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Stilli (AOI): «Il Governo sulla cooperazione internazionale ci ha traditi»

Il j'accuse della portavoce dell'Associazione Ong Italiane: «In Legge di Bilancio di fatto sono stati cancellati tutti i passi avanti sugli aiuti pubblici allo sviluppo. Che sia per malafede o per mero mercanteggiamento politico poco importa. Ora tutto il mondo del Terzo settore si deve far sentire. Così non si può andare avanti»

di Lorenzo Maria Alvaro

La legge di bilancio 2020-2022 era molto attesa dal mondo della cooperazione internazionale per lo sviluppo in particolare per l'adeguamento degli stanziamenti per l’Aiuto Pubblico alla Sviluppo (APS) agli impegni assunti a livello internazionale. Ma dalle pirme notizie sul testo appena approvato la Finanziaria non rispetta le attese. Tra i più critici con il lavoro del Governo c'è Silvia Stilli, portavoce dell'Associazione Ong Italiane. L'intervista.


Stanno arrivando le prime informazioni rispetto alla legge di Bilancio. Su quali passaggi state vigilando in particolare?
Noi come rete e rappresentanze delle ong abbiamo sempre seguito molto l'iter della Legge di Bilancio, anche in sintonia con il Forum del Terzo Settore. Abbiamo lavorato per proporre emendamenti in cui l'obiettivo era quello di tornare al dato del 2017 quando fu raggiunto lo 0,30% del rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo. L'obiettivo infatti era di arrivare, entro il 2030, allo 0,70%. Dal 2018 questa situazione invece è andata calando. L'anno scorso siamo arrivati a malapena al 0,24%, quindi ben sei punti in meno.

Quindi avevate lavorato per proporre modifiche e cambiamenti?
Assolutamente. In particolare abbiamo chiesto di rivedere la legge 145 del 30 dicembre 2018 al cui interno era stabilito che i risparmi per minor spese di accoglienza venissero destinati ad un fondo che il Ministero degli Interni avrebbe poi deciso come utilizzare. Il nostro emendamento indirizzava questi fondi al Maeci con gestione dell'Agenzia per la Cooperazione. Si parlava di 450/550 milioni per il 2020. Il secondo emendamento ammesso alla discussione in aula era il passaggio del fondo Africa da 30 a 50 milioni di euro. Fino a questo week end abbiamo saputo in via informale che i due emendamenti erano stati inseriti nel maxi emendamento governativo. Eravamo quindi cautamente positivi. Ieri pomeriggio è arrivato il testo ufficiale che andato in votazione ed entrambe le istanze sono scomparse.

Con chi avevate interloquito per arrivare a quegli emendamenti?
Questa è stata per noi la più imbarazzante, difficile e faticosa campagna di legge di Bilancio. Da anni con vari Governi abbiamo sempre interloquito e dialogato in modo strutturato con il Governo, le opposizioni e la Farnesina. Siamo sempre riusciti a fare lobbing. Questa volta abbiamo rincorso la politica della Farnesina, letteralmente. È noto che non ci sono le deleghe, quindi vagavamo nel largo mondo dei sottosegretari e viceministri. Abbiamo avuto difficoltà ad incontrare i gruppi parlamentari e abbiamo avuto con il Mef solo interlocuzioni informali e indirette. Possibile che un ministro del Maeci che è anche il capo di uno dei partiti della coalizione di Governo, Luigi Di Maio, non sia stato in grado di difendere la tenuta della cooperazione all'interno del suo ministero? Cos'è successo tra domenica e lunedì per cancellare gli emendamenti? Il ministro Di Maio non ci ha mai risposto, non solo alle nostre richieste ma neanche agli auguri per la nomina. Mai.

Come si spiega questo cambiamento di rotta?
Ci sono due sole possibilità: o al Governo e alla Farnesina, nonostante le dichiarazioni, i temi del sociale e della cooperazione internazionale non sono considerati strumenti determinanti per risolvere la questione delle immigrazioni irregolari, dello sviluppo e della risposta ai cambiamenti climatici. E allora le dichiarazioni non hanno alcuna ricaduta concreta. Sono solo parole. E quindi c'è malafede. Oppure l'alternativa è che l'unica voce in agenda di questo Governo è la sopravvivenza dell'esecutivo. E quindi è tutto un mercanteggiare che non fa prigionieri per mettere d'accordo tutti. Quale che sia la verità lo scenario è preoccupante. Di certo i temi del sociale e del terzo settore sono elementi che non vengono considerati strategici.

Cosa pensate di fare ora?
Mi rivolgo al mondo delle organizzazioni del Terzo settore. Non solo le Ong. Non è più il tempo di collaborare sperare che ne venga qualcosa di buono. Serve nel 2020 una mobilitazione di settore unitaria che metta sotto i riflettori gli errori, le dimenticanze e le inadempienze della politica. Perché quella delle risorse è solo uno dei problemi che abbiamo

A cosa si riferisce?
Non si parla solo di Legge di Bilancio. Sono due anni, ad esempio, che non si riunisce più il consiglio nazionale della Cooperazione alla sviluppo e non abbiamo un documento triennale approvato di programmazione. Ci muoviamo senza strategia, orizzonte e progettualità. Questo immobilismo non è solo dannoso per chi si occupa di cooperazione internazionale ma anche per la nostra reputazione all'estero.

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