Welfare

Coabitazione e assistenza: Ca’ Nostra fa scuola in tutta Italia

È un modello innovativo a metà tra struttura specializzata e cura a domicilio per anziani parzialmente non autosufficienti. Promosso da pubblico, associazioni e famiglie e coordinato dal Csv di Modena, ha ricevuto decine di richieste di contatto da varie regioni

di Laura Solieri

“Ca’ Nostra”, il progetto modenese di coabitazione tra anziani parzialmente non autosufficienti con demenze o deficit cognitivi, sta suscitando sempre più interesse in tutta Italia come modello innovativo di welfare, housing sociale e invecchiamento attivo. «Dall’inizio dell’anno, siamo stati contattati da decine tra istituzioni, cooperative, associazioni e cittadini da Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Piemonte, Trentino», spiega Andrea Bellani, responsabile area Progettazione del Centro di servizio per il volontariato di Modena. Un numero di contatti tale che, in considerazione dell’impegno richiesto per organizzare le visite, è stata adottata la prassi di invitare al versamento di un contributo libero a favore della Comunità Familiare di Ca’ Nostra, per sostenere il progetto.

«Mentre il film-documentario presentato a festival internazionali e in diverse città italiane tramite il circuito MovieDay», prosegue Bellani, «non sono inoltre mancate le consulenze per lo startup di altre coabitazioni, come il percorso avviato con l'azienda pubblica di Servizi alla persona dei comuni modenesi Area nord per la replicabilità del modello sul territorio».

Il progetto, nato da un’idea dell’associazione G.P. Vecchi e sostenuto dall’assessorato al Welfare del comune di Modena con il coordinamento del Csv, dopo la prima positiva esperienza avviata nel 2016, quest’anno si è allargato con “Ca Nostra 2” (vedi news). In via Tignale del Garda a Modena, in un alloggio messo a disposizione dalla cooperativa di abitazione Unicapi, nei giorni scorsi Marisa, Iris e Gabriella sono entrate nella loro nuova casa, circondate dal supporto dei familiari, del Csv e della rete del volontariato locale.

«Tra le nostre mamme, c’è chi ha lavorato come sarta, chi come cuoca e nella casa stiamo cercando di portare i loro mondi, allestendo uno spazio con le loro macchine da cucire e promuovendo piccoli corsi di cucina», spiega Donatella Ratti, figlia della signora Iris e presidente della comunità familiare di Ca’ Nostra 2. «Nei prossimi mesi, entrerà anche in casa un’arte-terapeuta che farà il suo tirocinio formativo da noi e visto che viviamo in una zona circondata da ben tre polisportive, non mancheranno le gite fuori porta per qualche attività motoria».

«In primavera ci siamo dedicati alla selezione e preparazione delle famiglie e degli ospiti, nonché allo studio della forma organizzativa più idonea per attivare la seconda esperienza di coabitazione», spiega Elisabetta Leonardi del Csv. «Fondamentale è stato il supporto del Centro disturbi cognitivi e demenze dell’Ausl di Modena, di G.P. Vecchi e della comunità familiare Ca’ Nostra 1, con l’impegno diretto delle rispettive presidenti Emanuela Luppi e Laura Valentini che hanno fornito orientamento, supporto e accompagnamento alla nuova realtà, ai familiari e alle tre ospiti».

Quello proposto è un modello intermedio tra l’assistenza in struttura e a domicilio che, come dimostrato da una ricerca dell’università di Modena e Reggio Emilia, ha un impatto positivo sia sui costi per la collettività, sia sulla salute e la qualità della vita degli ospiti e dei caregiver, grazie alla condivisione delle risorse familiari dal punto di vista abitativo e assistenziale e alla sinergia tra società civile e pubblica amministrazione. “Ca’ Nostra 2 è un risultato importante, perché replicare una sperimentazione riuscita significa ampliare le opportunità di assistenza e benessere per tanti malati e caregiver modenesi e, si auspica, di altri territori”, commenta Alberto Caldana, presidente del Csv Modena.

Tra i nuovi obiettivi vi sono quello di trasformare Ca' Nostra da buona prassi a modello di welfare strutturato e riconosciuto dagli enti locali; a riguardo, accanto all’azione del Csv, anche la comunità in questi mesi si è attivata con raccolte fondi dedicate: l’associazione Amazzonia e Sviluppo, ad esempio, ha organizzato un cena con gli imprenditori modenesi, mentre il ristorante Giusto Gusto ha promosso un’asta di beneficenza.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.