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Operazione Sofia dal 1 aprile senza navi, l’Europa si consegna ai libici
La missione Sophia andrà avanti per altri sei mesi durante i quali sarà però temporaneamente sospeso l'impiego di unità navali. È quanto prevede l'intesa raggiunta ieri dagli ambasciatori dei 28 riuniti nel Comitato politico e di sicurezza Ue. Nel Mediterraneo centrale resteranno solo i libici. La vergognosa decisione europea nonostante gli avvertimenti dell'Onu
di Redazione
La missione Sophia andrà avanti per altri sei mesi durante i quali sarà però temporaneamente sospeso l'impiego di unità navali. È quanto prevede l'intesa raggiunta ieri dagli ambasciatori dei 28 riuniti nel Comitato politico e di sicurezza Ue (cops) che oggi ha ricevuto luce verde dalle capitali Ue. Lo si è appreso da fonti europee. La sospensione dell'attività di pattugliamento del Mediterraneo centrale condotta finora con unità navali, secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, è la conseguenza dell'impossibilità di trovare un accordo tra i 28 sullo sbarco anche in porti diversi da quelli italiani delle persone salvate in mare. Una richiesta avanzata fin dall'estate scorsa dal governo di Roma. Saranno invece rafforzate le altre attività della missione Sophia, cioè quelle di pattugliamento aereo e di addestramento-supporto alla guardia costiera libica.
Operativamente sarà il Cops a dare al comandante della missione, l'ammiraglio Enrico Credendino, l'ordine di ritirare da Sophia le unità navali attualmente in mare. La missione Eunavformed Sophia è stata lanciata dal Consiglio Ue nel 2015 e lo scorso dicembre il suo mandato è stato prorogato di tre mesi, cioè fino al 31 marzo prossimo. il suo mandato prevede la lotta ai traffici illegali, in primo luogo quelli di esseri umani. In caso di avvistamenti di naufraghi o barconi in mare, gli aerei di pattuglia sul Mediterraneo centrale avviseranno il comando centrale dell'operazione che a sua volta contatterà le autorità del paese competente.
La missione Sophia (denominazione ufficiale European Union Naval Force Mediterranean, Eunavfor Med) è un'operazione militare lanciata nel maggio del 2015 dall'Unione europea in conseguenza dei tragici naufragi avvenuti nell'aprile di quell'anno che hanno coinvolto diverse imbarcazioni che trasportavano migranti e richiedenti asilo dalla Libia.
Le navi di Sophia avevano catturato 115 scafisti e distrutto 551 barche. L’Italia è meno sicura e più sola oggi.
Solo tre giorni fa l Segretario Generale per i Diritti Umani ONU Andrew Glimour avverte che migranti e rifugiati vengono restituiti ai centri di detenzione libici dove vengono torturati e sottoposti ad altre violazioni dei diritti umani. Per questo chiede la fine delle restrizioni che vietano ai gruppi non profit di salvare i migranti in mare. Esorta inoltre l'Unione europea a porre fine al proprio sostegno alla guardia costiera libica (qui).
Oggi il Papa, tra l'altro, si era espresso così al giornalista spagnolo Jordi Evole alla domanda se sapesse che “nel porto di Barcellona è stata bloccata la nave di Open Arms: “Tenere ferma la nave è un’ingiustizia. Perché lo fanno? Per farli annegare?”
Commentando la notizia della significativa riduzione, decisa oggi dai governi dell'Unione europea, dell'operazione "Sofia" di EunavforMed, il ricercatore di Amnesty International sull'immigrazione Matteo de Bellis ha rilasciato questa dichiarazione:
"Siamo di fronte a un'oltraggiosa abdicazione alle proprie responsabilità da parte dei governi dell'Unione europea. Dopo aver usato ogni pretesto a loro disposizione per precludere il Mediterraneo alle navi di soccorso delle Ong e avendo già interrotto diversi mesi fa le loro operazioni di soccorso, i governi dell'Unione europea stanno ora togliendo le loro navi in modo che nessuno possa salvare le vite di uomini, donne e bambini in pericolo. I governi dell'Unione europea continueranno a usare la sorveglianza aerea per allertare la Guardia costiera libica quando individueranno migranti e rifugiati in mare, in modo che vengano riportati in Libia, pur sapendo che lì verranno detenuti arbitrariamente e sottoposti a torture, stupri, uccisioni e sfruttamento. Questa vergognosa decisione non ha nulla a che fare con le necessità delle persone che rischiano le loro vite in mare. Ha tutto a che fare, invece, con l'incapacità dei governi europei di trovare il modo di condividere le responsabilità del loro salvataggio".
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