Sostenibilità

Un libro fotografico per sostenere i commercianti

Si intitola "Era mare", i suoi proventi andranno ai commercianti e ai privati impegnati nella tutela e valorizzazione del sestiere di Dorsoduro

di Francesca Serravalle

Il progetto
La notte del 12 novembre 2019 a Venezia la marea ha raggiunto 187 cm sul medio mare. Un evento eccezionale, ha sommerso le strade e allagato la quasi totalità dei piani terra. Si è scelto di evitare la cronaca d’assalto dei danni in rispetto alle persone colpite, per raccontare l’atmosfera sospesa e fragile di Venezia, della sua laguna e dei Veneziani. Uno scongiuro incerto e distopico per porre alcune domande sul futuro della città.
L’intero incasso sarà devoluto all'associazione culturale Do.Ve, rete di attività commerciali e privati impegnati nella tutela e valorizzazione di un’estesa area del sestiere di Dorsoduro. L’associazione si impegna ad usare i fondi raccolti per aiutare queste realtà a rialzarsi.

La curatela del progetto è di Francesca Serravalle e del publisher indipendente bruno. Le fotografie sono invece di Matteo De Mayda (Contrasto)

Era mare
Lo scirocco smise di soffiare all’una, quella notte di luna piena in cui le bocche di porto ubriacarono la laguna di acqua salata. Era mare, non più acqua salmastra. Dal giorno seguente si era disegnato un nuovo orizzonte che saliva e scendeva, di sei ore in sei ore, coprendo costantemente i masegni di trachite. Venezia si rifletteva ora anche sui campi diventati specchi d’acqua raggiungibili in barca, a cui i lampioni fungevano da ormeggi. Da settimane una calma piatta, di una bellezza post apocalittica, svegliava i veneziani alle cinque e mezzo del mattino con le sirene, trasformando la cronaca di un’emergenza in emergenza cronica. Un’acqua cheta silente persisteva e cancellava i contorni definiti tra le fondamenta e i rii, tra i canali e le calli, inghiottendo le strade e isolando i ponti, eletti a luoghi d’incontro in cui i pochi abitanti rimasti potevano salutarsi all’asciutto. Ogni tanto, per qualche ora, capitava che il mondo sommerso emergesse, mostrando magnifici mosaici bizantini, palladiane e terrazzi alla veneziana.Prima di ritirarsi, l'acqua mangiava qualche pezzo di città; venivano così sacrificate colonnine, barche e persino edicole intere. Era un paesaggio in continua mutazione.

Nuove specie di flora e fauna sostituivano quelle precedenti, resistendo al nuovo ambiente; i cactus affioravano nelle corti di questo deserto d’acqua. I turisti erano ormai radi e Venezia splendeva di una nuova bellezza ambigua, come una Pompei sospesa, che viveva a un ritmo lento, prefigurando una futura Atlantide. La Serenissima era diventata l’habitat sperimentale in cui una popolazione quasi anfibia resisteva studiando nuovi percorsi e sperando di risvegliarsi più asciutta e numerosa.

Il libro è acquistabile al seguente link
https://eramare.b-r-u-n-o.it/

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