Non profit

Sostenere organizzazioni e non progetti? D’accordo, ecco le sperimentazioni e le domande

Il presidente della Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo, rilancia l'appello del segretario generale di Assifero indicando le sperimentazioni in essere ed enucleando le domande a cui pur bisogna dar risposta per fare davvero un passo avanti

di Redazione

L’appassionata e stimolante nota di Carola Carazzone sul ruolo e l’impegno delle Fondazioni rispetto al Terzo settore riprende con forza un tema sul quale da tempo tutti noi andiamo riflettendo ed anche, forse faticosamente, sperimentando.

I punti di convergenza , anzi di assoluta condivisione, sono molti e non sono di poco conto, a partire dal giudizio sulla centralità del Terzo settore come fondamentale soggetto di promozione del capitale sociale e quindi come decisivo soggetto di cambiamento nel nostro Paese. Come pure non posso che condividere le perplessità sulla assoluta prevalenza che assume il meccanismo del bando nelle procedure di erogazione da parte delle Fondazioni. Il bando segna la vittoria dell’offerta sulla domanda e cioè tende a piegare i bisogni ad uno schema prestabilito; il bando rischia di fare premio molto sulla forma e di alimentare una dimensione di “professionismo senza passione” . E, peraltro, sappiamo che i progetti presentati per alcuni bandi, rappresentano per le Organizzazioni una modalità per garantirsi le risorse necessarie per la gestione ordinaria. Tutto questo è noto e, certamente, non va bene.

Non bisogna sottovalutare tuttavia due circostanze: la prima è che finanziare progetti, attraverso i bandi, assicura un minimo di trasparenza e questo spiega perché, per molti enti di erogazione il bando ha rappresentato, recentemente, una conquista rispetto ad una prassi precedente in cui era difficile scorgere criteri plausibili nelle erogazioni. La seconda e che sono in corso molti esperimenti che tendono ad attenuare i limiti del bando ed a sperimentare, in generale, nuove forme di intervento.

Cito qualche esempio di iniziative e di modalità sperimentate dalla Fondazione Con il Sud:

– Intanto la doppia fase nei bandi consente di attenuare il rischio che vincano i più “formali”; come pure è utile definire bandi non troppo prescrittivi nei contenuti progettuali; abbiamo sperimentato, con iniziative sul volontariato, modalità di selezione fortemente sbilanciate sulle caratteristiche del soggetto piuttosto che sulle attività proposte. Queste esperienze ci hanno insegnato molte cose e credo, onestamente, che ci consentono di attenuare sempre di più i limiti del bando come meccanismo di erogazione.

– Dall’anno scorso poi, stiamo sperimentando un intervento esplicitamente rivolto alle organizzazioni più forti, individuate con criteri oggettivi, invitandole a proporci progetti piuttosto consistenti di sviluppo dei territori .

Condivido anche l’auspicio che le Fondazioni sperimentino strumenti capaci di rafforzare le organizzazioni di Terzo settore dal punto di vista patrimoniale e finanziario: anche qui ci stiamo provando con l’istituzione di un Fondo di garanzia per i crediti degli Enti di Terzo settore nei confronti della Pubblica Amministrazione e con la promozione del primo Fondo chiuso di equity per le imprese sociali.

Stiamo riflettendo su possibili – e difficili – interventi per aiutare le organizzazioni ad acquisire una sede in proprietà che significherebbe tranquillità nello sviluppo delle attività ed un importante rafforzamento patrimoniale. Quindi l’appello a sostenere le organizzazioni e non i progetti ha molte, possibili ed utili declinazioni; ha interessanti sperimentazioni in atto sulle quali sviluppare confronti ed approfondimenti.

Ed è una strada da approfondire probabilmente con maggiore determinazione.

Ma resta una questione grande, sulla quale bisogna riflettere, anzi bisogna decidere. Sapendo che si tratta di una scelta assai difficile e dolorosa. Essendo chiaro che non vi sono le risorse sufficienti per intervenire su tutti i soggetti (questo per la Fondazione Con il Sud è un dato clamoroso considerata la capacità erogativa ed il bacino di utenza, ma vale in misura ridotta per tutti), bisogna scegliere un criterio. Interveniamo sulle organizzazioni più forti o sulle più fragili? Sulle consolidate o sulle quelle nuove? Immaginiamo di favorire partenariati e reti? Scegliamo i territori più deboli?

Sono tutte ipotesi che hanno argomenti formidabili a favore o contro. Su questo bisogna spostare il dibattito, altrimenti sarà difficile fare passi avanti.

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