Volontariato
Bambini e disabilità: il discorso perfetto del premier. C’è da credergli?
Dopo 53 giorni di lockdown i bambini fanno la loro prima comparsa in un discorso del Presidente del Consiglio. Il suo intervento odierno in Senato mostra di aver recepito tutti i temi posti da chi vive la vita reale. Parla della necessità ripensare gli spazi educativi in forma dilatata (la ormai famosa idea degli "arcipelaghi" educativi) e di aumento del Fondo Non Autosufficienza. Parole perfette, per quanto al momento siano tutti impegni declinati al futuro
«Fra le molte categorie della popolazione italiana che hanno dovuto modificare sensibilmente il proprio stile di vita a causa delle misure restrittive, ce n'è una che merita di ricevere dalla politica tutta l'attenzione necessaria – direi un'attenzione massima – anche con provvedimenti specificamente dedicati. Mi riferisco alle nostre bambine e ai nostri bambini, come anche alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi che stanno vivendo queste settimane in casa: una condizione che, se unita anche alla situazione di difficoltà economica in cui, purtroppo, versano molte famiglie, rischia di amplificare ancor di più le diseguaglianze sociali».
Ecco che finalmente, al giorno 53 del lockdown di tutta Italia, la parola “bambini” fa per la prima volta la sua comparsa in un discorso del premier Conte. È accaduto oggi, in Senato, dove si è svolta l'informativa del Presidente del Consiglio Conte sulla ripresa delle attività economiche. Certo, è ancora tutto un po’ generico: dichiarazioni d’intenti, verbi al futuro, espressioni ottative: «il Governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio e la considerazione che meritano all'interno dei prossimi provvedimenti normativi», «occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell'infanzia, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative per i nostri bambini». Certo sarebbe stato più bello (e utile) sentire il presidente del Consiglio dare una data per la riapertura – anche in via sperimentale – di qualche servizio. Ma non dimentichiamo che solo cinque giorni fa, nella sera di domenica 26 aprile, bambini e ragazzi non facevano per nulla parte dell’orizzonte dei pensieri del premier e dei suoi consulenti, nemmeno nei termini di porsi il problema di dare qualche indicazione pratica a 26 milioni di famiglie, che a 60 ore dal rientro al lavoro, lunedì 4 maggio, ancora non sanno come fare a gestire i paralleli carichi di cura dei figli. Ricorderete tutti le parole del prof Locatelli: “scordiamoci oratori e centri estivi”. Ognuno pensi per sé, è stato finora l’approccio del Governo, come se i figli fossero una questione incidentale ed esclusivamente privata.
Qualche passo avanti, quindi, è stato fatto. Data la situazione, è già motivo di un qualche parco ottimismo. Lunedì il Presidente del Consiglio ha incontrato il Forum delle Famiglie (a proposito, per domenica 3 maggio alle ore 18 il Forum ha organizzato un grande flashmob, un applauso dai balconi e dai terrazzi per ringraziare le famiglie e i bambini che hanno fatto la loro parte in questa emergenza, non una festa ma un grazie) e un gruppo di parlamentari di diversi partiti che nelle settimane scorse hanno creato il tavolo di lavoro “Bambine e Bambini” (vedi qui la composizione).
Ed ecco che Conte oggi dice ciò che da settimane su queste pagine scriviamo, dando voce alle tante realtà che accanto ai bambini e alle famiglie ci sono, anche in questa emergenza, e che fin dal primo giorno hanno levato appelli accorati per portare attenzione sui bambini. «Non possiamo ignorare, ad esempio, che per molti bambini il pasto scuola era il più completo della giornata», ha detto Conte, «né possiamo trascurare il fatto che la necessità di ricorrere alla didattica a distanza ha evidenziato un divario digitale: ci sono famiglie in cui gli strumenti informatici per partecipare alla didattica a distanza, purtroppo, non ci sono». Finalmente. D'altronde anche la ministra Azzolina un segnale di consapevolezza dei limiti della DAD per l'inclusione l'aveva finalmente dato tre giorni fa. E ancora: «Se le mura domestiche sono per molti dei nostri figli un luogo di amore e conforto, dobbiamo anche essere consapevoli che per altri possono peggiorare situazioni già a rischio, rispetto alle quali la frequenza scolastica è un potente presidio di inclusione». Per questo, il Governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio e la considerazione che meritano all'interno dei prossimi provvedimenti normativi. Occuparsi di loro, facendo in modo che nessuno resti indietro, significa occuparsi del futuro dell'Italia.
