficilmente ci sarà l’esodo degli italiani verso le località di mare o montagna. O comunque (posto che ce ne sia la possibilità) le risorse economiche terranno i più a casa”, è la realistica constatazione del gruppo di lavoro della Cei che ha elaborato il documento. E quindi come fare?
Viene avanzata “l’idea di un oratorio diffuso in vari ambienti della comunità: l’oratorio stesso (utilizzato per fasce orarie, alla presenza di numeri contingentati e seguendo le precauzioni del caso – quest’anno niente cappellini: mascherine colorate!), gli ambienti scolastici, le palestre comunali, i parchi, i cortili, le piazze, i centri sportivi. Nasce l’idea di un oratorio “arcipelago”, sia nella gestione dei tempi (potrebbero essere necessarie fasce orarie diverse) sia degli spazi: ovviamente occorrerà raccordarsi con le amministrazioni locali”.

Un progetto ambizioso che nasce dal fatto che, precisa il documento, “la Chiesa non chiude, che non abbandona i ragazzi a se stessi, che chiede ai suoi preti e alle comunità educanti di rinnovare il proprio impegno di cura e accompagnamento. Soprattutto in questo momento. Non sarebbe un buon messaggio quello di concentrare tutta l’attenzione della Chiesa solo sulla liturgia (di cui tutti sentiamo necessità) o sulle attività caritative che incontrano i bisogni dei più poveri (che non passano in secondo piano). La maggior parte dei preti nei territori e nelle parrocchie sa che in questo momento la cura dei ragazzi e adolescenti non può rimanere solo in carico alle famiglie”.

Nelle prossime settimane, si legge, saranno realizzati dei sussidi per aiutare le diverse realtà locali a mettere in pista il progetto e ad attrezzarsi per il rispetto delle norme che saranno indicate per la ripresa delle attività.
Il progetto, inoltre, è condiviso e sostenuto da diverse realtà associative che si occupano di educazione dei ragazzi e dei giovani: Azione Cattolica ragazzi, Agesci, Anspi, Scout d’Europa, Csi, Congregazione San Filippo Neri, Centro oratori romani, Figli della Carità-Canossiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Giuseppini del Murialdo, Noi Associazione, Salesiani Don Bosco.


In apertura foto d'archivio di oratorio

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