Welfare
Educatori professionali, la protesta del Piemonte
La legge di Bilancio ha riconosciuto i corsi regionali come equipollenti fino al 2005 al diploma universitario di educatore socio-sanitario. In Piemonte i corsi regionali post 2005 sono stati identici per contenuto, durata e piano di studi a quelli pre 2005, ma non saranno riconosciuti come equipollenti. La protesta di 800 educatori
di Redazione
Siamo un gruppo di educatori ed educatrici professionali del Piemonte che a brevissimo si costituirà in Comitato Spontaneo, per affrontare una grave situazione che ci vede coinvolti. Con la legge di bilancio 2019 (art. 1 comma 539) i diplomi e gli attestati di Educatore Professionale ottenuti a seguito di corsi regionali o di formazione specifica sono stati riconosciuti equipollenti fino al 2005 al diploma universitario di educatore socio-sanitario (estendendo di fatto il decreto del Ministro della Salute del 22 giugno 2016 che li riconosceva equipollenti fino al 2000) e di conseguenza possono iscriversi all' albo relativo.
È qui che inizia la discriminazione temporale. In Piemonte i corsi regionali post 2005, identici per contenuto, durata e piano di studi a quelli pre 2005 NON saranno riconosciuti come equipollenti, in quanto successivi al 2005. Dovremmo per la legge iscriverci entro dicembre 2019 ad una lista speciale dell'albo, che per noi andrebbe benissimo per chi non ha titoli. Gli educatori professionali con corsi regionali post 2005 hanno almeno 15 anni di lavoro e fino ad oggi riconosciuti come esperti nel loro campo. Dover rientrare in questa lista speciale rappresenta una offesa alla nostra professionalità. Da una prima stima di valutazione con gli organi competenti valutiamo in Piemonte la presenza di circa 800 educatori post 2005.
Anni di esperienze e competenze acquisite buttate alle ortiche perché da un lato non vengono riconosciute e dall'altra ci espongono ad una grande fragilità della mobilità lavorativa. Si tratta di Educatori Professionali che operano in scuole, case famiglia, centri psichiatrici, comunità per le dipendenze, case di riposo e tante altre realtà accanto a bambini, adolescenti, anziani e alle loro famiglie che vedrebbero compromessa la continuità educativa necessaria e garantita fino ad oggi.
Vi raccontiamo alcuni esempi della ns professionalità:
- Silvia: educatrice professionale da 15 anni, ha lavorato nell’ambito del fine vita per HIV negli anni in cui i farmaci avevano scarsa efficacia e successivamente nel campo delle dipendenze (droghe, alcool e gioco d'azzardo). Specializzata in conduzione di gruppo attraverso terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione.
- Alessio: educatore professionale, da 16 anni in educativa di strada, da settembre 2019 in comunità mamma/bambino, donne vittime di violenza e gruppo appartamento psichiatria
- Simona: educatrice professionale da 17 anni comunità terapeutica minori, comunità riabilitativa psichiatria, comunità per disabili
- Maria: 30 anni di esperienza presso asili nido e da 22 anni specializzata in progetti scolastici rivolti a soggetti con disabilità psichica, consulente educativa, mediatrice scolastica e famigliare e formatrice.
Noi chiediamo che il comma 539 della legge n.145 possa essere modificato o in senso generale estendendo la equipollenza fino al 2012 o modificato in modo puntuale sulla sola situazione del Piemonte. Non vogliamo essere e diventare vasi di cocci in mezzo a vasi di ferro.
Fino ad ora il gruppo Educatori Professionali post 2005 Piemonte ha ottenuto l'ascolto e l'impegno di tutte le espressioni politiche a livello nazionale, Lega, Movimento 5Stelle, PD e dal sindacato CGIL:
– ordine del giorno della Regione Piemonte che la impegna a far riconoscere l'equipollenza ai post 2005 agendo sui Ministeri competenti
– due interrogazioni alla Ministro della Sanità affinché colmi il vulnus legislativo. Una del deputato Borghi (PD) e l'altra delle Senatrici Vanna Iori e Paola Boldrini (PD).
Photo by cristiano caligaris on Unsplash
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