Politica
Spazzacorrotti e Terzo settore: Pd deposita proposta di legge
Il Governo ha riconosciuto l'errore e l'irragionevolezza della norma. Il Pd ha depositato una proposta che corregge l'articolo 5 comma 4 dello Spazzacorrotti. In settimana il ministro Bonafede aveva annunciato che un «intervento normativo» elaborato dal ministero della Giustizia per correggere la legge «è già praticamente completo»
di Redazione
È stato presentato alla Camera un progetto di legge a prima firma Serracchiani, Carnevali, Borghi e Di Maio per abrogare l’articolo 5 comma 4 della legge spazzacorrotti (3/2019). La norma in questione è – parole di Antonio Fici, professore di diritto privato presso l'università del Molise e avvocato esperto di Terzo settore ed enti non profit – «un altro provvedimento legislativo che sembra gravare gli enti del Terzo settore di ulteriori obblighi di pubblicità e trasparenza», che «non tiene conto dello speciale regime di trasparenza già in vigore per gli enti del terzo settore dal 2017 per effetto della “grande” riforma che li ha riguardati». «Non siamo partiti, siamo persone che spendono parte del proprio tempo per aiutare gli altri; sarebbe quindi irragionevole assoggettarci agli stessi obblighi che devono rispettare le forze politiche», aveva detto nei giorni scorsi Claudia Fiaschi, portavoce nazionale del Forum Terzo settore.
«Bene rafforzare la trasparenza per i partiti politici, ma lo “Spazzacorrotti” sta penalizzando fortemente le attività delle associazioni del Terzo settore», dichiarano Serracchiani, Carnevali, Borghi e Di Maio, deputati del Partito Democratico. «Chiediamo al ministro Bonafede di correggerla immediatamente e recepire nel primo provvedimento utile il contenuto della nostra proposta di legge che, proprio sottolineando l’esigenza di introdurre maggiore trasparenza per la politica, abroga la norma che ingiustamente equipara a partiti politici le associazioni e le fondazioni in cui sieda anche una sola persona che abbia avuto una esperienza politica, a qualsiasi livello, nei 10 anni precedenti. Si tratta di una norma profondamente sbagliata, un vero e proprio “daspo” per politici e amministratori, che sta bloccando e rendendo impossibile l’attività di moltissime associazioni impegnate nel Terzo settore».
Mercoledì 3 aprile, rispondendo in Aula a un’interrogazione a risposta immediata presentata dai deputati Lupi, Colucci e Tondo (Misto), il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva affermato che un intervento normativo che integra lo “Spazzacorrotti” è stato elaborato dal Ministero della giustizia, «tenendo in particolare considerazione le istanze in più occasioni sollevate dalle rappresentanze del Terzo settore, con le quali ho avuto modo di confrontarmi anche venerdì della scorsa settimana e mantengo un dialogo proficuo, costante e improntato al miglioramento delle azioni governative». «Mi rendo perfettamente conto», ha detto il ministro, «della situazione che si è venuta a creare e delle possibili interpretazioni non univoche a cui può prestarsi la formulazione attuale della norma, nonché della possibilità – anche solo la possibilità – che si estendano gli obblighi previsti da quella norma per tutte le associazioni e i comitati collegati direttamente o indirettamente alle forze politiche, ma che, in alcuni casi, potrebbe anche coinvolgere associazioni che effettivamente non sono collegate alle forze politiche. Proprio con riguardo a quest’ultimo aspetto, ho preso l’impegno di intervenire normativamente e questo intervento normativo è già praticamente completo. Si tratta a questo punto di individuare il veicolo normativo idoneo a rispondere nella maniera più tempestiva possibile alle istanze che sono state fatte dal terzo settore, rimanendo convergenze e divergenze, però siamo sicuri sul fatto che una risposta debba essere data».
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