Politica
Reddito di cittadinanza: patto per il lavoro siglato solo dal 6% dei percettori
Sono i dati di un primo, parziale monitoraggio reso noto lunedì nell'ambito dell'incontro fra la ministra Catalfo e le Regioni per l'avvio della "fase 2" del Reddito di Cittadinanza. Su 825mila titolari di RdC, «200mila convocazioni, oltre 70mila colloqui effettuati e 50mila Patti per il lavoro sottoscritti»
di Redazione
«Diciamo che la famosa “fase 2” del Reddito di Cittadinanza è ancora un “cantiere aperto”», aveva detto pochi giorni fa, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione delle Povertà. Dall’incontro tra la ministra Nunzia Catalfo e le Regioni, svoltosi il 21 ottobre, è emerso che in base alle «prime verifiche parziali, ci sono 200mila convocazioni, oltre 70mila colloqui effettuati e 50mila Patti per il lavoro sottoscritti, che non sono pochi», ha detto l'assessore al Lavoro della Toscana, Cristina Grieco, che coordina la Commissione lavoro della Conferenza delle Regioni. Per quanto si insista sul «non completo», questo primo monitoraggio delle Regioni sui beneficiari del Reddito di cittadinanza chiamati dai centri per l'impiego per procedere con la cosiddetta "fase 2" dice comunque di 50mila Patti per il Lavoro sottoscritti su – ricordiamo i dati appena pubblicati dall’Inps – 982 mila domande accolte e (al netto dei benefici decaduti) 943 mila nuclei beneficiari. Contando solo i percettori di Reddito e non di Pensione di Cittadinanza, significa che sugli 825 mila titolari di Reddito di Cittadinanza, poco più del 6% ha siglato un patto, impegnandosi ad essere coinvolto nella ricerca attiva di un lavoro.
Intanto la ministra Nunzia Catalfo ha firmato il decreto ministeriale che definisce l'attivazione dei lavori di pubblica utilità che i beneficiari di Reddito di cittadinanza dovranno effettuare presso il Comune di residenza. «È un atto importante – ha detto la ministra – nel percorso di costruzione di un moderno sistema di welfare state, che rinsalda il patto tra Stato e cittadino». Con questo atto i Comuni interessati avranno la possibilità di avviare la progettazione e definire le attività che i beneficiari del Reddito andranno a svolgere. Il Comune è il titolare dei Progetti Utili alla Comunità e può avvalersi della collaborazione di enti del Terzo settore o di altri enti pubblici. I PUC possono essere svolti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, contribuendo alla costruzione di una comunità migliore. Il decreto delinea i confini delle attività che possono essere realizzate: i percettori di Rdc, infatti, non possono svolgere attività in sostituzione di personale dipendente dall'ente pubblico proponente o dall'ente gestore nel caso di esternalizzazione di servizi o dal soggetto del privato sociale; né possono ricoprire ruoli o posizioni nell'organizzazione del soggetto proponente il progetto e non possono sostituire lavoratori assenti a causa di malattia, congedi parentali, ferie e altri istituti, né possono essere utilizzati per sopperire a temporanee esigenze di organico in determinati periodi di particolare intensità di lavoro.
Nell’incontro con le Regioni per l’avvio della “fase 2” del Reddito di Cittadinanza, la ministra ha annunciato l’attivazione a breve della prevista ‘cabina di regia’ per affrontare con i Comuni alcune questioni relative alle politiche sociali, alle ore di lavoro utili per alla collettività, ai rapporti con gli enti proprietari delle sedi dei centri per l’impego e alla relazione fra gli CPI e gli uffici dei Comuni. «Dobbiamo dare gli strumenti ai centri per l’impiego fondati su regole e procedure condivise e su una uniformità di comportamento. Serve un atto interpretativo del Ministero del Lavoro, con particolare riferimento alle conseguenze della mancata presentazione dei beneficiari del Reddito di cittadinanza alle convocazioni da parte dei Centri in assenza di un giustificato motivo. C’è bisogno di un’attuazione uniforme sui territori delle disposizioni in materia di sanzioni, individuando – ha sottolineato la coordinatrice della Commissione Lavoro e Istruzione della Conferenza delle Regioni – una data unica nazionale per l’avvio dell’attuazione dei meccanismi di condizionalità. Lo strumento dell’Assegno di Ricollocazione deve poi diventare operativo. Occorrono inoltre regole condivise per render applicabili le norme sull’offerta congrua di lavoro, per evitare distorsioni o effetti discriminatori. Obiettivi che vanno perseguiti anche attraverso una campagna di comunicazione nazionale rivolta ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza, per renderli consapevoli degli obblighi di attivazione connessi alla fruizione del beneficio».
Il Veneto in particolare ha chiesto di introdurre nelle norme per il Reddito di cittadinanza l'obbligatorietà dell'accettazione del lavoro da parte dei beneficiari, pena la perdita del sussidio. Nel Veneto sono 16mila circa i percettori di Reddito di cittadinanza e secondo l’assessore Elena Donazzan saranno convocati «tutti entro il 15 dicembre per colloqui e presa in carico con firma del Patto di Servizio. Grazie alle nostre politiche del lavoro, all'impegno e all'efficienza dei servizi svolti dai Centri per l'impiego pubblici e dagli enti privati accreditati dalla Regione sono state convocate già 5.800 persone e oltre 2.000 stanno lavorando con contratti a tempo determinato».
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