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Terzo settore alla sfida della trasparenza: ecco i modelli di rendicontazione

Pubblicato il decreto: per la prima volta gli Ets avranno schemi unificati così come le società e le altre organizzazioni non profit. Fondamentale il ruolo dei centri di servizio per il volontariato che dovranno accompagnare gli enti nell’adozione degli schemi

di Davide Alessandrelli

Per la prima volta, il Terzo settore italiano avrà un modello unificato di rendicontazione. Così come per le società e gli altri soggetti non profit, infatti, anche gli enti del Terzo settore (Ets) avranno l’obbligo di redigere il proprio bilancio consuntivo utilizzando schemi uniformi a partire dall’esercizio 2021. Gli schemi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale lo scorso 18 aprile con un provvedimento emanato ai sensi dell’art. 13 del codice del Terzo settore, che pone le basi per una maggiore uniformità delle modalità di rendicontazione delle risorse economiche e finanziare che a vario titolo pervengono agli enti di terzo settore. Questo permette sia una comprensione più immediata ed oggettiva dei dati di bilancio, sia – in prospettiva – una loro compiuta comparabilità nel tempo e nello spazio.

Tale decreto completa il quadro della “strumentazione” a disposizione degli Ets così come prefigurata dal legislatore per dare gambe al processo di accountability degli enti di Terzo settore: le linee guida sul bilancio sociale e le linee guida sulla valutazione di impatto sociale.

Gli schemi individuati nel decreto hanno una chiara derivazione da quelli proposti dall’agenzia per il Terzo settore con proprio atto di indirizzo emanato nel 2008. A sua volta l’atto di indirizzo riprendeva ed integrava il contenuto di un primo lavoro realizzato nel 2001 dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Già all’epoca infatti emergeva chiaramente l’esigenza di individuare schemi di bilancio ad hoc per gli enti non profit in grado di fornire informazioni immediate sulla gestione che gli schemi previsti nel codice civile per le società, e per gli altri soggetti profit, difficilmente avrebbero potuto restituire.

Proprio la stipula della convenzione con il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti Contabili, avvenuta nel giugno del 2018, ha permesso a Csvnet di lavorare insieme ai dottori commercialisti in termini di condivisione della conoscenza ed esperienza sui temi della rendicontazione economica. E la presenza di CSVnet all’interno del Consiglio Nazionale del Terzo Settore ha consentito di monitorare l’iter con il quale i contenuti del decreto hanno assunto la loro attuale fisionomia e fornire il necessario contributo in termini di esperienza maturata dai centri durante gli anni della loro attività a fianco degli enti del terzo settore.

I nuovi schemi di bilancio interesseranno direttamente anche i Csv in quanto Ets. Pertanto l’impatto di tale provvedimento normativo si avrà anche sui soggetti che compongono il sistema dei Csv. Nel 2011 CSVnet, Acri e Forum Terzo Settore hanno adottato il “Modello Unificato di Rendicontazione delle attività dei Csv” che declina gli schemi proposti dall’Agenzia per il Terzo Settore adattandoli alle specifiche esigenze rendicontative dei centri; questa scelta oggi si rivela lungimirante. Infatti i nuovi schemi, previsti oggi per legge, adottano la medesima impostazione metodologica e contenutistica rendendo più agevole il processo di adeguamento che nei prossimi mesi interesserà anche i Csv.

La sfida che i Csv sono chiamati a raccogliere nei prossimi mesi è quella di supportare gli Ets nell’adozione dei nuovi schemi di rendicontazione economica. In tal senso va detto che i contenuti del decreto prevedono delle componenti estremamente innovative.

In primis l’introduzione di uno schema di “rendiconto per cassa” utilizzabile dagli enti con volumi di entrate inferiori a 220.000 euro in luogo dello Stato Patrimoniale e del Rendiconto Gestionale. Nel pieno rispetto dell’art. 13 del codice del terzo settore, e con l’obiettivo di semplificare il carico amministrativo/contabile in capo agli enti di più piccole dimensioni, la produzione di tale schema di rendiconto necessita dell’adozione di una contabilità di “pura cassa”. Sebbene questa sia già utilizzata da moltissimi enti sarà necessario approfondirne caratteristiche e principi oltre che delinearne i contorni e le differenze rispetto alla classica contabilità per competenza economica, evitando pericolosi approcci ibridi che ne mettano in discussione la validità. Ma la componente forse più innovativa è l’introduzione dei modelli relativi alla valorizzazione degli oneri e dei proventi figurativi. Sebbene indicati come prospetti facoltativi da riportare in calce agli schemi di bilancio (sia per competenza economica che per cassa), non c’è dubbio che siamo di fronte ad un importante novità che contempla, tra gli altri, il delicato tema della valorizzazione dell’attività di volontariato.

Il percorso è all’inizio. I contenuti del decreto gettano le basi di un nuovo modo di pensare al tema della rendicontazione economica degli enti del terzo settore. Appare evidente che non basta un atto normativo per disciplinare e risolvere un tema di così ampia portata in termini di accountability Gli schemi di bilancio dovranno superare importanti banchi di prova. Verrà verificata sul campo la loro effettiva capacità di rispondere agli obiettivi che la riforma ha delineato. Saranno necessari ulteriori interventi soprattutto in termini di definizione di specifici principi contabili che permetteranno una migliore applicazione ed interpretazione dei contenuti degli schemi di bilancio.

E in tale contesto appare decisivo il lavoro che dovrà svolgere CSVnet e la rete dei Csv affinché questo primo fondamentale tassello normativo costituisca un’accelerazione al processo avviato da tempo dalla nostra rete finalizzato a rendere l’attività degli Ets sempre più trasparente e capace di rendere conto agli stakeholder di riferimento del proprio agire.

*CSVnet

In apertura foto by mohamed Hassan from Pixabay

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