Economia
Imprese sociali: + 17% in tre anni
I dati dell’Osservatorio Isnet: stabilità per quasi 7 imprese sociali su 10 e un incremento del 17% in 3 anni. Le organizzazioni d'inserimento lavorativo che realizzano partnership aziendali presentano valori superiori alla media su andamento economico e innovazione
di Paolo Biondi
Benché la situazione economica mostri una «grandissima variabilità», la stragrande maggioranza delle imprese sociali «prevede un andamento in crescita» e, per quando riguarda l’occupazione, un andamento in aumento. Laura Bongiovanni, presidente dell’Associazione Isnet, ha sintetizzato così i dati del XIII Osservatorio sulle imprese sociali che sono stati presentati nella sala stampa della Camera dei deputati e sono stati realizzati con la collaborazione di Banca Etica.
I dati dell’Osservatorio Isnet: stabilità per quasi 7 imprese sociali su 10 e un incremento del 17% in 3 anni. Le organizzazioni d'inserimento lavorativo che realizzano partnership aziendali presentano valori superiori alla media su andamento economico e innovazione
Chi sono queste imprese sociali che prevedono un andamento economico? Si tratta di cooperative di titpo A che hanno un ottimo rapporto con il settore pubblico e cooperativa di tipo B per l’inserimento sociale.
Laura Bongiovanni, presidente di Associazione Isnet, che ha evidenziato come nelle ultime due edizioni l’Osservatorio Isnet abbia registrato uno scenario contraddistinto da sbalzi anche significativi degli indicatori economici, con variazioni percentuali importanti nei valori di crescita, stabilità e diminuzione. Uno scenario mutevole che non ha riguardato i valori legati all’occupazione, che si confermano invece, per quasi 7 imprese su 10, nel segno di una progressiva stabilità, con un incremento di ben 17 punti percentuali nelle ultimi 3 anni.
All’interno di questo scenario generale, una lettura per cluster di impresa rivela che le organizzazioni di inserimento lavorativo che hanno realizzato partnership aziendali presentano valori di andamento economico e propensione all’innovazione superiori alla media (il 54,5% ha indici di innovazione medio alti, +14,5% rispetto al campione generale; l’84,6% delle imprese ha previsioni di stabilità e crescita economica contro il 76% del campione generale). Oltre alle cooperative di tipo B che hanno avviato relazioni con le aziende, tra le imprese del Panel con i migliori indicatori, risultano le cooperative sociali di tipo A di medio-grandi dimensioni.
L’andamento in aumento dell’occupazione è «interessante se rapportato all’andamento economico variabile. È un tipo di impresa, quella sociale, che difende il lavoro a prescindere dagli andamenti economici», ha commentato Laura Bongiovanni che ha aggiunto: «Le imprese sociali ci dicono che non hanno sufficienti rapporti con le aziende, quindi vanno create occasioni d’incontro ed è veramente importante investire in azioni di tipo legislativo per diffondere i rapporti». Su questo punto, dopo l’intervento di Celeste D’Arrando, componente della Commissione Affari sociali della Camera che ha illustrato il suo progetto di legge sul budget di salute, esplicativa è stata la testimonianza di Andrea Ripamonti, presidente della Cooperativa Sociale Spazio Aperto, che ha raccontato l’esperienza con l’azienda Humana, impegnata nella produzione di alimenti per la prima infanzia. Spazio Aperto è una cooperativa nata nel 1984 e nella quale oggi lavorano 800 persone delle quali il 92% è «svantaggiato» secondo i canoni europei. La cooperativa da circa 8 anni ha una squadra di 4/5 persone che lavora in Humana per «individuare e costruire un progetto nella forma di volontariato sociale», come ha raccontato Aurora Iandolo, del settore Risorse Umane Mondo della Humana. «Diamo la possibilità ai nostri dipendenti di offrire volontariato in un progetto rivolto alle mamme straniere. Abbiamo aperto le nostre porte ai servizi di Spazio Aperto aggiungendo per parte nostra competenze sull’alimentazione in un progetto che a noi ha dato molto di più di quello che pensavamo», ha raccontato Aurora Iandolo spiegando come la collaborazione fra l’azienda e l’impresa sociale si è in breve tempo trasformata in conoscenza e apprendimento reciproci, dando vita anche ad iniziative di impegno sociale comunitario sul territorio.
Il direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina, che sostiene l’Osservatorio, ha detto che si tratta di una collaborazione «utile essendo noi interessati alle imprese sociali e venendo da questo mondo». Banca Etica fa «molto credito», con dati in controtendenza sull’andamento generale e che registrano un aumento del 10% l’anno, crediti che «per la metà vanno alla cooperazione»: «C’è bisogno di imprese sociali perché sostenibilità economica, della quale si parla tanto oggi, è anche sociale».
Steni Di Piazza, sottosegretario al Lavoro, ha concluso i lavori tornando ai dati dell’Osservatorio: «Dai dati emerge che le imprese sociali hanno aumentato l’occupazione, un dato molto importante ancora di più perché registrato in un momento molto delicato per l’economia. A differenza di quanto si sosteneva, la ricchezza non produce altra ricchezza. La cultura dell’impresa sociale ha dato invece un segnale importante: si tratta di persone svantaggiate capaci di dare un valore aggiunto. Dobbiamo allora chiederci perché poche imprese si coordinano con le imprese sociali e dobbiamo costruire delle figure giuridiche nuove per favorire questo rapporto».
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