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Le teorie del gioco d’azzardo e il collasso del sistema economico di salute pubblica

Il virus mostra ha rivelato ciò che ogni sistema economico razionale tende a nascondere, ovvero che tale sistema si regge su sacrifici umani. Ogni sistema improntato unicamente al calcolo di costi-benefici è un rischiosissimo gioco d'azzardo. Perché esclude il senso, la differenza, la relazione

di Pietro Barbetta

Alcuni lettori ricordano la grottesca parodia dello scienziato tedesco immigrato negli USA, che raccomandava un attacco atomico preventivo contro l’Unione Sovietica, nel film di Stanley Kubrick Il dottor Stranamore.

Il Dottor Stranamore ha un corpo robotico, meccanico con automatismi disfunzionali che rivelano le segrete vestigia naziste di recente scomparse, il film è degli anni Sessanta. In quel periodo, l’attacco preventivo all’URSS era considerato la mossa, in quintessenza strategica, del gioco a somma zero.

Oggi la teoria dei giochi domina l’economia globale capitalista e post-comunista. Il Dottor Stranamore sembra stare tra noi nelle vesti dei consulenti di borsa e di banca di Londra e dintorni, benché la guerra fredda sia terminata. Con la diffusione del virus – di covid-19 e dei precedenti – il gioco d’azzardo soffre la vendetta della Terra, che sconvolge ogni tentativo di razionalizzazione dell’economia riguardo alla salute pubblica. Uno per uno, come nell’alcolista, che non ferma mai il gioco con la bottiglia, l’ultimo è sempre il penultimo. Questo virus è il penultimo, i virus stanno, per così dire, uno dopo l’altro, ad aspettare il loro turno di arrivo. Gli uomini, come alcolisti, sono certi di poter fermare il virus, ma l’ultimo è sempre il penultimo. Qui, come nell’evento alcolico, il problema non è smettere, ma smettere di smettere: infinito potenziale.


Il virus è più potente, la sua intensità è continua, non è rarefatta; non c’è spazio tra il prima e il dopo, come l’infinito attuale in matematica si compara con l’infinito potenziale.

La salute pubblica/privata e il virus sembrano creare un circuito bizzarro, più la salute taglia le spese superflue, per rendere la sua azione più economica e produttrice di profitto, meno ci sono possibilità di curare tutti. «Dobbiamo proprio curare tutti gli esseri umani allo stesso livello? Oppure privilegiare qualcuno, risparmiando? E, in questo caso, chi sono coloro che vanno sacrificati?». Si chiedono i tecnocrati senza volto dell’economia “affidabile”.

In opposizione a queste domande, altre ne sorgono con urgenza: c’è ancora spazio dove la clemenza e la compassione abbaino ad essere onorate? L’economia dei nostri tempi, la teoria dei giochi, prendono in considerazione questa istanza?

Qui sto discutendo una premessa filosofica della teoria anglosassone dei giochi: entia non sunt multiplicanda sine necessitate. Sono sempre stato scandalizzato da questa orribile premessa, è un imbroglio, restringe le possibilità umane a quelle computabili, cancella dall’umanità – più in generale dall’animalità – ciò che è proprio delle specie: la ridondanza. L’idea del risparmio nel sistema di salute pubblica e in altri ambiti – come l’educazione, la cultura, ecc., le cosiddette spese superflue – è letale per la società e la natura.

Ciò che Georges Bataille chiama la dépense è stata recentemente trovata nella ricerca biologica sul DNA. Nella struttura del DNA c’è ciò che veniva definito “DNA spazzatura”, che ripete più e più volte la stessa sequenza, apparentemente superflua. Scoperta importante per, ad esempio, le nuove frontiere della ricerca sul cancro. In biologia, la natura è abbondante, piena di ridondanze, non misera e matrigna, come la definisce l’economia.

La prima conseguenza della razionalizzazione economica, a cui testimoniamo tutti, è la sostituzione del dominio clinico in medicina con l’era della prevenzione. La semeiotica clinica che trasforma i sintomi in segni non attraversa più, ai gironi nostri, la relazione tra il corpo del medico e quello del paziente; passa attraverso screening tecnici legati alla medicina basata sull’evidenza. Il medico di base non è più colui che si reca a casa per visitare il malato, è ridotto a una figura che inserisce dati nel computer, dati che vengono raccolti dal sistema sanitario centrale.

Non sto attaccando questo processo, questa razionalizzazione è stata importante. Diventando sempre più affidabile, nella normalità, il sistema sanitario pubblico, se non inquinato da quello privato, ha salvato molte vite, riducendo la mortalità e rendendoci più longevi di quanto non fossero i nostri simili nei tempi passati. Non voglio commettere la stupidità di attaccare questo nuovo sistema di cure, non è quel che intendo.

Non credo però che, dalla nascita della clinica, a fine Settecento, fino agli anni Settanta del secolo scorso, non ci fosse alcun approccio scientifico. Il problema è che ora, l’esperienza clinica del medico – auscultare il respiro, guardare il colore del volto, valutare un regime dietetico, valutare i rischi sul lavoro, seguire la vita quotidiana del paziente – è sempre più considerata irrilevante. Questa presenza del corpo del medico, che visita il corpo del paziente, sta diventando superflua.

La ragione economica di questa trasformazione, dalla clinica alla prevenzione, è la conseguenza del dominio pubblico/privato della salute pubblica. Le compagnie multinazionali risparmiano e riducono la soglia dei servizi a ciò che è strettamente necessario. Perché ciò accada, la filosofia richiesta è il rasoio di Occam: non v’è necessità del superfluo.

La dépense evocata da Bataille, nascosta dal sistema sanitario, scompare dal panorama della clinica – ciò che un tempo era un compendio di scienza e tenerezza – ma riappare, in maniera stupefacente, nella ricerca biologica sul DNA nei termini di ridondanza necessaria.

La stessa economia, un tempo, ha dovuto ammettere che in momenti di crisi, come nell’America del 1929, l’introduzione del superfluo – le politiche keynesiane – ha fatto rifiorire il benessere, si chiamava welfare state, se c’è ancora qualcuno che ricorda.

Ora che stiamo vivendo immani crisi ecologiche, che si susseguono una dopo l’altra, abbiamo la necessità di re-introdurre il superfluo, perché i virus sono enti che si moltiplicano necessariamente, rendendo vana la premessa del rasoio di Occam.

Il virus mostra ciò che il sistema economico razionale nasconde, cioè che tale sistema ci pone di fronte alla crudeltà dei sacrifici umani. Mentre gli Aztechi sacrificavano i re, nelle forme del gioco decisionale dell’economia contemporanea sono i poveri, gli anziani, i malati e i disabili che vengono sacrificati. Per necessità, è tornata la nostalgia del Dottor Stranamore

* Professore di Psicologia Clinica presso l’Università di Bergamo

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