Politica

Di Maio apri gli occhi: il Terzo settore è un volano per la crescita di questo Paese

Il vicepremier sulla scia del caso Bibbiano torna ad attaccare cooperative ed onlus. Nel frattempo taglia i fondi alle ong e mortifica l'impegni no slot. Nella sua visione sembra non esserci spazio per la società civile organizzata e l'impresa sociale. Purtroppo (per lui) e per fortuna di chi guarda all'interesse generale quello dell'economia civile è un mondo in crescita e genera sempre più valore sociale ed economico. Sarebbe ora che il ministro del Welfare se ne accorgesse

di Redazione

“Questi scandali sempre più spesso accadono quando lo Stato si ritira dando spazio a imprese, cooperative, Onlus magari politicamente o ideologicamente vicine, con una esternalizzazione o peggio privatizzazione dei servizi pubblici. Questo processo lo abbiamo già visto in diversi casi”. Questa frase è stata pronunciata ieri dal vicepremier Luigi Di Maio a proposito dell’inchiesta Angeli e Demoni e riportata sulle colonne dell’edizione di oggi della Stampa (che nel titolo di prima pagina viene stressata diventando “Di Maio: dopo Bibbiano, basta soldi a coop e onlus”).

Del fatto che in area 5 Stelle la confusione rispetto al Terzo settore sia notevole, non ce ne siamo accorti adesso. Il caso del raddoppio dell’Ires (poi rientrato) è lì a dimostracelo: da una parte un vicepremier, sempre il nostro buon Di Maio, apparentemente pronto a cospargersi il capo (“Abbiamo sentito la comunità dei Frati di Assisi e ci siamo accorti che si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli”);

dall’altra la sua collega di partito, la viceministra all’Economia Laura Castelli a sostenere sconsideratamente (utili e lucro sono due concetti economici evidentemente diversi) che “se sei del Terzo settore non si presuppone che tu non faccia utili visto che sei senza scopo di lucro. Noi tassiamo i profitti delle no profit mica tassiamo i soldi della beneficenza!”.

Banalmente l’uscita su Bibbiano e la parata che nei prossimi giorni vedrà lo stesso Di Maio, il suo parigrado Salvini e il ministro Bonafede fare passarella in Emilia è tutta politica. Ma le parole del vicepremier non vanno catalogate come boutade. Tradiscono infatti un’impostazione culturale ben precisa, da codice Rocco: fra individuo, Stato e mercato non c’è nulla (eccetto forse il sistema Rousseau della Caselleggio associati). E se c’è qualcosa c’è del torbido. La cooperazione sociale, l’impresa sociale, l’economia civile nel codice Di Maio non sono contemplate.

Fra i primi ad accorgersene fu il sempre attento professor Stefano Zamagni; in un intervento durante l’edizione dello scorso anno delle Giornate di Bertinoro disse: “In questa fase vedo un rischio di neo statalismo molto forte. Ma la reazione del Terzo settore non è ancora emersa, come le circostanze imporrebbero. C'è da chiedersi se il Terzo settore abbia capito che è giunto il momento di alzare la voce”. Da lì a pochi mesi, lo stesso Zamagni dalle colonne di Avvenire rincarò la dose: “L’obiettivo non dichiarato (del governo in carica, ndr) è quello di mettere sotto tutela gli enti del Terzo settore. Si sta togliendo l’erba sotto i piedi a un intero mondo, senza avere il coraggio di metterlo al bando”.

I numeri dell’Istat sul peso sempre crescente dell’economia sociale in termini di valore ed occupazione dovrebbero accendere per lo meno qualche dubbio nella testa di Di Maio. In questa sede ci limitiamo a rincordagliene uno: ormai per l’85,5% delle istituzioni non profit italiane la fonte di finanziamento principale è di provenienza privata, mentre nel 14,5% dei casi è prevalentemente pubblica.

Caro Di Maio, il Terzo settore (che il responsabile del Welfare chiama ancora onlus, qualifica fiscale in via di estinzione, come dovrebbe sapere) esiste e cresce a prescindere dai fondi pubblici che pro-tempore contribuisci ad amministrare e svolge una funzione pubblica che spesso lo Stato nelle sue varie declinazioni non riesce a compiere. Ministro, apri gli occhi!


Ps: è notizia di oggi il taglio draconiano alla cooperazione allo sviluppo, con buona pace degli impegni presi pubblicamente solo poche settimane fa dallo stesso Di Maio che segue di poche ore l’imbarazzante pasticcio sulle norme anti-azzardo.

Ad maiora

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