Formazione

No, la scuola non è finita

Dialogo tra Preside e Vicepreside ICS “Alda Merini” di Milano. “La scuola ha appena ripreso coscienza di se stessa. La didattica a distanza è uno strumento utile per fare compagnia ai ragazzi e rimanere uniti come comunità scolastica in un momento drammatico. Ci domandiamo se tutto questo non sia una grande, grandissima lezione per tutti noi, adulti, genitori, docenti.”

di Angelo Lucio Rossi e Rossella Viaconzi

ANGELO LUCIO ROSSI

Il titolo in prima pagina di Repubblica di pochi giorni fa a caratteri cubitali, "La scuola è finita", è stato fuorviante ed inopportuno perché mai come oggi la scuola è una fucina di tentativi didattici e di compagnia umana ai propri allievi nel momento in cui è venuta meno la presenza fisica e la scuola stessa si è dematerializzata. Ha saputo però modificarsi repentinamente, adattandosi alla situazione contingente e, cosa degna di nota, il suo cambiamento è partito spontaneamente dal basso, dai docenti e dai dirigenti, da coloro che ne sono gli attori. Noi, come tanti docenti e dirigenti scolastici, scommettiamo su questa metamorfosi come capacità di ri-inventarsi e andare all'origine di cosa sia insegnare ed educare. La situazione ha rimesso in discussione paradigmi che si davano per assodati e ha costretto i docenti all'essenzializzazione dei contenuti da trasmettere, focalizzandosi sui nuclei fondanti di ciascuna disciplina e su una valutazione educativa capace di valorizzare ogni singolo alunno, i gruppi di alunni e i compiti reali significativi. Mai come ora questa emergenza rimette al centro la personalizzazione e l'unitarietà e connessione di tutte le discipline tra loro.

No, la scuola non è finita. Ha appena ripreso coscienza di se stessa. Si è parlato tanto di didattica della lontananza di cui l'espressione DAD, Didattica a Distanza, ne sarebbe l'esplicitazione; in realtà si è rivelata una vera didattica della vicinanza, un'àncora per molti, moltissimi ragazzi e bambini soprattutto per quelli con più difficoltà e più problemi. Molto dipende, è vero, dalla possibilità di connessione e di strumentazione disponibile, tablet, PC o cellulare, ma anche questo è un dato che può e viene superato dalla sensibilità personale di docenti e dirigenti scolastici nel momento in cui riescono, grazie anche ad una rete territoriale e di rapporti con associazioni, enti, aziende profit e non profit, come è per noi il Patto Educativo Territoriale (PET) già attivo nel nostro territorio da 4 anni, a superare ostacoli ed essere fecondo di iniziative in un periodo difficile come questo. Tra i partecipanti del PET Save the Children, ad esempio, attraverso il progetto FuoriClasse contro la dispersione scolastica ha aperto da tre anni un Centro Educativo pomeridiano in Via Sapri 50 e in questa emergenza ha dotato gli alunni che lo frequentavano di connessione Internet e tablet. Il Comune di Milano, attraverso l'esperienza di Scuole Aperte, ha messo a disposizione una quindicina di portatili coinvolgendo Lenovo e altre aziende; il Municipio 8 si sta attivando per la connessione wi-fi e le mascherine, la banda musicale PMP, Palestra di Musica Popolare che offre musica a fiato e percussioni a titolo pressoché gratuito, ha acquistato una decina di portatili per venire incontro alle esigenze di tutti; la parrocchia limitrofa di Santa Cecilia ha attivato l'aiuto alla compilazione del modulo per il Buono Spesa del Comune e grazie a Caritas e Banco Alimentare offre aiuto anche alle famiglie degli alunni in difficoltà.

ROSSELLA VIACONZI

"Non scrivo bene in italiano, ma prima di tutto voglio dire grazie per tutto quello che avete fatto per mia figlia e per tutti. Voi pensate a noi in questa emergenza. Mai ci è mai capitato di incontrare persone così: siamo molto onorati. Siete diventati persone eccezionali per noi". È la mamma di Safa a parlare, la ragazza arrivata dal Sud solo pochi mesi fa in classe, ad anno già iniziato. Marocchina, musulmana, occhi scuri e capelli crespi sempre raccolti, da subito ha mostrato un'intelligenza viva e una sensibilità non comune. "Dove è finito il suono della campanella? Dove è finito il chiasso della ricreazione? Dove è finito l'alzare la voce dei professori per rimproverarci? Dove è finita la felicità?!" mi scrive nel diario personale che lancio come provocazione a tutti i miei alunni. Capisco subito che ha il dono della scrittura e allora propongo una raccolta dei loro elaborati per pubblicarli, offrendo subito il mio diario personale della giornata a chiunque di loro mi offra il proprio.

