Economia

Rischio collasso per le cooperative sociali della Toscana

Coronavirus, appalti e revisione dei prezzi. In gioco 30mila posti di lavoro e la tenuta del sistema di welfare: «La Regione ci ascolti», l’appello dei rappresentanti delle tre centrali: Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, Dipartimento Welfare Legacoop Toscana e Agci sociale Toscana

di Antonietta Nembri

Servizi prima infanzia, assistenza domiciliare, servizi complementari come quelli di pulizia e ristorazione e tutto l'ambito del turismo sociale. Sono tutti i settori della cooperazione di tipo A e tipo B che coinvolgono circa 30mila lavoratori in Toscana, che rischiano di essere duramente colpiti dagli effetti dell'allarme Coronavirus. Un sistema che rischia il collasso, se la Regione Toscana continuerà ad ignorare le richieste avanzate dalle cooperative sociali toscane in conseguenza del rinnovo del contratto nazionale di settore sottoscritto a marzo 2019 ed entrato in vigore a maggio dello stesso anno: è il messaggio emerso questa mattina durante la conferenza stampa convocata dalle tre Centrali cooperative Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, Dipartimento Welfare Legacoop Toscana e Agci-Sociale Toscana.

Anche se al momento in Toscana la situazione, rispetto all’emergenza per Covid-19, pare sotto controllo, ha osservato Alberto Grilli, presidente regionale di Confcooperative-Federsolidarietà «a livello nazionale si sono già registrate le prese di posizione da parte dell’Alleanza delle Cooperative (qui la news)». Un’emergenza che rischia di inasprirsi ha commentato Grilli «nei servizi alla prima infanzia, con l’ipotesi di ulteriori chiusure scolastiche. Ma anche il turismo è in preallarme. Già ora registriamo da parte delle nostre associate una forte preoccupazione sul nostro territorio. Il calo delle presenze si tocca con mano». E sempre sul fronte Coronavirus, Grilli rispondendo ai giornalisti ha sottolineato che uno degli ambiti che preoccupano è quello dell’assistenza domiciliare «situazioni particolari che stiamo monitorando. In questo momento la cooperazione sociale in Toscana attende le prossime mosse che il governo farà, la preoccupazione è molto alta»

Tornando alle richieste avanzate dopo il rinnovo del contratto nazionale, nel giugno scorso le cooperative sociali toscane avevano chiesto un incontro urgente alla Regione Toscana e all’Anci Toscana per avviare un confronto che portasse alla revisione dei prezzi corrisposti per i servizi già affidati alle cooperative e per insediare un tavolo che affrontasse gli elementi critici nell'ambito degli appalti pubblici per i servizi alla persona.

«Alle rassicurazioni offerte dalla Regione – dicono i rappresentanti delle tre Centrali cooperative Alberto Grilli per Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, Marco Paolicchi per Dipartimento Welfare Legacoop Toscana e Federico Pericoli per AGCI-Sociale Toscana (nella foto in apertura)non è seguito nulla, nessun risultato concreto, nessuna misura».

Negli ultimi dieci anni – è stato ricordato -, gli anni della grande crisi durante i quali le cooperative sociali hanno retto il sistema di welfare regionale, proteggendo i cittadini dai tagli selvaggi alle prestazioni pubbliche, i compensi per le cooperative sono rimasti gli stessi. Oggi le cooperative sociali devono fare i conti con un costo del personale incomprimibile che pesa tra il 75% e il 93% sui bilanci, a fronte di una redditività dei servizi prossima allo zero, a tempi di pagamento che vanno ben oltre i limiti di legge e al mancato riconoscimento degli incrementi tariffari conseguenti all'adeguamento Istat. Un mix di elementi che sta mettendo a dura prova un comparto dove lavorano oltre 30mila persone.

In Toscana operano 550 cooperative sociali riunite nelle tre centrali (Confcooperative, Legacoop e Agci) che occupano 30mila persone, di cui 2.100 svantaggiate, attive in tutti i settori socio-sanitari assistenziali e educativi. Il 70% degli occupati è composto da donne, i giovani sono oltre il 60%, in quasi l'80% dei casi i lavoratori sono impiegati stabilmente con contratti a tempo indeterminato. Oltre al valore diretto generato dalle cooperative sociali attraverso le loro attività produttive, va considerato il risparmio di risorse pubbliche che deriva dall'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate: inserendo nel mondo del lavoro i soggetti più fragili, si risparmiano i soldi pubblici che sarebbero necessari per accudire queste persone in comunità terapeutiche e centri specializzati e le risorse che andrebbero a finanziare i sussidi sociali.
Va aggiunto il fatto che oggi la quasi totalità dei servizi sociali e educativi in Toscana è affidata alle cooperative sociali: ad esempio, l'80% degli asili nido della regione è affidato alla gestione delle coop.

«L'assenza di risposte da parte della Regione – concludono i rappresentanti delle tre Centrali cooperative – mette a rischio non solo la sopravvivenza di imprese che operano correttamente, migliaia di posti di lavoro, le opportunità per i lavoratori svantaggiati ma anche la tenuta del sistema di welfare regionale che garantisce gran parte dei servizi pubblici ai cittadini».

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