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Libia, le ong dicono no alla firma del Memorandum
Di fronte all’imminente riconferma dell’accordo, le organizzazioni ricordano che l’esecutivo Conte 2 si era impegnato a rivederlo. «Se il Governo italiano accetterà di firmare l’accordo senza alcuna reale discontinuità con il precedente, avendo certezza delle inenarrabili violenze di cui la Libia è protagonista, metterà in discussione la sua stessa adesione alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite» afferma Silvia Stilli, portavoce AOI. Le prese di posizione di Save the Children ed Emergency
di Redazione
Il Memorandum Italia-Libia triennale firmato nel 2017 sta per essere riconfermato alla sua scadenza nella medesima versione. Al centro il sostegno alle formazioni militari libiche che si occupano di pattugliare le coste, in termini di rifornimento di mezzi e addestramento del personale. Si tratta di firmare un accordo con il governo di Al Sarraj che viola costantemente i diritti umani. Si tratta dello stesso memorandum che, durante il governo Gentiloni (che lo ha stipulato) e i successivi Governi Conte , ha "regolato" la politica tra Italia e Libia in tema di immigrazione e sbarchi.
Si è discusso in più di un’occasione dell’opportunità, da parte dell’Italia, di finanziare queste formazioni, laddove sono state riscontrate palesi violazioni dei diritti umani e anche collusioni con i trafficanti dei barconi. Dal pattugliamento e raccolta delle genti disperate in mare fino alla gestione dei campi per i migranti diffusi nel territorio libico, veri e propri centri di detenzione, la Libia è protagonista di “ogni genere di inerrarabile orrore”, come ha più volte affermato l’Unhcr: condizioni igieniche e sanitarie insostenibili nei campi, mancanza di cibo garantito, torture e stupri, sparizione di esseri umani, soprattutto minori.
Immagini, storie e testimonianze che supportano queste denunce sono state rese pubbliche attraverso vari media: in Italia nelle pagine dell’Espresso, di Avvenire, e Famiglia Cristiana, ma anche dei principali quotidiani nazionali, in importanti format delle reti televisive e radiofoniche, le cui fonti sono le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, Amnesty International, le ong attive nel soccorso in mare e in Libia, le realtà sociali impegnate nell’accoglienza di chi riesce a trovar rifugio in Europa, gli avvocati che tutelano i diritti umani e le stesse disperate persone scampate al peggio.
Appena insediatosi, il Governo Conte 2 si era impegnato a rivedere questo accordo. Cosa sta succedendo?
Perché Governo e Parlamento ignorano gli appelli che da mesi le organizzazioni di AOI, il Tavolo Asilo gli hanno inoltrato per condizionare ogni accordo con la Libia di Al Sarraj al rispetto dei diritti umani, allo smantellamento dei centri per allestire campi gestiti da Unhcr e all’attivazione di in tempi rapidi di un piano di evacuazione europeo di corridoi umanitari.
«Non possiamo più farci condizionare dallo scenario di guerra e le tensioni che anche in queste ore si presentano in Libia, scegliendo il ricatto di Al Sarraj che non accetta condizioni basilari e pretende il rinnovo del Memorandum così come è», dichiara Silvia Stilli, portavoce AOI. «Se il Governo italiano accetterà di firmare l’accordo senza alcuna reale discontinuità con il precedente, avendo certezza delle inenarrabili violenze di cui la Libia è protagonista, metterà in discussione la sua stessa adesione alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Non solo: aprirà la strada ad una più agguerrita stagione di attacchi e criminalizzazione delle sue ong e organizzazioni impegnate all’opposto nella denuncia delle violazioni e nell’azione umanitaria. Ci appelliamo prima di tutto a quelle e quei parlamentari che hanno a cuore democrazia e giustizia perché si svolga un dibattito franco in aula e si arrivi ad una scelta consapevole e di responsabilità da parte del Governo. A noi pare chiaro oggi che nessun significativo passo è stato fatto dal primo novembre 2019 per arrivare alle sostanziali modifiche auspicate, che avrebbero dovuto essere concordate bilateralmente prima del 2 febbraio 2020. L’affermazione della democrazia in Libia e la fine del conflitto nell’area richiedono un impegno di altro genere, diplomatico e insieme di intervento concreto in sostegno a migranti e popolazione civile libica nelle comunità con aiuto umanitario sotto l’egida dell’Unhcr e programmi di cooperazione allo sviluppo».
Anche Emergency condanna il rinnovo di questo vergognoso accordo con la Libia e chiede all’Italia e all’Europa di dare risposte serie e credibili per affrontare ciò che avviene ogni giorno nei luoghi di detenzione libici e nel Mediterraneo. In una nota ribadisce che: «È necessario ripensare le politiche sull’immigrazione in Italia e in Europa, che non possono essere più delegate a Paesi che violano i diritti umani su mandato. Se vogliamo veramente parlare di cambiamento di rotta, è imprescindibile fare scelte civili forti, per le quali non possiamo più aspettare».
«Consideriamo inaccettabile per l’Italia rinnovare gli accordi con un Paese dove permangono e si sono acutizzate, a causa dell’escalation del conflitto, continue violazioni dei diritti umani e dei diritti dell’infanzia», afferma Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, in merito al rinnovo degli accordi tra Italia e Libia siglati nel 2017.«Non è possibile rimanere indifferenti di fronte a quanto sta accadendo. L’Italia metta il tema del rispetto dei diritti umani al centro delle proprie priorità e ne faccia il faro nella valutazione rispetto a tali accordi, che andrebbero immediatamente sospesi», conclude.
In apertura foto Sintesi
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