Welfare

A Palermo i ragazzi di Harraga bruciano le tappe dell’integrazione

Accoglienza, corsi di formazione e inserimento lavorativo: così gli stranieri diventano una ricchezza grazie ad un progetto ideato e coordinato dal Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) rivolto a 400 minori non accompagnati o neomaggiorenni, che sono arrivati in Italia dopo un viaggio disperato

di Diletta Grella

Chi pensa che l’integrazione non sia possibile, dovrebbe fare un salto a Palermo. Qui, dal 2017, è attivo Ragazzi Harraga, un progetto ideato e coordinato dal Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) rivolto a 400 minori non accompagnati o neomaggiorenni, che sono arrivati in Italia dopo un viaggio disperato.

Una parola araba
«Il termine Harraga viene da una radice araba che significa “bruciare” ed effettivamente questi ragazzi bruciano le frontiere, affrontando ogni pericolo, per costruirsi un futuro», spiega Alessandra Sciurba, responsabile del progetto e dottoressa di ricerca con una lunga esperienza di studio e lavoro sul tema dell’immigrazione. «Loro però anche di sogni, di aspettative… Noi vogliamo mettere in luce tutte le potenzialità, che possono trasformarsi in una risorsa importante per il nostro Paese. L’obiettivo di Ragazzi Harraga è quello di aiutare questi giovani a raggiungere l’autonomia, le attività che mettiamo in campo sono dunque diverse, ma l’avviamento al lavoro ha un ruolo fondamentale».

A coordinare le azioni di inserimento lavorativo di Ragazzi Harraga è Send, un’agenzia per il lavoro e la mobilità internazionale. «Facciamo un colloquio con questi giovani e cerchiamo di capire quali sono le loro competenze, i loro desideri», spiega la responsabile Loriana Cavaleri. «Ognuno di questi ragazzi ha un sogno, che è stato costretto a mettere da parte durante il viaggio. Noi li aiutiamo a tirarlo fuori. Poi cerchiamo un’azienda in linea con le caratteristiche del ragazzo, disponibile ad accoglierlo per un tirocinio formativo. Abbiamo un network di centinaia di aziende in tutta la provincia di Palermo, che stanno rispondendo benissimo. Fino ad ora circa 80 ragazzi hanno seguito un tirocinio in decine di imprese nei più diversi settori produttivi, e già una ventina di loro ha ricevuto una proposta di contratto al termine dello stage».

Nel dettaglio: «Abbiamo attivato 30 tirocini extra-curricolari, della durata di circa tre mesi, che prevedono una borsa lavoro di 300 euro. E poi 50 tirocini curricolari, di un mese, come sperimentazione di alternanza scuola-lavoro, all’interno dei percorsi formativi che alcuni ragazzi svolgono nei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti». «Attraverso il lavoro, questi giovani costruiscono la loro identità e dimostrano di essere utili», continua Sciurba, «e poi non dimentichiamoci che spesso, a casa, ci sono famiglie che hanno bisogno di soldi da parte dei figli che hanno raggiunto l’Europa».


Parlano le aziende
I Cantieri Culturali alla Zisa, a fianco del Castello alla Zisa, sono un interessante complesso di archeologia industriale, oltre che un polo culturale importante per Palermo. Qui si trova Cantiere Cucina, un ristorante caffetteria che collabora con Ragazzi Harraga. Quando entri nel locale, ad accoglierti c’è il sorriso bianchissimo di Mory, vent’anni, arrivato in Italia dalla Guinea: «Harraga mi ha fatto capire che insieme è meglio, perché insieme è possibile costruirsi un futuro. Vorrei che tanti altri ragazzi come me potessero incontrare un progetto come questo:», racconta, «qui sto imparando un mestiere: apparecchio i tavoli, accolgo le persone, preparo i caffè… I clienti mi fanno sentire uno di famiglia».

Dario Bisso è socio titolare di Cantiere Cucina e del bellissimo Bistrot Bisso ai Quattro Canti: «Finora, nei due locali, abbiamo preso cinque ragazzi da Harraga, quattro li abbiamo già assunti. No, non stiamo facendo beneficenza, questi ragazzi han- no una marcia in più. Partono da casa a 14 anni, non possono contare sull’aiuto della famiglia: quando arrivano qui hanno voglia di riscatto e non si risparmiano. E poi avere collaboratori di diverse culture rende la squadra di lavoro più capace di capire le esigenze dei clienti». Dello stesso parere è Claudio Arestivo, socio fondatore di Molti Volti (nel multietnico quartiere di Ballarò), un luogo che da solo vale una visita a Palermo, per capire quanto di bello si sta facendo in questa città, in termini di rinascita e di integrazione. «Molti Volti è sia un coworking che un ristorante:» spiega Claudio, «il coworking ospita 12 associazioni che lavorano sui temi dei diritti umani e dell’inclusione. Nel ristorante siculo-etnico, lavorano invece 28 persone di dieci nazionalità diverse, 12 delle quali hanno status di rifugiato e richiedente asilo. Tre arrivano da Harraga. Per noi sono un valore aggiunto: sono motivati, conoscono diverse lingue, e poi, grazie al loro aiuto, possiamo proporre un menu con piatti di tutto il mondo».

L’evoluzione del progetto Ragazzi Harraga è la Foresteria Santa Chiara, all’interno dell’antico complesso Santa Chiara, proprio vicino a Molti Volti. «Abbiamo quattro stanze, per un totale di 20-22 posti letto; il luogo ideale do- ve ospitare scuole o gruppi alla scoperta di Palermo», spiega la responsabile Valeria Leonardi. «Qui hanno trovato la- voro Hamadou, Rita e Said, tre ragazzi di Harraga. Abbiamo così voluto invertire il concetto di accoglienza, facendo in modo che siano degli immigrati ad accogliere i turisti. Con i proventi della foresteria, sosterremo l’adiacente Casa Santa Chiara, dove accogliamo a rota- zione otto neomaggiorenni di Harraga».

Il decreto sicurezza
«Purtroppo anche i progetti meglio riusciti come il nostro rischiano in questo momento di infrangersi sulla miopia di alcuni interventi legislativi» chiosa Sciurba. «Molti dei nostri beneficiari hanno un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il nuovo decreto sicurezza, abrogando questo tipo di protezione, renderà estremamente precarie le loro vite, vanificando i loro sforzi e quelli della comunità che è cresciuta attorno a loro. Le aziende hanno dunque un ruolo fondamentale, perché nella conversione di un permesso di soggiorno avere un lavoro è un requisito fondamentale. Per questo abbiamo creato una rete di imprese accoglienti, che ci stanno sostenendo e che possono aiutarci a fare la differenza nella nostra battaglia a difesa dell’umanità, contro ogni forma di razzismo», conclude la responsabile


Nella foto di copertina: Rita e Said, due ragazzi Harraga, lavorano alla Foresteria Santa Chiara. Con loro, in questa foto, ci sono Valeria Leonardi (la prima a sinistra, responsabile della Foresteria ) e Alessandra Sciurba (la terza da sinistra) responsabile di Ragazzi Harraga

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