Non profit

Servizio civile: troveremo e stanzieremo i 74 milioni che mancano per i progetti approvati

Il primo incontro fra il Comitato editoriale di VITA e Steni Di Piazza porta in dote due buone notizie. Oltre a quella sulla dotazione per i volontari di servizio civile che ad oggi non hanno copertura il sottosegretario allo Politiche sociali e al Lavoro ha annunciato che «porteremo a 525 milioni di euro la copertura del 5 per mille»

di Sara De Carli

Il primo incontro fra il Comitato editoriale di VITA e Steni Di Piazza, nuovo sottosegretario con delega (ancora non ufficializzata, ma certa), porta a casa due buone notizie, che riguardano una il 5 per mille e l’altra il servizio civile.

A domanda diretta di Francesco Gesualdi (AIL), il sottosegretario ha infatti annunciato che obiettivo della prossima legge di Bilancio sarà quello di «portare a 525 milioni di euro la copertura del 5 per mille». La copertura attuale di 500 milioni infatti, da due edizioni (la 2017 e la 2018, i cui dati non sono ancora stati resi noti), non basta più a garantire che l’intero importo destinato dagli italiani venga effettivamente erogato alle realtà scelte: nelle ultime due edizioni infatti, quella cifra era stata sforata di qualche milione di euro in entrambi gli anni. Il nuovo tetto a 525 milioni sembrerebbe, al momento, sufficiente a coprire qualche anno di trend crescente (tale è) dello strumento.

L’altra notizia riguarda il servizio civile: ad oggi mancano 70 milioni di euro, per avviare al Servizio Civile circa 14mila ragazzi, su progetti già valutati e approvati. C’è un ddl, che è stato incardinato a dicembre: «un tempo non utile», ha sottolineato Paolo Bandiera (AISM). «La copertura necessaria per far partire i ragazzi sui progetti già approvati è di 74 milioni di euro e credo – e se dico credo significa che lo so per certo – che il tema è molto attenzionato da parte del sottosegretario competente, Vincenzo Spadafora, che è molto sensibile».

Uno Steni Di Piazza puntuale, competente, sul pezzo: così si è presentato il nuovo sottosegretario. Il suo biglietto da visita citava l’avvio della prima sede di Banca Etica in Sicilia e dei laboratori di economia civile. Un uomo che ha ben chiaro cosa sia il Terzo Settore: «e questo è già un buon punto di partenza», aveva premesso introducendolo Stefano Arduini, direttore di VITA.

Ma chi è Steni Di Piazza? Con il Comitato Editoriale il sottosegretario ha condiviso qualche aneddoto della sua biografia, per farsi conoscere meglio. Il «virus» della politica lo prese ai tempi dell’Università, contagiato da Leoluca Orlando e Sergio Mattarella, e si candidò con la Dc. Poi andò a lavorare in una banca popolare e «chiesi al sindaco di Palermo di fare un fondo di garanzia di 2 miliardi di lire, nel bilancio del Comune, per garantire i prestiti per gli immigrati. Fu il primo microcredito per immigrati, con una garanzia del 66%. In un anno facemmo 500 prestiti. Poi la banca popolare venne acquisita, il nuovo direttore mi disse che 500 prestiti in un anno con due persone erano un costo e venni spostato». L’incontro di Steni Di Piazza con il M5S arrivò su quel filone: «14 consiglieri regionali mi contattarono, con l’intenzione di sostenere quel fondo di garanzia. Donarono un milione di euro per il fondo di garanzia. La prima volta che me ne parlai pensai che scherzassero». In Parlamento dal 4 marzo 2018, 14 mesi di lavoro in Commissione Finanze, la nomina a sottosegretario è arrivata per un ministero diverso: «Mi hanno messo là dove sono più ferrato. Per questo oggi sono qua», ha detto. La delega? Ancora non c'è, ma è normale. È solo questione di tempo.

Tantissimi gli interventi delle associazioni presenti. Temi diversi e grande tecnicità, a cui il sottosegretario ha risposto dando l’impressione di sentirsi decisamente a proprio agio. Il registro unico del Terzo settore? «Mi hanno detto che va fatto entro dicembre, ma non credo sarà possibile realisticamente. Diciamo entro la primavera». Il rapporto fra dipendenti e volontari, nelle associazioni di volontariato, è troppo basso? «Lo so, proporrò di aumentarlo, io penso che l’ideale sarebbe il 20%. Ci lavoriamo, ma insieme e in maniera graduale». Quale traguardo si prefigge lo Stato, chiedendoci di fare rendicontazione sociale e valutazione d’impatto? «Lo Stato deve a poco a poco ma sempre più trasformarsi in uno Stato premiante». Ci sono problemi con gli Statuti? «Lo so». Le ASD sono poco valorizzate? «Ho già chiesto un incontro al ministro Spadafora su questo, anche fra ministeri dobbiamo lavorare molto di più, c’è un tema di integrazione».

Il prossimo incontro è già fissato: il 25 novembre, a Milano, per i 25 anni di VITA. Per ragionare tutti insieme, provocatoriamente, attorno a una domanda: nei prossimi 25 anni, serve ancora il Terzo settore?

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.