Welfare

Welfare aziendale, da Cgm un nuovo modello ibrido

Presentato il volume “Pubblico, territoriale, aziendale. Il welfare del gruppo cooperativo CGM”, che presenta il contributo di Laboratorio di secondo welfare e Aiccon e che «dimostra come la differenza stia nel fare rete. Solo coì abbiamo la possibilità concreta di immaginare un welfare aziendale che sia davvero al servizio del lavoratore e della comunità», sottolinea la responsabile della divisione sviluppo del Gruppo, Martina Tombari

di Lorenzo Maria Alvaro

Il consorzio cooperativo Gino Mattarelli ha presentato il volume “Pubblico, territoriale, aziendale. Il welfare del gruppo cooperativo CGM”. Il volume raccoglie le esperienze e le sperimentazioni in ambito di welfare che nel tempo hanno portato CGM a giocare su scala nazionale un ruolo di rilievo. Perché per CGM il welfare, in tutte le sue declinazioni, mette al centro il benessere delle persone. Attraverso l’esperienza sul campo e una rete nazionale di 800 cooperative e imprese sociali, CGM ha promosso una nuova idea di welfare, nella convinzione che l’integrazione delle strategie e delle risorse tra sistema pubblico, settori produttivi, corpi intermedi e privato sociale sia oggi l’unica via possibile per mettere in atto un processo di rigenerazione e innovazione strutturale quanto mai necessario.


Il volume presenta una fotografia dello stato di fatto del welfare aziendale italiano, che CGM ha commissionato al laboratorio di secondo welfare e ad Aiccon per poter avere un quadro di scenario relativo al progetto che CGM sta portando avanti. Secondo welfare ha condotto la ricerca relativamente alla fornitura e ai servizi alla persona, Aiccon relativamente ai modelli organizzativi dell’impresa sociale. Secondo lo studio ProWelfare, coordinato dall’Osservatorio sociale europeo (Ose) insieme con la Confederazione europea dei sindacati, un numero compreso tra il 20 e il 50% dei lavoratori sarebbe coperto da schemi di welfare contrattuale di origine aziendale o categoriale. O ancora l’indagine pubblicata a novembre 2018 dal Centro Studi di Confindustria che ha monitorato 4.207 aziende con un totale di 726.642 lavoratori ha evidenziato che quasi il 58% del campione delle imprese associate alla confederazione degli industriali eroga uno o più ser­vizi di welfare occupazionale ai propri dipendenti non dirigen­ti. Anche i dati nazionali sulla contrattazione di secondo livello segnalano una tendenza alla crescita nel numero di aziende e lavoratori coinvolti in questo tipo di negoziazione. Secondo l’Ocsel (2018), l’osservatorio costituito dalla Cisl che può vantare una base dati di circa 2.200 accordi, la quota di contratti a livello aziendale e territoriale comprendente disposizioni in materia di prestazioni sociali sarebbe effettivamen­te aumentata dal 18% nel periodo 2014-2015 al 27% nel biennio successivo (2015-2016), percentuale che sale al 32% se si con­sidera esclusivamente l’anno 2017.

Uno scenario – quello italiano – che ha mostrato nel tempo alcuni passi in avanti e all’interno del quale CGM ha scelto di agire da protagonista proponendo un proprio modello di welfare aziendale. Tale modello può contare sulla rete strutturata del gruppo e, come spiegato nel volume, trova il suo punto di forza nel mettere al centro la persona e i suoi bisogni specifici. CGM nel 2018 è diventato player e intermediario di servizi di welfare aziendale, attraverso una piattaforma digitale e mettendo a disposizione la forte presenza del gruppo sul contesto nazionale. Le imprese sociali dislocate sul territorio sono infatti in grado di offrire una rete di grande qualità ed esperienza di servizi alla persona. Consapevole che la sola piattaforma non fosse sufficiente ad assicurare il giusto accompagnamento alle aziende e ai lavoratori, CGM ha investito nella formazione di una nuova figura professionale, il Welfare Manager: un operatore sociale, che conosce il territorio e i suoi servizi e ha le competenze per coprogettare piani di welfare con le aziende. Ascolta e orienta i lavoratori, accompagnandoli nell’individuazione della risposta ai loro bisogni, al momento i welfare manager sono 28 in tutta italia.

