Salute

Pregliasco: «Coronavirus? L’emergenza esiste ma possiamo stare tranquilli»

Il virologo dell’Università degli Studi di Milano e presidente nazionale Anpas spiega: «esiste il rischio che possano arrivare casi anche qui da noi, ma siamo attrezzati per affrontare la situazione con una certa tranquillità. Con la Sars che era il 50% più letale in Italia non abbiamo avuto alcun caso»

di Lorenzo Maria Alvaro

Sono ad oggi 25 le persone che hanno perso la vita mentre i casi di contagio sono 616. A dirlo è la Commissione Nazionale per la Sanità cinese mentre monitora il coronavirus 2019-nCoV, la nuova malattia che ha messo in allerta il mondo partendo dalla città di Wuhan nel sud-est della Cina, a dicembre. Negli ultimi giorni le autorità locali hanno imposto limitazioni allo spostamento delle persone, per evitare la diffusione in altre aree del Paese, in un periodo di grandi viaggi per le vacanze legate al Capodanno cinese. Nel mentre si lavora per contenere il rischio di un’epidemia, virologi e ricercatori in tutto il mondo stanno studiando per comprenderne meglio le caratteristiche, le modalità con cui si diffonde e per valutare gli effettivi rischi per la popolazione. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e presidente nazionale Anpas. L'intervista



Professore innanzitutto quando parliamo di 2019-nCoV di cosa stiamo discutendo?
È della famiglia dei coronavirus, un tipo di virus conosciuta da anni che si trasmettano tra specie animali diverse. Tipicamente producono forme simili e più banali delle influenze tradizionale. Forme come raffreddore e naso chiuso. Colpiscono per lo più pipistrelli e dromedari.

Perché questo coronavirus è diverso?
Perché è una ricombinazione di un virus umano con quello di alcuni serpenti, come dimostrano i risultati della mappa genetica diffusi sul Journal of Medical Virology dagli esperti delle università di Pechino e Guangxi. Questo avvalora l'ipotesi degli inquirenti che indicavano come origine il contatto delle persone con vari animali all'interno di un mercato della città. Dove per altro vengono venduti anche serpenti. Il problema è che questa convivenza stretta tra uomo e animale, tipicamente asiatica, può generare queste mutazioni che diventano pericolose. Una variante che ci preoccupa in particolare perché con la mutazione diventa contagiosa da uomo a uomo. Fortunatamente sembrerebbe che sia meno efficace nella trasmissione rispetto all'influenza tradizionale.

Che livello di pericolosità?
La verità è che i casi sono troppo pochi per avere un quado esaustivo. È il motivo per cui l'Oms tentenna. Bisogna ricordarsi quante siano state le critiche rispetto ai casi Sars e H1n1. Per fare un parallelo è una situazione di stallo: bisogna ricordarsi come sia stato criticato Bush per non aver fatto interventi preventivi sul caso Katrina e allo stesso modo quanto è stato criticato Obama per il motivo opposto, e cioè aver creato allarme per un tifone che non si è concretizzato. Immaginare di chiudere, anche solo in parte, i viaggi da e per la Cina creerebbe un danno in termini economici di miliardi di dollari.

Perché allora preoccuparsi?
Perché anche se non sappiamo ancora precisamente quanto, sappiamo che può essere letale. Ci sono 25 decessi causati da questo virus. Detto questo bisogna anche dirsi che è letale la metà di Sars. E in Italia non abbiamo avuto alcun caso di Sars. Possiamo dire che sia un virus di gravità intermedia tra una polmonite tradizionale e la Sars. Almeno stando ai dati arrivati fino ad ora.

Anche il rischio psicosi è concreto…
Si diciamo che anche a causa di alcuni film, penso a Virus letale, la sensibilità rispetto a questi fenomeni è molto più alta. In più la concomitanza con l'influenza tradizionale non aiuta. Di certo nelle prossime settimane vedere un cinese che starnutire creerà un po' di paura.

Cosa si può dire per tenere a freno il panico?
Innanzitutto che mentre nel secolo scorso ci trovavamo a dover gestire epidemie ed emergenze una volta che erano conclamate oggi riusciamo a individuare un piccolo focolaio qual è quello di Wuhan. Significa trovare un ago nel pagliaio. Questo significa che abbiamo un enorme capacità di individuare i problemi sul nascere. Abbiamo poi l'esperienza di altri casi come H1n1 e Sars per cui abbiamo già dei protocolli da seguire. Quindi direi che in linea di massima si può stare calmi. Potrebbe anche succedere che arrivino qui alcuni casi secondari. Ma siamo attrezzati e preparati per gestire la situazione e contenere il problema con una certa tranquillità.

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