Welfare
La Cambogia va verso la riapertura delle adozioni e ricomincia dall’Italia
La Commissione Adozioni Internazionali annuncia l'accordo che dà ufficialmente inizio al riavvio della cooperazione bilaterale in materia di adozioni internazionali. Confermata la presenza di otto enti italiani. Le adozioni erano chiuse dal 2011
La notizia è di quelle forti. La Cambogia va verso la riapertura delle adozioni internazionali e l’Italia è il primo Paese con cui avvierà le procedure. Ne dà notizia la Commissione Adozioni Internazionali, che sul proprio sito scrive che «a seguito di una missione a Phnom Penh che ha avuto luogo il 6 e 7 maggio la CAI, in persona del Ministro plenipotenziario Bardini a ciò delegato, e il Ministero degli Affari Sociali della Cambogia hanno concordato di dare ufficialmente inizio al riavvio della cooperazione bilaterale in materia di adozioni internazionali, sospese dalla Cambogia con tutti i paesi a partire dal 2011».
L’altra notizia, dal punto di vista operativo, è che l’autorità cambogiana ha mantenuto sostanzialmente l’accordo bilaterale sottoscritto con l’Italia nel 2014, che prevedeva ci fossero otto enti autorizzati ad operare nel paese. Gli otto enti – si legge ora – sono «suddivisibili in due gruppi con modalità allo stato non meglio precisate» e «potranno procedere all’accredito». Secondo l’albo degli enti autorizzati sul sito della CAI, gli otto enti autorizzati operativi in Cambogia sono AiBi, Ariete, Aipa, Ciai, Cifa, Comunità di Sant’Egidio, Lo Scoiattolo, Naaa.
La Cambogia è fra i Paesi più poveri del sud est asiatico: più del 30% della popolazione vive con meno di un dollaro e mezzo al giorno. Secondo l’Unicef oltre 11mila bambini vivono tuttora negli istituti della Cambogia. Negli anni, diversi casi di frodi e procedure illecite – riguardanti in particolare gli USA – hanno portato alla chiusura delle adozioni. La Cambogia ha ratificato la Convenzione dell’Aja nel 2007 e ha rivisto di conseguenza legge e organizzazione in materia di adozioni (la nuova legge è di fine 2009). Da allora però le adozioni non erano comunque più state riaperte, nonostante più volte fosse stata segnalata forte preoccupazione per i tantissimi bambini che stavano crescendo negli istituti del Paese. Fra il 2000 e il 2011, anno degli ultimi (42) arrivi, 839 bambini cambogiani hanno trovato famiglia in Italia (dati Cai-Rapporto statistico 2011).
Ora Italia e Cambogia hanno concordato sull’opportunità di limitare il numero dei dossier che si potranno depositare, almeno in questa fase iniziale. «In considerazione delle vicende pregresse che hanno portato alla chiusura delle adozioni internazionali nel Paese e del fatto che l’Italia sarebbe la prima a riavviare le procedure di adozione, la CAI valuterà le modalità dell’eventuale ripresa del percorso adottivo a cui tutti gli enti dovranno attenersi, al fine di garantire al meglio la correttezza e trasparenza delle procedure, a seguito di ulteriori e necessari contatti e chiarimenti tra i rispettivi Paesi».
I primi bambini adottati in Italia dalla Cambogia sono arrivati nel 2001, attraverso gli enti autorizzati CIAI e Comunità di Sant’Egidio. «Condividiamo la prudenza espressa dalla Commissione rispetto all’effettivo riavvio delle adozioni: saremmo il primo Paese a riprendere, dopo anni di stop per gravi motivi e lo faremmo con un numero di enti maggiore di quanto suggerito dalle linee guida dell’Aja. È indispensabile quindi avere molta prudenza e, come si dice nel comunicato di oggi, rafforzare la collaborazione tra i due Paesi, valutando con attenzione le modalità di un’eventuale ripresa delle attività per garantire la correttezza e trasparenza delle procedure», commenta Paola Crestani, presidente del Ciai.
«Siamo molto contenti, si tratta di un grande successo diplomatico», dice Paola Strocchio, vicepresidente di Cifa. «La Cambogia è uno dei Paesi a cui siamo legati in maniera profonda e che proprio per questo abbiamo continuato a sostenere con progetti anche in questi anni di chiusura delle adozioni, in particolare con il nostro centro di Via del Campo in cui accogliamo bambini di strada preservandoli dai pericoli della strada. Come annunciato dalla stessa CAI, è importante che le procedure di adozione possano ripartire con la massima trasparenza».
Per Marco Griffini, presidente di AiBi, «è una buona notizia, che evidenzia l’attività della Commissione di questi ultimi mesi per la ripresa delle adozioni. Finalmente diversi Paesi stanno chiedendo di riaprire le adozioni internazionali, l’anno scorso la Bolivia, ora la Cambogia, ma hanno avviato anche Nepal e Repubblica Democratica del Congo, in forza della nuova legge».
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