La lontananza da scuola è stata la più grande manifestazione d'affetto dei docenti verso i ragazzi e dei ragazzi verso i propri docenti, la più grande occasione di vicinanza umana in condizione di massima difficoltà laddove neanche si riusciva più di tanto ad arrivare. Si sono mossi tutti: docenti, lo stesso Dirigente che ha chiesto che i ragazzi delle medie gli scrivessero sulla mail personale d'istituto perché non si sentissero soli.

Abbiamo fatto di tutto per andare incontro alle difficoltà dei singoli in una situazione dove è chiaro che sfuggono i lontani e i più disagiati qualora non aiutati, con ogni mezzo, singolarmente. Liste di alunni bisognosi di PC, di connessione Internet, di alimenti si accavallano quotidianamente e ci si prende cura dei singoli. Quello che ho notato è che i miei alunni amano ascoltare leggere: siamo già al 3° libro. Noi siamo dialogo e mai come in questo periodo abbiamo bisogno di rispecchiarci nel vissuto di altri. Con alcune colleghe di Lettere stiamo pensando ad un canale YouTube per offrire letture anche altri alunni.

La didattica a distanza è uno strumento utile per fare compagnia ai ragazzi e rimanere uniti come comunità scolastica in un momento drammatico. Certo, manca il rapporto umano diretto, non mediato dalla tecnologia che in questo frangente però si manifesta per quella che realmente è: semplice strumento. Abbiamo presupposto per anni che la tecnologia e la scienza ci avrebbero salvato. Ora capiamo sulla nostra pelle che la scienza è limitata e non è infallibile, la medicina è una scienza imperfetta e la tecnologia è solo uno strumento e non un fine. Fortunatamente abbiamo tutto questo e saggiamo quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenerci in relazione e a rimanere umani. Non è poco. Senza, sarebbe peggio.

ANGELO LUCIO ROSSI

Burocrazia o innovazione? La burocrazia crea burocrati, l'innovazione crea uomini liberi. La libertà di insegnamento viene dopo quella del singolo. Con i miei docenti ho lasciato che si auto-organizzassero e fossero creativi nell'incontrare e pensare come raggiungere i loro allievi. Alle medie ci si è strutturati con 2/3 ore al mattino e un'ora al pomeriggio. Alla Primaria l'orario è ridotto e si lascia spazio al materiale da visionare insieme ai genitori in differita. I ragazzi al momento accedono a piattaforme Google protette, Hangout Meet o Classroom, la prima per seguire in live e quindi in sincrono la lezione, la seconda per accedere in differita a materiali, lezioni registrate, video.

L'isolamento e l'attivazione della didattica a distanza ha riequilibrato i rapporti fra docenti e genitori: i docenti stanno accompagnando i ragazzi e le famiglie quotidianamente spronandoli, aiutandoli e motivandoli. E i genitori se ne sono accorti. Tanti hanno chiesto di continuare i collegamenti durante le vacanze di Pasqua (che vacanze non sono state…).

La didattica a distanza non è la didattica in presenza: tempi e contenuti devono essere ridotti, la comunicazione per essere efficace deve essere calda, empatica, motivante, rassicurante. Ne consegue che la valutazione non potrà più essere la medesima. Cosa e come valutare? La didattica on line è solo agli inizi, molto è ancora da indagare. Quel che è evidente è che funziona davvero (e molto) nel momento in cui ci si piega sul gruppo classe e si impara insieme percorrendo strade di ricerca condivisa. È scalzato l'apprendimento mnemonico e ripetitivo, è favorito quello comunitario e condiviso. Le competenze digitali, ma soprattutto relazionali e comunicative la fanno da padrone, ma quello che balza agli occhi è che i migliori sono quegli studenti che in presenza studiavano meno o che hanno disturbi specifici di apprendimento perché la tecnologia li supporta. In questo la tecnologia è venuta in aiuto.