Il programma è quasi perfetto, sembra scritto da chi accanto ai bambini e alle famiglie più fragili c’è davvero, ogni giorno. C’è persino il riferimento al gioco, quello che culturalmente è così difficile che i “piani alti” considerino davvero come un diritto dei bambini, così come esso in effetti è (vedi la Convenzione Onu, siglata non ieri ma trent’anni fa): «Sarà cruciale, infine, preparare e sostenere progetti territoriali da attivare in questa nuova fase anche per tutelare il diritto al gioco e all'attività motoria dei nostri piccoli, senza compromettere le norme di distanziamento fisico-sociale che dovranno essere mantenute anche dopo la riapertura delle attività produttive e commerciali e l'allentamento delle restrizioni agli spostamenti. Condivido in particolare l'urgenza di ripensare gli spazi educativi in forma dilatata, anche tramite una nuova progettazione degli ambiti urbani e l'utilizzo, laddove possibile, degli spazi di prossimità. Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell'infanzia, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative per i nostri bambini». La mancanza che balza più agli occhi è quella dell'assegno per figlio: un'assenza preoccupante perché è quella su cui ci vogliono le risorse, una do quelle cose che segnano il discrimine fra il giocare sul serio e il fare per finta.
«Tanta fatica di tutti noi per arrivare qui, ma i bambini finalmente sono visti grazie alle proposte che abbiamo fatto con la petizione e il documento #decretobambini. Sono felice oggi!», ha commentato Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini, fra le prime a porre il problema dell'assenza clamorosa dei bambini da ogni riflessione strategica sulla fase due.
«Dopo l’incontro con il premier Conte c’è stato un inizio di sinergia forte, con noi e con i ministeri»”, spiegava già nella serata di ieri Emanuela Rossini, una delle onorevoli che partecipano al Tavolo di Lavoro. «Abbiamo subito iniziato a lavorare insieme per mettere a punto piano organico dedicato all’infanzia, cercando di trovare forme organizzative nuove per dare continuità all’azione educativa, la baby sitter da sola non può bastare, bambini e ragazzi hanno bisogno di una funzione educativa». Il cambio di passo in sostanza è questo: da una rigidità precedente, ora il governo «è d’accordo ad aprire uno spazio di progettazione per permettere la sperimentazione di servizi educativi per l’infanzia sui vari territori, là dove le autorità sanitarie daranno l’ok, da giugno ma forse anche prima, in tempi e modi differenziati sui territori. Non si tratta di riaprire glio asili nido, ma di pensare a nuove modalità», conclude l'onorevole Rossini.
Qualcosa si intravede nel libretto messo a punto dal Dipartimento per le politiche per la Famiglia, alle voci realative al Bando "Educhiamo" e "Giochiamo". La ministra Bonetti sta lavorando per costruire un "Piano Infanzia" per la ripartenza, insieme a Anci, province e regioni, parlamentari, il mondo delle associazioni, del volontariato, del Terzo settore e dei sindacati.
Per Vanna Iori «ci sono tutta una serie di problemi legati all’infanzia in questo tempo, sul vissuto dello spazio e del corpo, che devono essere elaborati. È necessario andare oltre la logica dei voucher e dei bonus, la cosa necessaria e più importante è il rilancio educativo e mi sembra che ci sia uun cambio di passo proprio in questa direzione, non basta solo parlare di date di riapertura e distanze da rispettare, di cosa si potrà o non si potrà fare, ma dobbiamo tornare a parlare di educazione, di una visione educativa, fondamentale per lo sviluppo del Paese».
Nel suo intervento di oggi in Senato, Conte ha parlato anche di persone con disabilità, un altro gruppo di persone che – fra ritardi, tentennamenti e mosse contraddittorie – non ha avuto l’attenzione necessaria. «Una specifica attenzione dovrà anche essere riservata al tema della disabilità», ha detto il Presidente del Consiglio. «Non vi sarà sfuggito che nell'ultimo DPCM, dopo aver interloquito con varie associazioni, abbiamo disposto la riapertura dei centri diurni o cosiddetti semiresidenziali. Lo abbiamo fatto con specifiche cautele: chiediamo che vengano stipulati a livello territoriale patti con tutti gli stakeholder in modo da garantire la piena sicurezza alle persone con disabilità, ai loro familiari e agli operatori che lavorano con loro a stretto contatto. Con le misure economiche previste nel nuovo provvedimento si tratta anche di dedicare particolare attenzione sul piano delle risorse. Dobbiamo incrementare il Fondo nazionale per la non autosufficienza, per potenziare l'assistenza, i servizi e i progetti di vita indipendente (era una delle quattro richieste della piattaforma di VITA, ndr). Dobbiamo incrementare il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per potenziare i percorsi di accompagnamento per l'uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione. Infine, dobbiamo istituire un fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità. La difficoltà dello scenario che abbiamo di fronte non deve impedirci di intravedere anche le opportunità di cui il nostro Paese può beneficiare, con tutta la maturità, la coesione, la creatività che tradizionalmente sappiamo esprimere e che, anche in questa fase più dura, in questa prova dura, stiamo esprimendo. È proprio per offrire al Paese una prospettiva più ampia, più strutturale, più ambiziosa, che il Governo intende predisporre un secondo decreto-legge, subito dopo, un provvedimento per la rinascita economica e produttiva dell'Italia». Anche qui, tutto un altro passo. Un altro ghost writer, evidentemente. Speriamo non siano soltanto parole.
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