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Se pensi a donazione e non profit, cosa dici?

La prima parola che gli italiani associano alla donazione è "soddisfazione". Mentre se pensano ad "associazioni non profit" dopo "solidarietà" dicono subito "sfiducia". La fotografia scattata dall'indagine "Donare 3.0" di Rete del Dono, PayPal e Doxa

di Sara De Carli

Cosa provano gli italiani quando fanno una donazione ad una associazione? La prima parola che gli italiani indicano è soddisfazione, accompagnata da felicità, gioia, serenità… Certo, c’è la solidarietà e l’aiuto, ma molte parole sono intrinsecamente legate all’individuo come ‘persona’, egoriferite. In parallelo, se agli italiani si chiede di descrivere in tre parole quello che si pensa del mondo delle «associazioni non profit», al secondo posto dopo solidarietà viene il binomio incertezza/sfiducia. Questi dati emergono dalle mille interviste, su una popolazione 18-64 anni condotte nel mese di marzo 2019 per la quinta edizione dello studio “Donare 3.0” di Rete del Dono e Paypal, realizzato da Doxa.

Per la prima volta è stato indagato il percepito degli onliner non solo rispetto alla donazione ma anche rispetto alle associazioni non profit. Il percepito che emerge è piuttosto critico, con un “dubbio” che prevale sulla “fiducia” e un gap elevato rispetto ad alcuni binomi fra il percepito reale e l’associazione “ideale”.

La prima risposta al “perché una persona non fa donazioni?” è il “Non si fida / Non c'è abbastanza trasparenza sull'utilizzo dei fondi”, che si attesta al 65%, in crescita. Scende di dieci punti percentuali la causa della crisi economica / aumento delle tasse, resta stabile le “troppe organizzazioni e non si sa come orientarsi”, aumentano quelli che “sostengono già direttamente persone o familiari in difficoltà (dal 18% del 2017 al 23% del 2018) o che le comunicazioni delle organizzazioni non convincono / Non attraggono (dal 14% al 22%).

In generale, scende un po’ l’uso del denaro contante, resta stabile la donazione online, recupera qualcosina l’sms solidale e la carta di credito via telefono, continua a scendere il bollettino. Per le donazioni online, prosegue la crescita del mobile: nel 2015 passava da qui solo l’11% delle donazioni, oggi sono il 24%. Il numero di donatori, fra gli onliner, resta stabile: 8 su 10 hanno fatto una donazione nei 12 mesi precedenti all’intervista. Per il secondo anno consecutivo più di 8 intervistati su 10 (81%) ha confermato di aver effettuato donazioni nel 2018, permettendo in questo modo all’Italia di proseguire la sua striscia positiva nel campo della solidarietà. Scendono i donatori “regolari” (dal 15% del 2017 al 12% del 2018) e aumentano quelli “saltuari”, fra cui però sono molti più del 2017 gli italiani che scelgono di effettuare una donazione più volte durante lo stesso anno (dal 29% al 32%) mentre quelli che donano solo una volta all’anno scendono dal 39% al 37%. La donazione da Mobile risulta quella più comoda e ideale a detta degli intervistati.

Più italiani nel 2018 hanno preferito donare a una singola associazione (35%, a fronte del 28% del 2017), con un calo evidente di chi ha donato a 2-5 associazioni (dal 66% al 60%). La percentuale più alta di non donatori è fra i Millennial: il 25% non dona. La maggioranza (58%) dona meno di 50 euro. Le associazioni alle quali sono state fatte donazioni negli ultimi dodici mesi sono state principalmente quelle legate alla categoria “Salute e alla ricerca” (58%), seguite da “Assistenza sociale” (28%), “Emergenza e protezione civile” (25%), “Tutela dell’ambiente e degli animali” (25%) “e “Sostegno e servizi per disabili” (24%). Da questo punto di vista la sensibilità di baby boomer e millennial è opposta: i baby boomers sono stati i più attenti alla salute e alla ricerca, ma meno pronti nei confronti di emergenze e protezione civile.

«I dati raccolti e analizzati da Doxa dimostrano bene come l’attenzione degli italiani alla solidarietà sia stabile», ha commentato Federico Zambelli Hosmer, Country Manager di PayPal Italia. «Siamo convinti che il mobile sia un medium perfetto per catalizzare questa sensibilità, aggiungendosi al contatto diretto con le associazioni come principale modalità d’interazione e offrendo quella possibilità di semplificare e velocizzare le donazioni».

«L’esito della ricerca offre spunti di discussione decisamente importanti», spiega Valeria Vitali, fondatrice di Rete del Dono. «Gli onliner si confermano ottimi donatori, 8 su 10 hanno donato nel 2018. Però è altrettanto interessante notare che il 22% sente la necessità di ricevere comunicazioni più convincenti, questo dimostra che c’è spazio per lavorare in un’ottica di donor journey al fine di rafforzare la relazione con il donatore. Chi dona è interessato e vuole essere coinvolto in prima persona, infatti il 70% degli intervistati è stato coinvolto direttamente o indirettamente in campagna di raccolta fondi personale in occasione di eventi sportivi, festeggiamenti o commemorazioni». La conoscenza della raccolta fondi in occasione di eventi speciali è ormai piuttosto diffusa e nel 57% dei casi questo tipo di raccolta fondi è stata vista sui social media. La propensione ad attivarsi in prima persona è discreta ma non tutti se la sentono di diventare personal fundraiser.


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