L’attenzione di CGM è rivolta dunque a coprogettare insieme all’azienda e a personalizzare il piano di welfare perché risponda al massimo alle necessità dell’azienda e alle esigenze dei lavoratori, tenuta presente la natura delle risorse di welfare pubblico già esistenti sul territorio.

Al cuore del progetto di welfare aziendale di CGM ci sono i legami sociali, realizzati dalle cooperative che sono in grado di fare da connettore: operano infatti sui bisogni delle persone attraverso il lavoro con la pubblica amministrazione e attraverso la formulazione di risposte a nuovi bisogni (di cittadini o dipendenti di azienda).

Una sperimentazione particolarmente emblematica del nostro modello è quella che prende il via nell’ambito distrettuale del comune di Tradate (VA); una sperimentazione dove si renderà disponibile una piattaforma di servizi accessibile agli utenti dei servizi sociali, ai cittadini dell’ambito distrettuale e ai dipendenti delle aziende del territorio. Si tratta dunque della realizzazione di un welfare che integra pubblico, territoriale e aziendale. La sperimentazione avviata a Tradate ha l’obiettivo di facilitare, attraverso punti di ascolto per gli utenti (social point) l’accesso ai servizi, così da contrastare e anticipare l’insorgere di situazioni emergenziali. In un unico ambiente informatico trovano risposte bisogni provenienti dagli utenti dei servizi, dai cittadini che si incontrano sui social point e dai dipendenti delle aziende contrattualizzate.

Con la consapevolezza che le singole buone pratiche non siano sufficienti per assicurare la replicabilità di un modello che funzioni per ogni specifica realità, CGM ha deciso di agire sul piano normativo. Dove i servizi alla persona erogati attraverso il sistema pubblico necessitano di tutti i requisiti di accreditamento, per quelli erogati attraverso il welfare aziendale non è prevista nessuna verifica dei requisiti di modalità ex ante. È in questo contesto che CGM ha promosso la realizzazione della prassi di riferimento realizzata insieme a UNI – Ente italiano di Normazione UNI/PdR 58:2019 “Linee guida per i requisiti per la qualità dei fornitori di servizi alla persone/famiglia nel welfare aziendale”. La prassi, presentata oggi per la prima volta, si pone l’obiettivo di migliorare e garantire la qualità dei servizi offerti dal datore di lavoro e dai provider attraverso delle linee guida che danno loro la possibilità di qualificare meglio i propri fornitori.

La prassi propone una definizione dell’ambito di attività del welfare aziendale, una classificazione di scenario e delle tipologie di servizi forniti, presenta l’evoluzione del quadro normativo di riferimento, e presenta i requisiti che devono avere i fornitori: dal punto di vista amministrativo, economico finanziario e tecnico professionale. In accordo con la prassi la verifica di tali requisiti deve essere presentata da parte del fornitore dei servizi di welfare alla persona sottoforma di fascicolo comprovante la loro conformità.

«Il volume che presentiamo oggi è la dimostrazione che il vero valore di CGM sta nel fare e mettere in rete. Senza il contributo di ciascuna delle numerose realtà che si sono impegnate in prima persona in questi anni non avremmo oggi la possibilità concreta di immaginare, per il futuro, un welfare aziendale che sia davvero al servizio del lavoratore e che influisca sul benessere del singolo e della sua comunità», ha dichiarato Martina Tombari, responsabile della divisione sviluppo del Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli, curatrice del volume oggi presentato.

Hanno presentato oggi il volume Stefano Granata, presidente Coonfcoperative Federsolidarietà e alcuni autori del volume: Franca Maino, direttrice del laboratorio secondo welfare e Paolo Venturi, direttore Aiccon, insieme a Mariella Luciani, responsabile dei servizi sociali dell’ambito distrettuale del comune di Tradate ed Emanuele Massagli, presidente ADAPT e AIWA.

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