ROSSELLA VIACONZI

Il nostro Istituto ha rilanciato il Concorso Nazionale di Poesia "Alda Merini" alla sua 7° edizione, aperto a tutti gli allievi di Primaria e Secondaria di I° e II° (scadenza 30/4/20 e Regolamento sul sito www.icpareto.edu.it) e ha aderito al Concorso fotografico "Straordinario quotidiano" della Fondazione Grossman rivolto ad alunni di 3° media. Il giornale scolastico "Lo Spillo" è approdato on line e mantiene un rapporto vivo con gli alunni di tutte le classi. Il maestro Alberto Villa e la scenografa RAI, Silvana Nininvaggi, ci offrono quotidianamente il loro materiale per i più piccoli dell'Infanzia e della Primaria che abbiamo messo a sito d'istituto. Abbiamo curato ad uno ad uno l'approdo on line dei nostri studenti grazie ad alcuni colleghi che vi si sono dedicati giorno e notte. Non ci siamo risparmiati neanche nel mettere in contatto le famiglie con le opportunità offerte dal Comune per quanto riguarda la compilazione dei moduli per ricevere Buoni Spesa o aiuti dalla Caritas della Diocesi di Milano.

Personalmente nella mia classe di 2° media con un 80% di alunni stranieri, si è pensato di dare voce settimanalmente ai ragazzi dedicando un momento di discussione durante le mie lezioni on line su quanto sta avvenendo rispetto al virus, alla scuola, allo stesso gruppo classe, che i ragazzi hanno rinominato "The broken day's Company", la "Compagnia del giorno spezzato" in modo da farsi compagnia, comprendere meglio le informazioni che arrivano dall'esterno e filtrare le notizie più negative.

ANGELO LUCIO ROSSI

Si legge che alcuni docenti trovino la didattica on line non funzionale allo studio, che i ragazzi non si applichino dovutamente nelle consegne e sia difficile valutarli e assegnare voti. Qualcuno pensa che sia necessario maggiore serietà e che i voti possano risolvere ogni problema. Ci si dimentica però di porsi un'unica domanda: cosa e come valutare? E soprattutto ci si dimentica che la valutazione è valorizzazione e sviluppo dei talenti di ognuno.

Per apprendere il nostro cervello necessita di agganciarsi alla componente emotiva. I nostri ragazzi, in questo momento, stanno affrontando una pandemia nel Paese tra quelli con più morti accertati al mondo, soprattutto in alcune città del Nord, stanno combattendo interiormente, ogni giorno, con la paura della morte per sé e per i propri cari mentre sono in fase di crescita. Quali cicatrici un simile vissuto lascerà in loro? Cosa li può sbloccare ora dalla fissità del loro pensiero di morte e aiutarli a rimodularsi e a rimotivarsi? Lo studio è una terapia potente quando si soffre, soprattutto lo studio condotto per piacere e come ipotesi di affronto di ogni circostanza. La didattica on line ha avuto il grande pregio di connettere i lontani e ricostituire la comunità scolastica. Se una cosa è chiara è che in questo contesto storico una simile didattica non vive di programmi o di progettazioni ardite, ma di gesti semplici ed essenziali che aiutino le singole comunità familiari ad organizzarsi ed autoregolarsi in vista di una ricostruzione che sarà comunitaria e di cui la scuola sa già che dovrà assumersene il carico più forte. La scuola ha dovuto ristabilire un contesto educativo e rinegoziare con le famiglie un patto educativo reale.

ROSSELLA VIACONZI

Dalla triplice prospettiva di madre, docente e vicepreside mi interrogo profondamente e mi domando se tutto questo non sia una grande, grandissima lezione per tutti noi, adulti, genitori, docenti. Una lezione che pone al centro l'educazione. Mi pare evidente che tutto sia una grande chiamata collettiva all'educativo, una grande lezione per tutti e per ciascuno.

Oserei quasi dire che è una grande lezione di umiltà: umiltà nel ritornare al senso della propria professione. Umiltà nell'accettare che la didattica a distanza ponga in primo piano il problema della relazione educativa senza la quale è praticamente possibile, ma inefficace. Umiltà nell'ammettere che 'sì, è vero, finora ho fatto così', ma ora sono costretto come docente a cambiare persino il mio modo di valutare. Umiltà nei rapporti. Una grande domanda allora si staglia all'orizzonte: ha ancora senso e se sì, perché insegnare, cioè educare? Non siamo forse favoriti noi che abbiamo più sensibilità educativa a risvegliarla in tutti? Non è forse una grande occasione per riscoprire l'importanza di tutto e imparare davvero per la prima volta (e non 'come se fosse' la prima volta) cosa sia educare?

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