Politica
Stop all’autarchia scolastica: per una scuola aperta alla comunità territoriale
Educatore scolastico e pedagogista scolastico: due figure per lo sviluppo della comunità educante. Le propone un nuovo disegno di legge, a prima firma di Vanna Iori. Che qui ne presenta le motivazioni
Se nel secolo scorso, in Italia, il sistema dell’istruzione ha avuto un ruolo fondamentale nell’interpretare, accompagnare e talvolta precorrere e orientare i cambiamenti della società, negli ultimi decenni la sua capacità di innovazione e di “spinta” è andata in parte esaurendosi.
Da essere un sistema vitale, protagonista e dialogante con il tessuto sociale, la scuola ha via via assunto (in molte situazioni) una dimensione di servizio, inteso come luogo di mera erogazione di servizi specialistici di istruzione.
In un circolo vizioso si è assistito dal lato sociale, inteso come di tutti i portatori di interesse nei confronti del sistema di istruzione, alla complessificazione della domanda educativa, all’aumento della dimensione di delega (una delega però fragile, sub iudice, scarsamente basata sulla fiducia nell’Istituzione), alla richiesta di vicariare ruoli educativi e nel contempo di generare sapere culturale e tecnico.
Sul versante scolastico hanno prevalso spesso logiche di irrigidimento nella capacità di generare innovazione didattica e metodologica ma anche e, soprattutto, risposte educative in senso ampio. Una forma di ritiro che trova le sue radici dalla mancanza di un dispositivo pedagogico forte in grado di accogliere, elaborare e generare risposte.
La difficoltà di entrare in dialogo con i territori, con le altre agenzie educative, ha fatto prevalere una dimensione pedagogicamente “autarchica”, appena mitigata da interventi esterni, specialistici, orientati alla risoluzione di singoli problemi caratterizzati dall’occasionalità che non ha consentito il sedimentarsi di un sapere organico, di sistema, da parte degli operatori della scuola.
Nonostante questi limiti la scuola rimane il principale attore nella lettura e ricognizione delle situazioni di disagio, non fosse altro che per la sua capacità di impattare con tutta (o quasi) la popolazione di riferimento. Il disegno di Legge proposto ha come obiettivo quello di accompagnare lo sviluppo di un dispositivo che restituisca alla scuola una piena agibilità pedagogica in un sistema di relazioni territoriali, una comunità educante composta da tutti i portatori di risorse, oltre che di interessi, nei confronti dei minori. Un sistema che consenta alla scuola di dialogare con i diversi attori e di co-costruire progettualità educativa, ottimizzando risorse ed orientando alla comune intenzionalità degli interventi.
Il progetto di Legge non intende istituzionalizzare l’ennesimo servizio “a sportello” le cui risposte sono necessariamente frammentarie e sporadiche, quanto assumere come oggetto di lavoro l’insieme di comunità che abitano, interagiscono e costituisco la scuola, dal gruppo classe, alla comunità di istituto, al territorio in cui è collocata.
La proposta legislativa del Ddl 1319 depositato il 3 giugno 2019 intende immettere nel sistema competenze professionali dell’ambito pedagogico. La logica di fondo è quella di offrire ai collegi docenti un supporto di competenza che consenta loro di costruire progettazioni condivise con la comunità territoriale, che interpreti i bisogni educativi e che sia in grado di interrogare i diversi attori istituzionali, del Terzo settore, del modo del volontariato… con l’obiettivo di generare e mobilitare risorse orientate alla costruzione di risposte educative ricche ed articolate, sia che ci si muova nell’area dell’agio, sia in quella più problematica del disagio, della dipendenza o della patologia.
La lettura del disegno di Legge mette in evidenza la necessità di competenze pedagogiche di secondo livello, che potrebbero rispondere da un lato alla necessità di supervisione pedagogica dell’agire dei docenti, offrendo uno spazio di riflessione per la gestione quotidiana dei gruppi classe e, dall’altro potrebbe contribuire alla lettura dei fabbisogni formativi dei docenti nell’intento di generare piani di formazione e aggiornamento continuo.
