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Carola Rakete: «Non ho salvato migranti, ho salvato vite umane»

Così Carola Rakete nella sua audizione davanti alla commissione libertà civili dell’Europarlamento che le ha tributato un grande applauso. Ma lei: «dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?»

di Redazione

"Non ho salvato la vita di migranti o rifugiati, ho salvato vite umane. Questo è ciò che la legge del mare mi dice di fare come capitana: portare le persone in pericolo in mare in un porto sicuro, indipendentemente da razza, classe o sesso". Così la comandante della Sea Wacth, Carola Rakete nella sua audizione davanti alla commissione libertà civili dell’Europarlamento e rilanciata su Twitter. "Il Mediterraneo centrale – ha aggiunto – si sta trasformando in un cimitero, mentre l'omissione di soccorso e i respingimenti per procura sono diventati una pratica istituzionalizzata, il dovere di salvare è stato criminalizzato".

Quando è entrata in aula, l'Assemblea, che l’ha ascoltata proprio nel giorno dei migranti e nel giorno in cui a Lampedusa si commemora la strage del 2013, ha dedicato alla comandante una standing ovation. Ma Carola non ha fatto sconti all’Ue ripercorrendo le vicende che hanno accompagnato quello che è stato definito il caso 'Sea Watch'.

Dopo l’episodio della Seawatch3 “ho ottenuto attenzione dalle istituzioni, ma dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto? È stato una vergogna notare questo atteggiamento dall’Europa, la culla dei diritti umani. Nonostante il parere delle persone, tutta una serie di istituzioni ha innalzato un muro. Io sono stata attaccata, mi sono ritrovata da sola”, ha aggiunto la comandante della Sea Watch, che ha concluso, “L’unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste

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