Economia

Unicredit e quello spot furbetto sul mutuo prima casa

Sono ormai passati ventidue giorni dall'entrata in vigore del decreto Cura Italia che dà la possibilità ai privati di sospendere il proprio mutuo. Possibilità che rimane però senza attuazione. Se la maggior parte delle banche permette di fare le richieste, senza però certezze sui tempi di attivazione del diritto, Unicredit invece spinge i propri clienti a praticare la strada onerosa, con tanto di pubblicità in tv

di Lorenzo Maria Alvaro

Siamo ormai quasi a metà aprile. Gli italiani titolari di un mutuo sulla prima casa stanno vedendo sempre più vicini i pagamenti della rata mensile. Eppure il 17 marzo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Cura Italia il Governo aveva stabilito la possibilità di sospendere i mutui prima casa pagando, alla fine del periodo di interruzione, solo 50% degli interessi maturati.

E allora perché non è così? La mancata applicazione di questo diritto da parte dei cittadini non è chiaro a cosa sia imputabile. La parola che si dovrebbe usare è sempre la stessa: burocrazia. Ma non si sa quale burocrazia in particolare. L'unica certezza è che la responsabilità è degli istituti di credito. Ad oggi infatti le banche non hanno ancora comunicato alle proprie agenzie come gestire e processare le richieste. Oggi dunque i correntisti possono inviare il modulo con la richiesta ma dovranno poi attendere un tempo imprecisato perché la domanda venga presa in esame e processata. E intanto le rate continuano ad arrivare. Il che significa che nel caso non si possa pagare si diventerebbe morosi rendendo il diritto alla sospensione con la garanzia dello Stato non più esigibile.

Ma c'è chi fa di più. In questi giorni Unicredit sta diramando in televisione uno spot in cui invita i propri clienti a chiamare il numero verde 800.32.32.85 per sospendere il proprio mutuo.


L'idea che ci si fa vedendo lo spot, sopratutto leggendo la frase “in aggiunta alle misure varate dal Governo”, è che si tratti di un numero dedicato all'emergenza e che quindi riguardi da vicino la possibilità messa in campo dal decreto legge del Governo. Niente affatto. In coerenza con gli ultimi ventidue giorni, in cui gli operatori della Unicredit hanno spinto i propri clienti a privilegiare la scelta della strada onerosa alla sospensione, quello spot rimanda al centralino dell'istituto e illustra esclusivamente la via sospensiva opposta rispetto a quella del decreto.



Di cosa si tratta? Della clausola di sospensione prevista dai normali contratti di mutuo, per cui il cliente dovrà continuare a pagare gli interessi cui si sommano altri interessi da pagare una volta riattivato il muto.

Di fatto quindi Unicredit non solo non rende esigibile un diritto dei propri clienti. Ma cerca di lucrare sul loro stato di bisogno spingendoli a scegliere un'opzione meno vantaggiosa per loro. E tutto questo viene fatto anche attraverso spot equivoci.

Cittadinanzattiva già il 1 aprile si è attivata per capire la situazione e la natura del problema. «Siamo in contatto con Abi e con tutti i nostri referenti. Stiamo monitorando tutte le situazioni e gli istituti di credito», spiega Isabella Mori responsabile nazionale del PIT e del settore dei Servizi Bancari e finanziari di Cittadinanzattiva, «nelle prossime ore confidiamo di avere un quadro preciso della situazione e valuteremo tutte le azioni da intraprendere per la tutela dei cittadini».

Nel frattempo sarebbe bello se anche il Governo battesse un colpo.

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