Volontariato

Perché gli adolescenti hanno bisogno della filosofia (anche ai tecnici)

Perché insegna a porre le domande giuste e a non dare risposte affrettate. Perché costringe a dare ragione di ciò che si pensa e di ciò che si dice. Il Manifesto per la Filosofia, appena lanciato, chiede che la filosofia sia inserita in tutti i curricula scolastici. La professoressa Muller racconta l'esperienza di un laboratorio che ha tenuto all'IISS Galilei di Milano, partendo dalla bellezza e da sant'Agostino

di Paola Muller

Il Manifesto per la filosofia da poco lanciato con grande successo da Marco Ferrari e Gian Paolo Terravecchia esprime con vigore l’esigenza di offrire a tutti i ragazzi l’opportunità di fare filosofia.

È proprio dell’adolescenza l’acquisizione progressiva di una sempre maggiore consapevolezza nell’assumere i propri atteggiamenti e compiere scelte, conquistare gradualmente il senso della propria libertà e non seguire passivamente ciò che dicono o fanno gli altri: perché allora continuare a privare alcuni ragazzi, anzi la maggior parte di loro, della filosofia? Sono proprie dell’uomo e dell’adolescente “educato nella paideia e dotato di logos” l’esigenza di ricercare la verità e la tensione al sapere. La filosofia esprime qualcosa di essenziale per l’essere umano.

Si inserisce in questo appello il progetto di un laboratorio di filosofia realizzato presso un istituto tecnico professionale, il Galilei Luxemburg di Milano. Si è trattato di un percorso laboratoriale e non dell’insegnamento di un’ulteriore materia tra le altre. Una semplice occasione per i ragazzi del biennio di ‘filosofare’, di allargare l’orizzonte dei propri pensieri in modo più consapevole e critico. Laboratorio condiviso e strutturato insieme con gli insegnanti delle varie classi (di varie discipline dall’italiano alla fisica, dall’arte alla chimica). Una condivisione di percorso che ha attivato sinergie importanti e stimolanti. Al laboratorio hanno partecipato attivamente e come supporto anche degli studenti iscritti al corso di laurea in Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. I ragazzi dell’IISS sono stati spinti a partecipare e a non assumere il ruolo di osservatori passivi o meri ascoltatori, ma a mettersi in gioco liberi da valutazioni, giudizi e compiti a casa. La prospettiva è stata quella di creare un’opportunità per prevenire l’abbandono scolastico, incoraggiando i ragazzi ad “aprirsi alla grandezza della ragione”. Una ragione che può dare grandi risultati non solo a livello didattico, ma aiuta ad assaporare maggiormente il sapere, per capire chi voglio essere e non tanto che cosa voglio fare. La classe, l’aula, diventa così il luogo in cui apprendere abiti di comportamento, luogo ove si problematizzano quelle che vengono solitamente considerate certezze.

L’itinerario del laboratorio ha avuto al centro la bellezza, tema vissuto quotidianamente dai ragazzi e che interroga ciascuno di noi. Bellezza alla base della quale c’è sempre un senso di stupore e di meraviglia, elementi da cui nasce anche la domanda filosofica. A partire dall’esperienza personale, effimera, ma folgorante, i ragazzi hanno individuato e riflettuto sull’orizzonte di attesa e di senso che ne scaturiva a vari livelli: nell’amore, nell’amicizia, nella stessa conoscenza, nell’arte, nel silenzio. Attraverso la discussione e la lettura di testi tratti dalla letteratura gli studenti hanno avuto modo di problematizzare, concettualizzare, approfondire un tema a loro intimo, ma del quale non sono competenti. Non si è proposto il metodo del problem solving, quanto piuttosto si è spinto alla formulazione di domande, alla ricerca delle parole più adatte per esprimere il proprio pensiero. Una educazione alla bellezza, accogliendo l’invito di Peppino Impastato, attraverso un percorso filosofico, per portare al riconoscimento di sé come ‘cosa bella’, partecipe della verità e della bontà, e condurre a sviluppare capacità relazionali con le persone e con il mondo, passando anche attraverso il proprio patrimonio interiore.

Una bellezza che non si esaurisce in ciò che piace. Il gusto, che speso diventa alibi del relativismo, è una facoltà da educare. Riprendendo sant’Agostino: qualcosa non è bello perché mi piace, ma mi piace perché è bello. La bellezza dunque precede e trascende il gusto, il piacere personale. Così come il bello non esaurisce la bellezza né le domande che suscita: "Noi non amiamo che il bello. Cos'è il bello? E cos'è la bellezza? Cosa ci attrae e ci avvince agli oggetti del nostro amore?" (Agostino, Confessioni, IV, 13, 20). Porsi domande e cercare risposte non è che il quaerere, il ricercare proprio della filosofia, proprio di ciascun uomo. Che la filosofia possa davvero entrare in ogni scuola!

Il Manifesto per la Filosofia lanciato da Marco Ferrari e Gian Paolo Terravecchia ha già raccolto oltre 24mila firme su Change.org. Il Manifesto chiede «che la filosofia sia adeguatamente riconosciuta nell’esame di stato, che sia inserita in tutti i curricula scolastici, riguardando anche gli istituti tecnici, e che sia valorizzata nella formazione universitaria e nelle pratiche formative professionali del mondo del lavoro». Perché? Tante le ragioni, far cui: «perché apre la mente dell’uomo al pensiero libero. Perché insegna a porre le domande giuste e a non dare risposte affrettate. Perché costringe a dare ragione di ciò che si pensa e di ciò che si dice» [ndr]

*Paola Muller è professore associato di Storia della Filosofia Medievale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Photo by CJ Dayrit on Unsplash

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