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Le bare di Bergamo non sono quelle di Lampedusa

Da diversi giorni gira in rete una foto raffigurante le bare allineate nell'hangar dell'aeroporto di Lampedusa, scattata il 5 ottobre 2013 e attribuita alle "bare di Bergamo". La foto che è stata ripresa anche da diverse testate italiane è un falso. Si tratta di due tragedie diverse

di Alessandro Puglia

C’è un’immagine che gira in rete dove sono raffigurate in maniera generalizzata “le bare di Bergamo”, mentre la foto in questione risale al 5 ottobre 2013 ed è stata scattata nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa dove sono raffigurate allineate un centinaio delle bare delle 366 vittime della più conosciuta strage del Mediterraneo.

Due tragedie diverse che meritano rispetto, ma che la rete incurante ha sovrapposto, nell’approssimazione di chi l’ha condivisa perché stando chiuso in casa può a maggior ragione dire la sua, nell’approssimazione di diverse testate giornalistiche italiane che l’hanno a loro volta ripresa, non verificando.


Certo, ogni tragedia umana è accomunata dal dolore, dalla dignità dei morti che viene calpestata come nel caso dei morti di Lampedusa a cui familiari fu allora negato di partecipare ai funerali, come nel caso dei familiari italiani che in queste ore non riescono a dare l’ultimo saluto ai propri cari nel Bergamasco. E che si vedono portare le ceneri dei propri cari da Bergamo a Padova o a Torino perché i forni crematori sono pieni.

Nella pagina Facebook della Parrocchia di Zogno, in provincia di Bergamo, paese di poco più di ottomila anime, ogni giorno vengono pubblicati i nomi delle persone decedute a causa del Covid 19. Qui la campana suona in segno di lutto una volta sola al giorno per ricordare tutte le persone del paese che non ce l'hanno fatto e serve a restituire un po’ di speranza a chi è ancora vivo o sta lottando tra la vita e la morte. Vivere con il sottofondo delle sirene non è affatto facile.

Distinguere nella tragedia significa avere rispetto per chi oggi non c’è più e per tutti quei familiari che oggi sono chiamati a sopportare il dolore della perdita di un caro e il dolore di non poter celebrare i propri morti. A Bergamo come a Lampedusa, ma sono storie diverse.

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