Cultura
Gio Ponti debutta a teatro con il Coro
Il Centro Culturale di Milano – in collaborazione con l’ordine degli architetti, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano, il mensile Vita e il Teatro degli Scarozzanti – presenta lo spettacolo teatrale Il Coro. Il testo è del maestro Gio Ponti, scritto nel 1944. È la prima volta che viene rappresentato. Il 10 e 17 dicembre
di Redazione
Il Centro Culturale di Milano omaggia il grande architetto Gio Ponti a 40 anni dalla scomparsa. Lo fa producendo uno spettacolo teatrale su un testo – Il Coro – scritto dal maestro nel 1944.
Si tratta di un’opera e un documento di straordinaria attualità che finora mai ha beneficiato della messa in scena. Dunque, una prima assoluta.
Si tratta di un’opera di grande attualità. Parla di ricostruzione, di comunità, di voci di donne e uomini che si tengono insieme per creare bene comune. Il talento individuale si esalta solo nel pensare e nell’agire corale. Andrea Carabelli (nella foto di cover), oltre a firmare la regia, è in scena con i 12 giovani allievi della scuola Flannery del CMC.
Due le serate/evento previste per la pièce: 10 e 17 dicembre 2019, alle ore 21, presso l’Auditorium del Centro Culturale di Milano, Largo Corsia dei Servi, 4. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria.
La città intesa come coralità di voci, appunto il suo popolo, è la protagonista. Sono persone che la vivono, chiamate a tenerla insieme, a risollevarla dall’evidenza delle ferite (materiali e morali) – in quel caso dalle macerie della guerra – in un percorso virtuoso di costruzione dove ciascuno si impegna e la sua parte con dignità e spirito di collaborazione. Per il bene comune.
Il coro sono le voci di chi opera nella quotidianità trovandovi un senso e uno spirito condiviso. C’è il medico come le madri; gli operai come l’artigiano; e l’artista richiamato a vivere ‘dentro’ e non fuori dal bisogno della città.
Il Coro venne editato in 700 copie dalle Edizioni di “Uomo”, casa editrice fondata a Milano proprio nel 1944 da personalità quali Domenico Porzio, Oreste Del Buono e Marco Valsecchi. Nello stesso anno, Carlo Bo pubblica con quell’editore un’opera che avrà un’importante eco: Antologia del Surrealismo.
Lo spettacolo viene introdotto da Fulvio Irace (architetto, storico dell’architettura, docente universitario: ha scritto saggi su Gio Ponti) che ha curato – insieme a Maristella Casciato, Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella – la grande mostra al Maxxi di Roma inaugurata in questi giorni e dal titolo “Gio Ponti. Amare l’architettura”.
Andrea Carabelli, regista e attore, ha curato l’adattamento del testo. E all’inizio dà voce proprio al pensiero di Ponti che spiega le ragioni dell’opera in un’approfondita introduzione. Mentre alle spalle scorrono immagini di alcune tra le più importanti realizzazioni architettoniche nel mondo di Ponti: case, palazzi, chiese, come la Concattedrale di Taranto.
Scrive Gio Ponti nell’introduzione: “L’artista che lavora per sé è un esibizionista: l’artista come classificazione non esiste, esistono uomini che sono nel coro, con le loro opere le loro parole le loro voci; che non si nascondono, non tengono conto di niente, non possono. Essi lavorano costantemente per gli altri; naturalmente; come gli artigiani: come tutti. Giudicano e danno a giudicare ogni momento ogni momenti se stessi attraverso quel che fanno: e a volte fan cose che anche son arte”.
Vero e proprio “Teatro della parola” sulla scena, con Carabelli, ci sono i 12 giovani allievi attori della scuola Flannery del Centro Culturale di Milano. La scelta di affidare a giovani in formazione Il Coro sta ad indicare una strada da coltivare per avviare percorsi di crescita che vedano i giovani coinvolti nella rinascita della città/comunità.
Ecco un altro pensiero di Ponti, presente nell’introduzione, che fortifica il suo concetto di coro: “Non ci basta più una voce sola. Non crediamo più alla voce sola. La intendiamo solo nel coro. Vogliamo più uomini, più voci di uomini, perché ci testimoniano di tutti gli uomini. Come una gran parete dove si seguono affreschi di geni diversi, come l’antica pittura murale: e corale”.
In questa prospettiva Ponti auspicava la necessità di un contributo musicale che non fosse sottofondo ma parte integrante del coro.
Al tal proposito, il Centro Culturale di Milano ha affidato al compositore Marco Simoni, diplomato al Conservatorio di Milano (2003), la partitura delle musiche originali. Autore di composizioni per teatro, cinema, audiolibri, i lavori di Simoni sono pubblicati da Rai Trade, Sconfinarte, UtOrpheus.
Due gli spettacoli previsti: 10 e 17 dicembre 2019, ore 21, presso l’Auditorium del Centro Culturale di Milano, Largo Corsia dei Servi, 4.
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria.
www.centroculturaledimilano.it
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