E non solo. La crescente povertà educativa, l’aumento dell’abbandono scolastico e le nuove complessità sociali pongono la scuola di fronte a nuove criticità e problemi relazionali-educativi di cui gli insegnanti sono chiamati a farsi carico, in aggiunta alle loro competenze didattiche sulla trasmissione dei saperi. Questo Ddl prevede l'inserimento di figure educative che possano affiancare docenti, genitori e studenti per migliorare la qualità educativa, nella prospettiva di comunità educante. In tempi di grandi trasformazioni sociali, relazionali e culturali, a fronte di una crescente incertezza educativa, è necessario potenziare lo sviluppo della comunità educante, recuperare alleanze e collaborazione per offrire risposte efficaci alle nuove emergenze educative.
La scuola è il luogo d’incontro delle diverse storie, delle provenienze sociali e familiari, delle diverse modalità relazionali di cui ogni persona è portatrice, è un luogo dove è possibile promuovere forme di contrasto al disagio e di promozione del benessere. L’ambiente scolastico deve perciò garantire strategie pedagogiche finalizzate alla crescita personale e sociale, al progetto di sé, al futuro, all’educazione del singolo ragazzoe di tutta la comunità educante. Lo scopo è quello di consentire alle persone di raggiungere le loro naturali potenzialità in rapporto all’ambiente in cui vivono, mediando i conflitti e favorendo lo sviluppo dell'unicità della persona.
All'origine delle avventure di Pinocchio c'è un gesto simbolico: vendere l'abbecedario e andare al teatro dei burattini: uno luogo totalmente "altro" rispetto allo spazio-scuola come luogo-simbolo di apprendimento cognitivo e valoriale, in chiara antitesi con ciò che può accadere "fuori". Non vi è osmosi ma separazione netta e contrapposizione tra lo spazio interno della istituzione e il mondo esterno. Così è purtroppo ancora. La separatezza connota in gran parte l’attuale organizzazione di ogni Istituzione scolastica, ciascuna con specifiche criticità che possono risolversi, più o meno rapidamente ed efficacemente, se sono presenti in modo strutturale e non sporadico figure professionali con funzione di coordinamento, raccordo, formazione e supervisione dei percorsi educativi, in un processo di entrata-uscita “da” e “verso” il contesto territoriale.
In ambito scolastico è quindi importante creare, per gli alunni, per il personale, e per i genitori le condizioni idonee a costruire un ambiente di vita che faciliti il lavoro educativo, con l’aiuto di figure professionali di supporto alla continua interazione educativa, consentendo di accompagnare gli alunni, supportare le famiglie e favorire le buone prassi educative nelle età evolutive.
Il Disegno di legge ha lo scopo di affrontare la crescente complessità delle relazioni educative, prevenire le forme di difficoltà scolastiche, di disagio, di abbandono, con particolare riferimento a fenomeni quali la violenza, il bullismo, il cyberbullismo, nonché di favorire il pieno sviluppo delle potenzialità degli studenti con il sostegno alle capacità educative dei genitori e degli insegnanti.
Gli obiettivi educativi, ove non siano perseguiti in dialogo con le famiglie, possono confliggere. E la cronaca ci riporta frequenti episodi di aggressività verbale o fisica dei genitori nei confronti dei docenti. La mancanza di condivisione, la chiusura e l’arroccamento di una scuola come “luogo separato” dal contesto non possono produrre risposte pedagogiche di senso. Quella degli insegnanti e quella degli educatori sono due professioni distinte, con obiettivi che convergono ma non sono sovrapponibili. L'insegnante è titolare del processo formativo dei ragazzi e delle ragazze, si muove all’interno di una organizzazione strutturata e normata da leggi, ha le competenze disciplinari e un programma ministeriale da attuare, nel rispetto delle libertà costituzionali. Il pedagogista e l’educatore accompagnano e sostengono l’opera della scuola (genitori-studenti-insegnanti) affinché le relazioni educative siano al centro della comunità nei vari contesti territoriali. Un intervento sistemico, che lavora sui perché, sulle motivazioni, sul senso della condivisione dei percorsi educativi, problematizzando e restituendo domande in una continua ricerca di senso, mantiene alto lo sguardo pedagogico e la dimensione formativa della Scuola.
*Paolo Zuffinetti è educatore professionale post 99 e formatore, si occupa del coordinamento di attività di formazione professionale di adolescenti e giovani
**Vanna Ioria è docente ordinario di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano e sentarice PD
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