Cultura

Dalla parte del “don” in carrozzina

"Come seme che germoglia - sacerdoti nella malattia" è l'ultimo libro di Vittore De Carli che presenta dodici storie di preti, anziani e giovani che hanno in comune l'essere affetti da una malattia, una disablità. Non sono santini, ma esperienze raccontate in presa diretta. Un vero e proprio antidoto alla mentalità dello scarto che domina la nostra società. Nella Chiesa di Francesco sono segni del Vangelo della sofferenza. Parte dei proventi del libro contriuiranno alla realizzazione di una casa per i genitori dei bambini in cura nei nosocomi milanesi

di Antonietta Nembri

Un libro sorprendente. Così può essere definita l’ultima opera di Vittore De Carli, giornalista e presidente regionale di Unitalsi Lombarda “Come seme che germoglia. Sacerdoti nella malattia” (ed. LEV, 2019, pag 124) con la prefazione del Cardinal Angelo Comastri. Dodici racconti, dodici storie vere di preti malati: testimonianze dirette che, in occasione della presentazione fra Giulio Cesareo, responsabile editoriale della Lev (Libreria editrice vaticana) si è detto convinto parlino sì «alle persone che lo leggeranno, ma anche a noi sacerdoti invitandoci a non nascondere le nostre povertà».

E se raccontare storie come queste è importante per i malati e i sofferenti, lo è anche per chi si prende cura di loro, ha ricordato monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma e delegato alla Pastorale della Salute, sottolineando come spesso i cappellani negli ospedali svelino «un rapporto strano tra sacerdoti e malattia, la nostra umanità si rivela come una ribellione, ci chiediamo perché questo spreco. Anche per noi sacerdoti c’è bisogno di un sostegno. Noi stessi rischiamo di scartare i sacerdoti anziani, malati…».

In una chiesa che non ha dimenticato la lezione di san Giovanni Paolo II che parlava del Vangelo della sofferenza e in quella di Francesco che quotidianamente non solo invita a uscire verso i confini, ma soprattutto a contrastare la cultura dello scarto. Ma cosa ha spinto l’autore, Vittore De Carli, a realizzare questo libro? Un’esperienza particolare: da alcuni anni l’Unitalsi Lombarda organizza al Santuario di Caravaggio un incontro dei sacerdoti anziani con i vescovi lombardi e in una di quelle giornate, ricorda De Carli il cardinale Scola rivolgendosi agli anziani preti presenti disse: «Voi continuata a costruire e servire la Chiesa… Voi testimoniate che la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù sono il cuore della vostra vita, in un modo più profondo ora che siete nella fragilità dell’età avanzata e della malattia». «Una volta contammo una novantina di sacerdoti in carrozzina, un numero che non ci poteva lasciare indifferenti», confida De Carli.


Nel libro però non ci sono solo preti anziani, come don Mario Galbiati fondatore sia di Radio Maria sia di Radio Mater, 89 anni da 15 in dialisi, ma molti che hanno a che fare con malattie invalidanti, patologie degenerative come la Sla o la sclerosi multipla. Ma ci sono malattie che non si vedono da fuori come la fibrosi cistica che ha colpito un giovanissimo sacerdote della diocesi di Como, don Andrea Giorgetta che ricorda come dopo aver temuto di essere un “prete di serie B” ha preso coscienza del fatto che la sua vocazione «è un dono che il Signore fa, senza guardare la cartella clinica». Ma c’è anche una malattia subdola la depressione, quella che ha colpito don Maurizio Patriciello, il prete della Terra dei Fuochi e che è stato a fianco anche di Nadia Toffa.

Nel 2013 «era il giorno di San Carlo, il 4 novembre e stavo celebrando la Messa. Alla lettura del Vangelo una cappa nera, pesante più del piombo mi cala addosso, tutto diventa buio dentro di me, il cuore comincia a battere all’impazzata. Avevo un senso di morte imminente e il desiderio di scappare via….», si legge nella sua testimonianza. In occasione della presentazione del libro, con il rosario in mano, come fosse il suo ausilio, ricorda la vergogna che lo aveva colto quella di far sapere ai suoi parrocchiani «che questo prete è più debole di loro». Padre Maurizio – «i don dalle mie parti sono altri…», chiosa – sottolinea come per lui sia stato importante l’accompagnamento «prezioso. Mi fidai. Mi affidai» testimonia. Se all’inizio per la vergogna aveva tenuta nascosta la sua situazione poi benché «la depressione, la brutta bestia nera che mi morse all’improvviso, è ormai un ricordo… È stato il momento di un’esperienza di fede pura. Non è mai venuta meno la certezza di essere sotto la croce». Poi la testimonianza, un articolo su Avvenire per raccontare la sua esperienza di malattia «sono arrivate centinaia di lettere da laici, preti, suore, fratelli e sorelle affette da questo male oscuro che hanno trovato in queste parole il coraggio e la forza di non arrendersi e hanno continuato a lottare e farsi curare», conclude Patriciello «Al Signore dovremmo rivolgere una preghiera: che ci sia sempre la grazia di poter dire a chi sta male, stai tranquillo, a te ci penso io, appoggiati alla mia spalla».

Sfogliando il libro di De Carli la prima storia che si incontra è quella di don Francesco Cristofaro, quarantenne sacerdote della diocesi di Catanzaro – Squillace che, nato con una paraparesi spastica agli arti inferiori oggi dice «a 40 anni ringrazio Dio per la mia disabilità». Una storia la sua che colpisce per la leggerezza con cui è raccontata pur nelle difficoltà di chi è cresciuto senza il sorriso di chi «guardava solo le mie gambe storte», ma oggi don Francesco vuole essere il «sorriso di Dio», ma anche un difensore dei diritti delle persone con disabilità «presto la mia voce per questo», anche perché ricorda «per fare il prete non servono gambe forti, ma un cuore innamorato».

Addentrarsi nelle storie di questi dodici uomini che hanno dedicato la vita agli altri è un modo per scoprire una religiosità schietta e disarmante, di sacerdoti che nonostante, o forse anche grazie al proprio limite sono capaci di donarsi agli altri e di servire le comunità con una forza che non viene dal fisico. Nelle ultime righe del libro (nell'immagine la copertina del volume) De Carli scrive, dopo aver ricordato che la comune missione cui siamo chiamati è la santità «rispondiamo, assieme ai nostri “preti di scarto”… Come un popolo in cammino che non lascia indietro nessuno. Nemmeno i suoi pastori e tutti i fratelli costretti in carrozzina o inchiodati a un letto d’ospedale».

Come il precedente libro di De Carli, (vedi qui) anche per questo volume è previsto che una parte dei ricavi della vendita sia destinato alla realizzazione a Milano di una casa gestita dall’Unitalsi e destinata all’accoglienza dei familiari dei bambini malati in cura nei nosocomi milanesi e che sarà intitolata in ricordo di un grande amico dell’Unitalsi, Fabrizio Frizzi.


In apertura don Marizio Patriciello – Tutte le immagini sono di ©Monica Fagioli

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